- Articolo di Nicola SAVINO* -
Come si spiega che in Basilicata l’ex partito-regione non sia stato sostituito in meglio? Forse perché- anche da noi-tutti i Partiti si son man mano “sfarinati” (Rino Formica) !?
A Sud non siamo stati sopraffatti dal Capitale, ma da coloro che (attraverso piccole imprese, professioni di grande presa sui clienti- agenzie per pratiche di pensione e di assistentato sociale, associazioni di categoria etc) hanno perseguito interessi illegittimi (pensioni false, servizi rimborsabili dal Pubblico, finti lavori sulle strade, evasione fiscali, il posto, il sussidio, il bonus… etc).
Di qui, il danno sistematico al civismo e di favore alla “mafiosità”! La nostra Società si è gravata di “autentici poteri” che, infiltratisi nei Partiti, hanno teso ad influenzarne le scelte pubbliche, dal più piccolo comune ai vertici nazionali. Hanno comperato le tessere (d’iscrizione) per controllare le Organizzazioni che un tempo erano degli “operai”; hanno orientato prima le “preferenze” poi i vertici che confezionano le liste; talvolta hanno persino conseguito lauree false, giungendo in Parlamento e non solo!
Cose inaudite, di pari passo con l’accentramento del Potere nelle mani delle Segreterie! L‘astensionismo di massa, sia dal voto che dalla partecipazione, non è dunque giustificata?
L’involuzione della nostra democrazia è ad un punto di rottura, a quello da cui non si riesce più a rendere il servizio cui era deputata! Con il rifiuto (1989) di regolamentare il <metodo democratico > di cui all’art. 49 della Carta (che avrebbe potuto neutralizzare i “corpi impropri’ ed i loro interessi), dal ’70 si è data normalità di sistema ad un fenomeno occasionale: da quando, cioè, moltiplicatisi i Seggi con le Regioni, non ci fu più alcuna selezione delle candidature. Né sorse qualche controllo esterno; talché persino Potenze straniere sarebbero in grado-con un gruppo di quisling- di organizzare “partiti propri” e non limitarsi a.. finanziarli!
Stando così le cose, si riesce a recuperare il confronto interno e la legittimità delle maggioranze- allo scopo di perseguire il bene comune? Dopo la Liberazione, gli Statuti non solo identificavano le fasce sociali (ad es. lavoratori per la Sinistra) o religiose (la Dc, cattolica interclassista), ma consentivano le candidature soltanto di iscritti “sperimentati”, “valutati” democraticamente a tutti i livelli.
Era l’epoca de <la Repubblica dei Partiti>, di “cittadini liberi di associarsi” che avevano credibilità e prestigio! Dopo quella fase “eroica”, erede della Resistenza, la tutela del funzionamento sarebbe stato da regolare con l’obbligo del <metodo democratico>, ponendo un limite alla “libertà di associazione”. Di modo che essa non lasciasse spazio persino ai gruppi mafiosi o alle “coperture” finanziate da Potenze avverse! Bastano infatti poche formalità, come comunicare i bilanci a fine anno, raccogliere firme, andare da un notaio) per diventare un… Partito!
In queste condizioni di “libertinaggio”, quale tipo di democrazia è possibile? Manca il controllo sul rispetto degl’impegni statutari richiesti dalla Carta e sulla loro applicazione; persino su eventuali finanziamenti esteri ..
Insomma, non è forse necessario riflettere sul fatto che la funzione più delicata della vita civile e democratica- quella del canale che porta al Potere- sia esente da una qualsiasi “verifica di liceità”? Nel 1989 il Parlamento trascurò (rifiutò) una pur iniziale “novità” (a. c. 4260), forse per timore di ledere l’autonomia dei suoi attori; ma era il momento giusto per sperimentare se le Giunte, che già verificano le elezioni in Parlamento, fossero declinabili per avviare i controlli almeno per le assemblee elettive più importanti. Il <metodo democratico>, attraverso il circolo virtuoso della partecipazione di “iscritti veri”- basterebbe ora ad imporre filtri di liceità, un po’ come il sistema idrico che- prima di recare acqua potabile all’uso -la “decanta” in appositi <serbatoi> ? Un po’ anche come il cursus honoris dei Romani?
Sono interrogativi circa la possibilità di amministrare lo Stato, compito delicatissimo per il quale la Carta ha fissato una modalità minima; ma che, se attuata e rispettata in tempo, avrebbe potuto anche giustificare il contributo pubblico: a partire dall’uso di locali per riunioni in ore adatte… alla gratuità della pubblicità con i media.
Oggi occorre invece anche un limite allo strapotere di questi perché sono giunti a condizionare persino gli Stati !. Molti sottolineano che proprio perché le cose stanno così ..non si va a votare! E però, anche tenendo conto del panorama tecnologico, se vogliamo una Democrazia funzionante, necessita correggere il sistema in profondità: rilanciando la partecipazione come suo fondamento, ma ripensandola alla luce del nuovo.
Insomma, non basta più nemmeno la pur necessaria riforma della legge elettorale (la Repubblica del 15/9, Zagrebelsky), per evitare che < tutto cambi perché (nella migliore delle ipotesi!) tutto resti come prima> (il Gattopardo) !! ns
*già Parlamentare e Sottosegretario di Stato
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