Nicola SAVINO*
In coscienza e dai dati di fatto, possiamo dire che il nostro Consiglio regionale funzioni meglio con i 21 di ora.. che con i 30 di prima?
A parte le vicende giudiziarie cui ci stiamo abituando (Don Cozzi, sulla stampa locale del 14/10, scrive di <decadimento morale>), circola l’impressione di una maggiore “modestia”: virtù di ampio spettro, ma che forse non basta a qualificare gli eventi di cui ci tocca apprendere!
In altre parole, è ipotizzabile che la riduzione del numero non migliori le cose e renda più raro e difficile il confronto d’idee, l’impegno nel definire ed attuare programmi? Che cioè, prima, con i 30, fossero più larghi gli spiragli per l’ingresso di questo tipo di rappresentanza?
Domande per gli storici ed i sociologi, mentre qui ci si riferisce alla sola efficienza, al rapporto tra i problemi da risolvere e le risorse umane disponibili ..
Insomma, il taglio già verificatosi nelle Regioni e ripetutosi per il Parlamento (1/3 in meno), farà ad Esso danno come già alla Nostra?
Nel Regolamento già redatto, Il Senato ha ridotto da 14 a 10 le Commissioni; ed è probabile che la Camera, con 230 membri in meno, debba fare la medesima. Altro a parte, poiché il lavoro parlamentare si svolge in prevalenza nelle Commissioni (e si trasferisce all’Aula solo nei casi in cui Lì non c’è accordo), ciascuno dei 20 membri dovrà occuparsi di un maggior numero di materie.
Nella Commissione Affari Costituzionali si concentrano quelli della Presidenza del Consiglio e degl’Interni, dell’Editoria e della digitalizzazione. Gli Affari Esteri e della Difesa, che prima ne avevano una ciascuno, ora confluiscono nella stessa … e così via.
Ne deriva che ogni parlamentare dovrà specializzarsi in un numero maggiore di materie; e che i Partiti minori “caricheranno” di più la loro esigua rappresentanza…; a non calcolare i leader, che, per partecipare al confronto politico pubblico, non hanno tempo per i lavori veri e propri!
La Camera stessa non potrà che ridurre a 10 le Commissioni con la stessa conseguenza!
E perciò, se gli eletti si faranno davvero carico di tali oneri, ci sarà l’ulteriore riduzione del contatto personale con gli elettori e della partecipazione (da cui il crollo dei votanti). A questo si affiancherà l’indebolimento ulteriore del Parlamento rispetto al Governo, perché Questo, con la “decretazione d’ urgenza” (non sempre fondata) obbliga il Legislativo a deliberare entro 60 giorni nelle due Camere. In più, non disponendo di uffici legislativi che aiutino i propri Parlamentari, ciascuno dei Partiti perderà in “competenza” rispetto ai problemi; mentre il Governo, con gli Uffici legislativi di ciascun Ministero, sarà più forte su ogni Atto. Anche l’Opposizione ed i Gruppi minori (specie se eletti con il criterio dell’<uno vale uno>) subiranno… rispetto alla Parte che esprime il Governo!
Alla luce di queste precisazioni, l’invenzione del taglio sembra esser scaturita non da oculata motivazione o da attenta riflessione a favore dell’interesse generale; anche perché correlata al disegno di <democrazia diretta> alla Rousseau, mai attuata in alcun Stato moderno e solo immaginata per la piccola Ginevra!
C’è perciò da meravigliarsi se al successo elettorale nel 2018 è seguito un ulteriore crollo della partecipazione (del 16,43 %-altri 4,5 milioni di non votanti)? E’ probabile sia stato provocato anche dal dilatarsi della delusione?
C’è infine il problema delle due Camere, che restano dedite ai medesimi compiti pur con addetti alle Commissioni l’uno la metà dell’altro (20 Senatori ma 40 deputati).
L’occasione, forse non ripetibile a breve termine, non sarebbe stata invece opportuna per trasformare il Senato in Camera delle Regioni, senza toccare Montecitorio? Si sarebbe snellito davvero il lavoro del Parlamento (magari con una doppia lettura in forma ridotta nella stessa Camera ….ah ah ah…risparmiando di più); e, fatto molto importante, si sarebbe resa pubblica la procedura di ripartizione delle risorse tra Regioni invece che lasciarla ancora al Comitato (di fatto “ristretto” per debole o scarsa presenza delle Nostre) che decide, a scapito del Sud, tra Assessori del Centro-Nord e Funzionari ministeriali!
A conti fatti, un totale “darsi la zappa sui piedi” dai Territori meridionali che hanno più votato il M5S: il quale, assecondato dal Pd, ha combinato- in un colpo solo- questa “grande frittata costituzionale” e nemmeno corretto l’altra… (da tempo evidente)! E però, nel quadro dei risultati emerso in Basilicata dal 25 settembre, s’impone la speranza che si rifletta su come fare davvero gl’interessi del Popolo e non si punti più sulla rabbia per inseguire il consenso. Perché- dal ragionare sulle conseguenze- dipende il futuro anche della nostra Regione! Ns
*già Parlamentare e Sottosegretario di Stato
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