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Muro Lucano, 16/04/1895 - 05/07/1973 |
Salvatore Pagliuca avvocato antifascista e deputato
Valerio Mignone*
E’ lodevole l’iniziativa della Biblioteca della Camera dei Deputati di pubblicare i discorsi parlamentari di Salvatore Pagliuca, che, già nel 1922, a Muro Lucano, visse vicende politiche che Lo videro protagonista.
Il Prefetto di Potenza il 30 dicembre 1922 inviava al Ministero dell’Interno il telegramma N° 4099, con il seguente testo: “Sono noti a codesto On.le Ministero gli incidenti di Muro Lucano provocati da noti Nittiani che imperavano nelle diverse amministrazioni.
Sono stati presi diversi provvedimenti amministrativi, in seguito ai quali una certa calma è rientrata.
Poiché alcuni impiegati statali, occupatisi di propaganda politica Nittiana, non godono la pubblica stima e fiducia, e mantengono sempre viva l’agitazione fascista, è urgente e necessario che siano subito trasferiti l’ufficiale giudiziario, ed il cancelliere di quella Pretura Signori Gasparre Vincenzo e Arugnone (sic, vale per Mignone) Ernesto, nonché i supplenti telegrafisti e supplenti postali Sigg. Di Canio Luigi e Masi Giovanni”.
Il 3 gennaio 1923, anche il Direttore Generale della P.S. del Ministero dell’Interno scriveva a Sua Eccellenza l’Avv. ALDO OVIGLIO Ministro della Giustizia ed Affari del Culto, la seguente lettera:
“E’ espresso intendimento di S.E. il Presidente che l’ufficiale giudiziario Gasparre Vincenzo ed il cancelliere Arugnone (sic, vale per Mignone) Ernesto addetti alla Pretura di Muro Lucano, siano subito allontanati da quella sede, trattandosi di elementi che non godono la pubblica stima e fiducia, e contro i quali è viva l’agitazione dei fascisti per la propaganda antinazionale fatta.
Gradirò conoscere i provvedimenti adottati, mentre porgo distinti ossequi”.
Il 17 gennaio 1923 il Ministro della Giustizia ed Affari del Culto rispondeva con la seguente lettera:
“Presa notizia di quanto risulta dalla lettera sopra ricordata della S.V. ill.ma, mi affretto a comunicarle che con decreto in corso di firma il cancelliere della Pretura di Muro Lucano MIGNONE ERNESTO viene tramutato alla pretura di Serino.
In quanto all’ufficiale giudiziario GASPARRO VINCENZO debbo far rilevare che l’art. 7 della legge organica 24 marzo 1921, N° 298, a favore di questa speciale categoria di funzionarii ( che non possono considerarsi quali veri e propri impiegati dello Stato perché ricavano i loro emolumenti dagli atti del loro ufficio senza percepire uno stipendio) ha stabilito che non possano essere tramutati per motivi disciplinari senza essere sentiti dalla competente commissione di vigilanza presso la propria Corte di appello”.
“Pertanto, allo scopo di evitare l’indispensabile deferimento del Gasparro alla Commissione presso la Corte di Appello di Napoli, ho disposto che, almeno per ora, gli sia rivolto da quel Procuratore Generale un monito severissimo di astenersi da qualsiasi azione politica, con diffida di immediati e gravi provvedimenti disciplinari in caso di mancata resipiscenza”.
In data 11 giugno 1923, la Procura generale del Re presso la Sezione della Corte di Appello di Potenza, inviava, a sua volta, al Ministro della Giustizia, il seguente “Rapporto”:
“Mi onoro di rassegnare all’E.V. che il Procuratore del Re di Melfi mi riferisce avere l’avv. Pagliuca Salvatore, di Muro Lucano, sporta e ratificata querela contro il Tenente dei RR. Carabinieri di Muro Lucano, Rizzo Domenico, pei seguenti fatti:
1°) - Nella sera del 17 Dicembre 1922 un gruppo di neofascisti, si propose di dare una purga di olio di ricino al sig. Luigi Di Canio, cassiere della Cassa Depositi e Prestiti. Questi si rifugiò presso il negozio di Giuseppe Angela pronto a difendersi con la rivoltella. Sopraggiunse il Tenente Rizzo dei CC.RR. il quale (secondo la querela) col pretesto di difenderlo lo invitò ad ingoiare il purgante. Visto così, il Di Canio non essere difeso dal Tenente fu costretto a bere l’olio di ricino.
Nella querela si enumerano fatti ed anche antecedenti causali personali fra i datori della purga e il Di Canio. Uno dei primi, certo Lamorte, aspirava al posto di Cassiere, occupato dal Di Canio, il quale, per effetto della violenza e delle continue insidie, è stato costretto a dimettersi, e il Lamorte Pietro ha conseguito il fine personale, perché è divenuto egli il Cassiere.
2°) – Il Tenente Rizzo Domenico, nel 26 Dicembre 1922, si recò agli Uffici della Cassa Depositi e Prestiti di Muro Lucano ed impose a tutti gli impiegati di rassegnare le dimissioni, e ciò per mandati di coloro che aspiravano ad occupare i posti in detto Istituto essendo il Tenente Fascista.
3°) – Nella sera del 26 Dicembre 1922 il Tenente Rizzo avrebbe fatto la stessa cosa come al n. 2 con i salariati comunali.
4°) – Nel 14 Settembre 1922 fu pubblicato in Muro Lucano un manifesto umoristico anonimo. Per tale manifestazione il notaio Lupo si ritenne ingiuriato, e il Tenente Rizzo avrebbe indicato esso Pagliuca per modo che il Lupo si querelò ed esso Rizzo si esibì come testimone.
5°) – Nel 25 Maggio 1923 il Tenente Rizzo fece arrestare il sig. Travaglia Felice Antonio, perché portava il giorno innanzi una effigie del nostro Re all’occhiello.
6°) – Nel 25 Dicembre 1922 il Tenente Rizzo Domenico, in occasione di un assalto tentato alla casa del Pagliuca (e per cui vi è processo separato e definito davanti il Tribunale di Melfi) avrebbe consigliato ed aiutato il gruppo di fascisti operanti in danno del Pagliuca ad armarsi di fucili e rivoltelle per costringere il Pagliuca ad aprire l’uscio ed arrestarlo.
7°) – Inoltre non avrebbe denunziato coloro che col fucile e la rivoltella avrebbero tentato di ammazzarlo.
Ciò premesso il Pagliuca ha sporto querela per arresto arbitrario, violenza privata continuata, abuso di autorità ed altro.
E’ stata richiesta l’istruttoria formale al Giudice Istruttore di Melfi.
Ho avvertito il Procuratore del Re, che ai sensi degli art. 227 e 283 p.p. l’istruzione formale non doveva essere richiesta”. L’AVVOCATO GENERALE f° : Rispoli
Chi scrive, ragazzo nel 1948, con madre nativa di Muro Lucano, ricorda l’ospitalità, offerta a Lauria, all’avv. Salvatore Pagliuca, anch’Egli di Muro Lucano, candidato al Parlamento con il numero 6.
Al pranzo “preelettorale” parteciparono i cosiddetti “notabili” di Lauria Inferiore, ove candidato concorrente della Democrazia Cristiana (D.C.) era anche Michele Marotta della vicina Trecchina.
All’epoca era ancora diffuso l’analfabetismo. E per facilitare il voto agli analfabeti, si allestì uno stampino metallico con il numero 6. Con questo stampino si ritagliava il numero 6 su mezze carte da gioco, di quelle “napoletane”, dismesse dal locale Circolo ricreativo “Rinnovamento”. Agli analfabeti si indicava di mettere la base della mezza carta, resa trapezoidale, per evitare che il 6 diventasse 9, sulla scheda, a lato del simbolo D.C., e passarvi la matita; in tal modo, il voto espresso sarebbe stato valido. Pagliuca ebbe molti voti a Lauria Inferiore.
Contrariamente a quel che accade oggi, allora si era orgogliosi dell’amicizia con un deputato o con un senatore!
In conclusione, dopo averne letto l’Attività parlamentare, si può affermare che Salvatore Pagliuca, nella vita civile, e dai banchi del Parlamento, si è sempre impegnato per la Libertà e per il Bene del Popolo.
Maratea 9 settembre 2022 *Già parlamentare
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