Il <Che fare?> è stato non solo un assillo dei rivoluzionari del primo ‘900, Lenin in testa: in questi giorni lo é anche- e non solo- per Nino D’Agostino, circa una via per la salvezza della Basilicata!
Sul n. 30 del Periodico "ControSenso Basilicata", Egli ha proposto “un associazionismo fuori dei partiti”, “luoghi terzi”; e saremmo tutti felici se bastasse il loro risveglio!
Ma di certo c’è solo che così non si può continuare e tanto meno nel Sud e da noi! Lo dice la situazione emersa il 25 settembre, che segnala la gravità della crisi.
I voti validi (da Assoc. Naz. ex Parlamentari) sono stati 29.172.188, cioè 4.792.946 in meno del 2018 (20. 179.356 non votanti); alla Destra il 43% dei voti validi, che rappresenta meno del 27% degli aventi diritto al voto, al Centro Sinistra il 26,13 dei v. v. ,16% degli aventi diritto ed al M5S il 15%, pari al 9,4%.
In totale, si è tradotto in seggi il 52,4 % degli aventi diritto: ”una corrosione delle basi su cui poggia la nostra Democrazia rappresentativa ..che svuota di significato l’art. 1 della CC”(Ibidem).
Allarmante anche il profilo di coloro che non hanno votato.
Da La Voce del 14 /10 (R. Cesari), l’astensionismo ha radici economiche: caduto l’approccio ideologico del periodo 1946-75, con l’utilitarismo, … le condizioni materiali e sociali guidano .. l’astensionismo.
Nelle Europee del 2019, si sono astenuti i cittadini con meno di 60.000 eu di reddito annuo e nelle politiche del 25/9, quelli fino ai 20.000 eu a Sud ed entro i 40.000 a Nord – (dai dati del Ministero Interno).
Il Parlamento risulta dunque sempre più “estraneo” alle aree economiche e sociali più deboli ed il Sistema sembra ritornare all’inizio: a quando si escludevano dal voto i privi di un certo reddito e/o titolo di studio.
Stando così le cose, il “che fare”, se si vuole la Democrazia, non può che riferirsi al come ripristinare la Partecipazione.
In questi giorni è sorta l’iniziativa per un Referendum che abroghi la legge elettorale. Ma i dati dicono che le cause sono strutturali, economiche e culturali.
Siamo così ad un “circolo vizioso”: il gap meridionale dipende da una Dirigenza inadeguata a rimuoverlo e questa.. dalla perversa “impostazione storica” della Finanza locale, di qui la carenza dei mezzi per realizzare buone opere e buoni servizi, che l’ha indirizzata al clientelismo.
Un danno che sta per essere aggravato dall’ ”autonomia differenziata ” del Governo di Destra, cui persino il favore del Sud! Siamo dunque attori della nostra condizione e non in grado di rimuovere il sottosviluppo; perciò, non resta, come propone Nino, che il risveglio culturale ad opera di Scuola, Università e “segmenti sociali terzi”, donne e giovani. Si potrebbe aggiungere la Chiesa, che- al nascere della Repubblica- riuscì in questo miracolo; ma allora disponeva di una forza organizzativa non più attuale ed il contesto era molto meno difficile e complesso!
Forse siamo in una decadenza che non solo s’inquadra nella crisi globale (Ucrania, Trumpismo, autoritarismi!), ma con radici interne non rimosse da decenni!! Si può infatti ignorare la “questione formativa”, il crudo e vasto disinteresse che deprime strutture da tempo considerate soltanto per il “posto” o “sistemazione” e senza cura per la qualificazione?
Potrebbe certo esserci l’iniziativa da circoli ed associazioni della “classe colta” (?), persino da Comuni, Provincie ed Enti pubblici o Aziende, per corsi di Storia- educazione civica e cultura generale. Ma si scorgono tali iniziative, che sarebbero anche ostacolate da chi confonde la “formazione” con il “partiticismo”?
Di qui, l’impossibilità di rinunciare alla rigenerazione dei Partiti, che infine la Costituzione individua come pilastri del Sistema! “Sfarinatisi” in mille aspirazioni individuali (parzialmente sedate dal potere del “Capo”), saranno in grado non soltanto di una nuova legge elettorale, ma finalmente di regolamentarsi come previsto dalla Carta? Da sempre rifiutata la seconda parte dell’art 49, vorranno legalizzarsi, cioè sottoporsi al “metodo democratico” ed al controllo di Organi espressi dalle stesse Assemblee elettive?
Palliativi come le primarie non funzionano perché demagogiche e controllabili dai più forti; mentre la Partecipazione richiede un lavoro sistematico che- se lo dai per scontato- lo metti in pericolo; e per il quale sono auspicabili ma purtroppo non sufficienti i “luoghi terzi”. Sicché, o avremo veri Partiti o decadrà il Sistema: perché senza tubi capaci di buona acqua, tanto meno il Mezzogiorno e la Basilicata avranno quel minimo ch’è indispensabile! ns
*già Parlamentare e Sottosegretario di Stato
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