mercoledì 12 ottobre 2022

UNA TESTIMONIANZA STRAORDINARIA

 


“Silva mia, torneranno i giorni nostri“ Riaffiora in cantina il ..

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COMUNICATO STAMPA DELLA CASA EDITRICE

NOVITÀ: IL DIARIO RITROVATO DELL' I.M.I. Orazio Frilli

Ritrovato e pubblicato il diario di prigionia di Orazio Frilli, storico preside del Liceo Dante di Firenze. Catturato sul fronte greco nel ’43 ha raccontato 700 giorni di prigionia in tre taccuini rimasti poi in cantina per oltre 60 anni. Una testimonianza straordinaria.

FIRENZE: Una scoperta casuale del figlio Ennio sgombrando la cantina, una scatola con tre taccuini scritti fittissimi, uno dei quali addirittura acquistato alla cartoleria Marchidis di Rodi nel 1943, e una rivelazione straordinaria: il babbo Orazio ha documentato tutto il suo lungo periodo di prigionia, dall’8 settembre 1943 all’agosto del ’45. L’emozione è fortissima perché, come spesso accade, i prigionieri al ritorno hanno raccontato poco o nulla in famiglia. La scrittura è fittissima, quasi un codice criptato ma si riconosce subito l’impianto: un diario pressoché giornaliero sotto forma di lettera alla madre e alla fidanzata Silva, futura madre di Ennio. Siamo quasi di fronte a una scoperta archeologica, a un codice che va decifrato. Per questo insieme ad Ennio si mettono a lavoro Francesco Mandarano e Lucia Cacciacarro che riescono nella lunga impresa di trascrivere tutto.

 

Il risultato è straordinario quanto agghiacciante: una testimonianza delle sofferenze subite, dell’incertezza provata all’indomani dell’Armistizio, la volontà immediata di resistere e non andare a combattere per l’ex alleato e quindi la deportazione come Internati Militari Italiani nei campi di prigionia tedeschi. Due lunghi anni, una vera discesa agli inferi trascorsa tra gli Stalag di Küstrin, Sandbostel, Fallingbostel e Münster. Ma è qui che Frilli si salva, regalandoci pagine vere e struggenti. Sorretto da una grande fede religiosa e da una solida cultura classica (nel ’40 era già laureato in lettere antiche), animato da un grande amore per la sua Silva e un desiderio inesauribile di tornare, instaura con la fidanzata e la madre un dialogo in forma di lettere, in cui racconta, ricorda, desidera, spera e si dispera in condizioni fisiche e sanitarie via via sempre più precarie, coi compagni che cadono in preda alla disperazione o muoiono.

Orazio resiste, è un giovane ufficiale che fa da guida ai compagni Artiglieri, impara il tedesco, recita poesie, fa considerazioni sull’avvenire, prova a mantenersi vivo e “degno” fino all’avanzata delle truppe inglesi, che gli danno la liberazione all’inizio del ’45 ma non la libertà; la cattività in terra teutonica durerà infatti ancora vari mesi. Finalmente, nell’agosto del ’45 una tradotta lo riporta a casa, insieme ai pochi compagni di prigionia superstiti e un’unica parola per sancire il ritorno a Firenze: “Scendiamo…”.

“E quindi uscimmo a riveder le stelle…” dopo quasi due anni e un calcolo approssimativo di oltre 6mila chilometri percorsi.

Il libro è arricchito da un’introduzione di Matteo Mazzoni, direttore dell’istituto Storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea, da una postfazione della psicoterapeuta Adele Mauri, e da una ricca appendice fotografica e documentaria.

“Torneranno i giorni nostri” è appena stato pubblicato dalle Edizioni Medicea Firenze (€ 18,00) ed è già disponibile sul sito della casa editrice: http://www.edizionimediceafirenze.it/?p=7503

Un estratto che da il titolo al libro:

19.8.'44 «Silva mia,
Ardo intensamente, intensamente e mi tormento perché in questo umano crogiuolo devo rimanere, inerte, devo attendere gli altri, e secondo le mie idee bisogna essere sempre indipendenti dagli altri. Stanotte verso ovest nella direzione di Brema le tenebre erano rischiarate dall’incendio, un bombardamento terribile, le formazioni numerosissime sono passate sopra di noi. E nulla, nulla poter fare per l’umanità dolorante; anzi dover essere pure io una parte di questa natura in dolore.
Ed allora desidero ardentemente studiare, sfogare in questa mia attività tutta la mia esuberanza, tutto il mio ardore, tutta quanta la mia fede; eppure anche questa attività mi è preclusa. [...]. Ho una fiducia strana, illimitata. Silva, Silva mia dolcissima, torneranno i giorni nostri perché per natura dopo l’imperversare della bufera è inderogabile che venga il sole più smagliante, più fulgido di sempre, torneranno le nostre serate calme, idilliache quando tutto fremeva dei fremiti nostri, palpitava dei palpiti nostri. E presto, presto ritorneranno più radiosi di allora perché il dolore ci avrà affinati». 

L'AUTORE

Orazio Frilli nacque a Napoli nel 1917; fiorentino di adozione, studiò nella facoltà di Lettere a Firenze. Laureatosi in Lettere Classiche nel 1940, chiamato sotto le armi si trovò, come giovane ufficiale di complemento, ad affrontare a Rodi dopo l’8 settembre le responsabilità a cui altri si sottraevano. Preso prigioniero fu poi deportato in Germania. Conobbe vari Stalag e con la sua fermezza e il senso dell’onore fu di esempio e incoraggiamento ai suoi soldati, i quali con lui rifiutarono le lusinghiere offerte di rimpatrio dei rappresentanti del governo repubblichino di Salò.
Nel dopoguerra svolse la sua carriera d’insegnante in Toscana e poi dal ’64 di preside, concludendo la carriera nel prestigioso liceo classico Dante di Firenze.
Nel ‘54 Frilli conseguì una seconda laurea in Scienze Politiche con una tesi di laurea sulla 4a spartizione della Polonia, dimostrando così la viva passione politica e morale che faceva di quel professore, classicista non pentito, un maestro e testimone di libertà. Le sue numerose e apprezzate pubblicazioni scolastiche, come “Versioni latine per il biennio superiore” e la “Scripta Selecta” rivelano, oltre la profonda cultura, la viva esperienza didattica dello studioso; oltre i testi puramente scolastici vanno ricordati i cinque volumi della “Institutio Oratoria di Quintiliano” nella collana zanichelliana “Prosatori di Roma”. Morì in Firenze il 19 marzo 1988.

I CURATORI

Lucia Cacciacarro (Roseto Valfortore, FG, 1951), prof.ssa di Lettere ha insegnato per un ventennio nelle Scuole Medie di Milano e Provincia e poi nel suo paese natale. Molteplici i suoi interessi culturali e sociali.

Ennio Frilli (Firenze, 1949). Laureato in Legge, dal 1993 è stato funzionario responsabile dell’Ufficio Legale di un importante Istituto di Credito. Dal 1997 è stato membro del Comitato di Sorveglianza del Consorzio Agrario di Firenze. Ha collaborato per vari anni con Società Milanese di gestione crediti non performing.

Francesco Mandarano (Aieta, CS, 1950) prof. di Lettere ha insegnato in una scuola media di Seregno (MB), dove risiede. Studioso di Storia della Seconda Guerra Mondiale si occupa da 11 anni degli IMI. È vicepresidente della sezione di Milano e Monza dell’Associazione Nazionale Divisione ACQUI.

Adele Mauri (Lecco, 1967) dottoressa in Filosofia, Psicologa Psicoterapeuta. Dal 1992 ha maturato un’esperienza ultraventennale nella Pubblica Amministrazione in area psicopedagogica, scolastica e migratoria. Dal 2011 collabora con il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino. Dal 2019 è docente a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Psicologia della Salute dell’Università di Torino.

Matteo Mazzoni (Firenze, 1976) dottore di ricerca in studi storici dell’età Moderna e Contemporanea, è studioso del Fascismo, della Seconda Guerra Mondiale e della Resistenza. Dal 2014 è direttore dell'Istituto storico toscano della Resistenza e dell'età contemporanea.

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Aurora Castellani

direttore editoriale

 

Edizioni Medicea Firenze
Via della Colonna 35/a - 50121 Firenze

www.edizionimediceafirenze.it 

 

 

 

 


 

 


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