Gli antichi Ospedali erano luoghi di accoglienza, e di ospitalità per viandanti e pellegrini diretti a Roma, capitale della Santa Romana Chiesa; basta il nome per rievocarne le funzioni: “Pellegrini”, e “Incurabili” a Napoli!
Successivamente, sorsero Orfanotrofi per orfani e “trovatelli”, Lazzaretti per lebbrosi e appestati, Sanatori o Tubercolosari, per ammalati di tubercolosi polmonari o tisi. Ed era anche epoca di Benefattori, che lasciavano propri beni in eredità ad ospedali, e a Case di Riposo.
Oggi, il nuovo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha attribuito denominazioni diverse ad alcune di queste strutture: “Case della comunità e presa in carico della persona”, “Ospedali della Comunità”. E’ cambiato il nome, non sono cambiate le funzioni sociosanitarie di queste Istituzioni.
Purtroppo, la mala politica ha messo le mani sulla gestione della Sanità in Basilicata, e si sarebbero consumati reati di corruzione, concussione, ed altro, come, purtroppo, si legge sulla stampa quotidiana.
Nonostante ciò, intatti son rimasti i meriti del Personale Sanitario, che ha svolto le sue funzioni con orari massacranti, abnegazione, e professionalità. E, parimenti, si deve aver fiducia nella magistratura per il suo impegno a contrastare le possibili illegalità nella gestione della Sanità pubblica.
Gli archivi dei giornali locali sono fonti documentali per la ricostruzione della Storia della Sanità nel Lagonegrese. Il Corriere della Sera del 24 settembre 1978 pubblicava un articolo del sottoscritto, dal titolo “Perché a Maratea l’ospedale interzonale”; in questo articolo si sosteneva che Maratea, con il suo ospedale, sarebbe stata una località di aggregazione tra basso Cilento ed alta Calabria. Il 13 agosto 1992, la Gazzetta del Mezzogiorno pubblicava “Un ospedale unico contro ogni <<campanile>> nel Lagonegrese. Allora nacque il neologismo “Ospedale unico”, e con ciò si auspicava “…la costruzione di un nuovo ospedale…”, e la riorganizzazione dei presidi ospedalieri della zona.
La Gazzetta del Mezzogiorno del 13 aprile del 1999 pubblicava le dichiarazioni di Rosy Bindi, ministro della Sanità: “L’ospedale (di Maratea) sarà soppresso, ospiterà Centro INAIL”. Ancora la Gazzetta del Mezzogiorno del 15 gennaio 2002 pubblicava: “Ospedale unico: i DS favorevoli”; e la Gazzetta del Mezzogiorno del 15 gennaio 2002: “… sul sito ecco il parere del PPI”: Vito De Filippo assessore Sanità: Piano Lippi. La Nuova del 14 maggio 2008: “Lagonegro, nuovo ospedale sì al contratto per i lavori”; la Nuova del 9 gennaio 2009: “Ospedale, ritardi e sospetti”; la Nuova del 27 giugno 2012: “Un ospedale” extraregionale”. Infine, il 6 luglio 2012 la Nuova pubblicava “Ospedale unico di Lagonegro, approvato il progetto definitivo. Pronte le procedure di esproprio”, e cominciava una ridda di interventi contro la migrazione sanitaria, che impoveriva prevalentemente proprio Potenza, e la sua provincia, densa di ospedali. Infine, la Nuova, del 16 gennaio 2014, riferiva che la Sanità lucana era indebitata, e acquistava ”Ventuno ecotomografi mai utilizzati…”; e ci fu una serie di interventi contraddittori di esponenti politici su disponibilità finanziarie.
Intanto è stata istituita la Facoltà di Medicina e Chirurgia presso l’Ospedale “San Carlo” di Potenza. I Lucani potranno laurearsi in Medicina nella loro Regione, contrastandone lo spopolamento. La digitalizzazione della didattica, in tutti i settori, rende superfluo il trasferimento in America, o in Inghilterra, per acquisire un fantomatico prestigio della “british school” di Medicina.
In conclusione, dopo la necessaria pulizia giudiziaria, è necessario costruire un nuovo “Ospedale Unico”, auspicato nel lontano dicembre 1978, come strumento urbanistico di aggregazione delle popolazioni del Lagonegrese, e come struttura di soddisfacimento delle loro esigenze sociosanitarie.
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