MELONI TRA IL CAV. E SALVINI AL QUIRINALE: il gatto, la volpe e “la sottoscritta”.
di Salvatore Merlo
Lei parla tipo verbale dei carabinieri, loro ammiccano, piazzati alla
sua sinistra e alla sua destra. Entrambi responsabilizzati e leali. Ma
lo saranno davvero?
“Abbiamo proposto la sottoscritta come presidente del Consiglio”. Comincia così la giornata di Giorgia Meloni
al Quirinale, la prima presidente donna (e “sottoscritta”) del
Consiglio che per imbarazzo, sul podio della vetrata, di fronte ai
cronisti e alle telecamere, si esprime come un verbale dei Carabinieri.
E dunque non dice sobriamente “sono stata indicata”, non si abbandona
nemmeno alla terza persona napoleonica ed esorbitante che avrebbe
utilizzato probabilmente Carlo Calenda al posto suo (“è stata proposta
Giorgia Meloni”), ma con un sorriso d’impaccio, simpatico ma anche forse
rivelatore, sembra non credere lei stessa a ciò che sta succedendo.
Sono davvero io? Com’è noto la qualità delle parole è lo specchio delle
idee e delle persone che le esprimono, dunque soltanto il tempo dirà se
Giorgia Meloni che ha modificato il nome del ministero della
Agricoltura in “ministero della Sovranità alimentare”, che sembra il
ministero della pasta e della pizza, sia una “sottoscritta” per
inadeguatezza o per riflesso di sana modestia, se insomma la sua
incertezza sia il riflesso di una consapevole inattitudine o se al
contrario lei sia sul punto di rivelarci un modo di condursi in politica
assai diverso dall’ipertrofia egotica e ipernarcisista dei modelli
maschili cui siamo stati fin qui abituati.
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