sabato 15 ottobre 2022

L'IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE

                                                                                                  Nicola  SAVINO*

La Formazione professionale costituisce una delle più importanti “competenze” regionali: mentre agli Istituti statali spetta preparare il cittadino per i settori produttivi in senso largo, Essa ne cura il raccordo con le esigenze specifiche delle imprese sul Territorio.

E però, in una Regione come la nostra, dove- i posti di lavoro sono rari e la disoccupazione molto diffusa- la F.P. deve spesso o inventarsi anche gli sbocchi (vedasi legge 32/85) o aiutare i “disoccupati di lunga durata ..percettori di ammortizzatori sociali” e di altre “misure di sostegno”.

Su questo punto, nella recente conferenza stampa- l’Assessore Galella ed il suo Staff hanno presentato 2 Avvisi pubblici per 10 mil di Eu dal Pnrr, il 20% dei 48,8, da utilizzarsi entro il 2025”. Nel Settore dal 1975 al 1987, con un anno d’interruzione, ricordo che questo tipo d’interventi-spesso sollecitato da Parte sindacale ”-veniva finanziato dal FSE (Fondo Sociale Europeo); e che-allora come ora-essi suscitavano non poca preoccupazione di accrescere l’assistenzialismo.

 

Tanto premesso, penso utile avanzare due suggerimenti: il primo circa il controllo di questi interventi e l’altro circa le possibili alternative.

Affidati ad Enti terzi per corsi teorici di supporto, non sarebbe superfluo che ai medesimi si attribuisse il compito di controllarne la “produttività” (oppure con ispezioni di vigili provinciali integrati da rappresentanza sindacale ?).

So bene quanto il controllo sia difficile e quanto impopolare, essendo ormai convinzione diffusa ed ultra- decennale che “in fondo” debba trattarsi di un sostanziale “passare il tempo per giustificare i sussidi”! Ma dato che s’impegnano ormai migliaia di unità e perciò s’incide anche sulla mentalità collettiva, la redazione di un elenco numerico non sarebbe superfluo perché consentirebbe di valutare gli effetti produttivi: anche dei “forestali” e degli “assegnati” agli Enti locali, spesso impiegati sui bordi e per canali di tutela dei tracciati stradali!

Una realtà sociale come la nostra, a dir poco “dolente”, non dovrebbe infatti permettersi il lusso di finanziare interventi senza preoccuparsi di verificarne il riscontro produttivo!  Per servire al meglio la Comunità (che infine paga ed ha diritto-dovere di migliorare il suo futuro!), non si tratta certo di abolire il sostegno sociale, ma di indirizzarlo alla migliore produttività. Come già avvenne quando la Commissione regionale per l’impiego ridusse da 13 a 6 mila (!!) il numero dei Forestali, al duplice scopo di migliorare sia la durata dell’ingaggio che la loro preparazione e, di conseguenza, il loro rendimento!

Insomma, non è superfluo considerare che questo dipende - come per tutte le attività non autonome- anche dal controllo; e che perciò incide sull’efficacia di servizi, i quali- a loro volta-influenzano lo sviluppo socio-economico e dunque il futuro di tutti! Una “catena” che, non molto indirettamente, può determinare la fuga dei giovani che non vogliono aspettare il <reddito di cittadinanza> e rassegnarsi ad un destino di assistenza!

L’impiego delle risorse, sia finanziarie che umane, se nel Mezzogiorno non concorre allo sviluppo, favorisce lo spopolamento; il quale è altresì accentuato dalla chiusura all’immigrazione dovuto anche alla carenza di un efficace inserimento professionale. Non che dalla F.P. possa dipendere il superamento della mentalità assistenzialistica che ci fa invocare e sempre più gradire qualsiasi tipo di bonus; ma-per non restare spettatori- bisogna far fruttare al meglio qualsiasi iniziativa e qualsiasi spesa: nelle Scuole, nelle Fabbriche ..ovunque s’ impieghi danaro e prima che il debito pubblico ci paralizzi!

In questa direzione, la F.P. deve pungolare alla produttività; sicché eccoci all’altro suggerimento.

Se ben ricordo, nei primi anni ’80, la Regione organizzò borse di studio per l’Estero sulla base dei voti conseguiti agli esami di Stato, a favore di diplomati ulteriormente selezionati da apposite Commissioni. Ripetute per qualche anno, consentirono a diversi giovani di sperimentare ambienti sociali e di studio “altri”; e di aver successo, come rilevato dagli Uffici, nella buona occupazione-Restando in tema, ricordo la legge n. 32 del 29/8/85 “Interventi straordinari di sostegno all’occupazione giovanile, con particolare riferimento alla …… nuova imprenditorialità .. etc”. Finanziata con il FSE, non durò molto dopo l’87, perché “originalità applicative” e difficoltà di controllo forse scoraggiarono gli Uffici ad esso preposti!

Aveva suscitato un vasto interesse ed i giovani ne discussero in dibattiti pubblici (registrazioni Rai) e costituirono Cooperative in vari settori. Con l’art 8 fu utile anche all’Artigianato, come spesso ricorda il Sociologo A. Tita, che curò il settore. Quella Legge si potrebbe aggiornare e rilanciare anche per l’integrazione degl’immigrati: appunto in alternativa al parassitismo ed allo spopolamento.

Ecco perché la Formazione Professionale non è un Settore secondario; e però dobbiamo chiederci se-pur con la migliore volontà- possa dar frutti nell’ attuale cornice politica !!  ns  

                                                             *già Parlamentare e Sottosegretario di Stato 


                 

 

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