- Articolo di Nicola SAVINO* -
Il 25 settembre sarà stato per la Basilicata un crollo senza terremoti?
E’ caduto il vecchio impianto, ma senza che la Società lucana l’abbia scossa! Essa ha solo continuato sulla linea del 2018, estendendola all’ altra “novità”, ai Fratelli d’Italia che prima quasi non esisteva. Dunque, la reazione al “vecchio” continua anche contro Lega e Berlusconi; mentre i 5 Stelle son apparsi nuovi -contro il Potere nel quale sono stati più di tutti- sia per l’abilità dell’Avvocato Conte, sia perché la politica si fa con i sentimenti (l’<uno vale uno> è rimasto nel cuore!) e sia infine (non da sottovalutare) perché i “riferimenti” sul territorio son rimasti ben collegati via internet. (Il Pd ha tentato in extremis di riattivarli attraverso i Sindaci, ma troppo tardi e troppo inutile!).
Insomma, i Lucani vogliono uscire dalla loro triste condizione limitandosi alla ricerca del nuovo nella politica, senza spingersi né a correggere le loro furbizie improduttive, né a rinnovare i propri canali di partecipazione. Avendo ragione su quest’ultimo punto, perché compete a chi li dirige creare le condizioni che la rendano possibile!
Si tratta dunque di un crollo-bis, in forma e misura ancora più radicali (dal 1946 la Basilicata aveva sempre eletto facilmente parlamentari Dc-Pci-Psi). Sicché, finalmente (come esclama un ex deputato Dc!), il Pd è ora nella condizione-necessità di ricominciare daccapo e di recuperare metodi e spirito, identità e forma, che al suo costituirsi sembrava volesse ereditare dalla tradizione resistenziale.
Saranno disponibili ad una radicale rifondazione i Dirigenti che ne hanno la responsabilità? Non potendoci aspettare cose utili (né per il Paese, né per il Sud) e nemmeno –probabilmente- la governabilità dai “nuovi” vincitori (che secondo un giornale Usa, riprendono il filo interrotto 76 anni fa), c’è chi non può che augurarsi una seria rifondazione del Pd! Anche perché, talvolta, la Storia (ammesso che sia il caso di scomodarla) si diverte a seminare contraddizioni non lievi! Infatti, la vittoria relativa dei 5Stelle (alla luce del precedente creatosi con la elezione di Giordano Sindaco alla Presidenza della Provincia) apre paradossalmente la strada all’alternativa in Regione. La somma dei loro voti con quelli ottenuti dal Pd nel momento della sua massima debacle - potrebbe infatti costituire la base utile per il ricambio! Ma va da sé che il Pd deve capire e –finalmente!-rifondarsi; anche perché, se non lo fa, consegna la Regione nelle mani di IV-Azione, che si ritroverebbe nella comoda posizione dell’ago della bilancia.
La scommessa ha dunque tempi ravvicinati; e non soltanto per predisporre candidature affidabili ed autorevoli, ma per riallacciare i rapporti con quella gran parte dell’elettorato che si è astenuto in misura ancora maggiore che nel passato e con l’altro che da tempo si è allontanato (come l’ex Dc di cui sopra) perché incapace di sopportarne la degenerazione familistico-clientelare e-nel migliore dei casi- opportunistica- nella quale è stato irretito da anni!
La possibilità di “salvare” la Regione dipende dunque, in prima battuta, dall’ intesa di 5S con un Pd radicalmente rinnovato; ed in via subordinata (che di per sé costituirebbe un gran problema!) dalle decisioni del cosiddetto “terzo polo”. Una formazione nata appositamente per condizionare il Pd e nella quale gli equilibri originari sembrano esser stati anch’essi ribaltati in questo 25 settembre: addirittura già dichiarati in sede di assegnazione delle candidature, quando la scelta romana è stata indirizzata a favore del giovane Polese. E con un’evidenza perentoria, dettata dalla stessa legge elettorale che-come s’è visto- rende contendibile- nel collegio nazionale per la distribuzione dei resti- soltanto il seggio della Camera.
Come mai, dunque, anche nel nuovo Partito di Calenda e del già noto Renzi, la pregiudiziale negativa verso l’ex Presidente della Regione? Totalizzare il 10% circa è stato segno di un successo superiore a qualsiasi aspettativa; ma –con tutta evidenza fin dall’inizio- del tutto infruttifera per il Senato e soltanto occasione per arrecare danno al Pd (e di altri 2 punti al Cdx): posto che nemmeno altri 5 in più avrebbero consentito il seggio (come accaduto a De Filippo).
Di tale successo, come deciso da Calenda-Renzi, si è parzialmente giovato Polese; sicché c’è da supporre che-già all’atto delle candidature- a Lui sia stato assegnato il ruolo-guida in Basilicata! E dunque, nell’ipotesi si riveli necessario l’aiuto del Terzo polo alla Regione, prevarrebbe l’orientamento di Polese? In altre parole…la sua lealtà verso il Partito di cui fu Segretario regionale? Oppure anche lì ci sarà una nuova scissione?
Insomma, tra le conseguenze che potrebbero derivare alla Basilicata da questo 25 di settembre, sono probabili sia il de profundis della Giunta Bardi e sia il primato di quel surfismo di cui, per <restare sulla cresta dell’onda>, i Fratelli di Viggiano stanno, non da ora, fornendo un esempio più che brillante! ns
*già Parlamentare e Sottosegretario di Stato
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