COME EVITARE L’ESTINZIONE DELLA BASILICATA. QUALCHE PROPOSTA CONCRETA
Di
Redazioneil
Pietro Simonetti
La
ricerca presentata dalla Università delle donne e dall’Ateneo di
Salerno sui flussi migratori in uscita dalla Basilicata, conferma ed in
parte integra, le conoscenze sul fenomeno che dura da decenni. Il
lavoro utile ed originale intreccia anche la crisi demografica in atto
dagli anni novanta e che recentemente ha assunto dimensioni devastanti
non affrontato con adeguate politiche e misure di contrasto.Il fenomeno riguarda con diverse intensità l’intero Paese.
La
questione e’ trattata con lucidità in un libro pubblicato nel 2023
“L’ultimo degli italiani, come si dissolve un popolo”di Roberto Volpi che
scrive :”siamo tra i paesi a più alto rischio di estinzione che ci
siano al mondo”
Il
riassetto della struttura sociale e del sistema economico del paese
iniziato negli anni novanta ha prodotto nuovi divari nord/Sud e
all’interno dei territori con evidenti riflessi sui comportamenti delle
persone, in particolare sulla componente femminile alla ricerca di
condizioni di vita diverse e migliori. Anche
nel campo del lavoro la precarietà ed il blocco sostanziale dei salari e
degli stipendi hanno determinato nuove condizioni e percorsi. Le dinamiche della mobilita’del persone non riguardato solo l’immigrazione da altri Paesi.
In
particolare, nella’Europa allargata circa 5O milioni di persone si sono
spostate da dentro e fuori la UE con le conseguenti diverse valutazioni
sul fenomeno che da tempo emergono sulla vicenda migranti. L’attuale
situazione italiana, fatta anche di visioni politiche diverse,
scontri, segnala ritardi nella presa d’atto della realtà e delle
prospettive e’ stata recentemente affrontata dal Censis che ha scritto
“Siamo stati ciechi dinanzi a presagi relativi a processo economici e
sociali. Lo stesso vale per la Basilicata: la prognosi su emigrazione e
denatalità non riesce ancora a determinare risposte concrete, che sono
difficili sul terreno delle politiche e sulle misure da adottare. Molti commenti, pochi progetti, nessuna definizione di piani e programmi. Le
risorse finanziarie ci sono: solo nel comparto pubblico ogni anno circa
10 miliardi euro vengono trasferiti dallo Stato e dalla UE.
Questa cifra salva sommata a quelle private. Il totale si avvicina ai 15 miliardi,circa 36.000 euro ad abitante. La ricerca indicata parla di chi parte. E’ il caso di affrontare anche il campo di chi arriva stranieri e non. Nei
settori della produzione e dei servizi alcune migliaia di persone si
trasferiscono da altre regioni, la maggioranza di quanti arrivano sono
stranieri. 25 mila sono residenti stabili, altri cinquantamila, almeno
25.000 sono assistenti domiciliari, gli altri impegnati in agricoltura,
in edilizia e servizi con contratti a tempo determinato. La
Basilicata, per fermare la scomparsa, ha bisogno almeno 4500 nuovi nati
all’anno e 7500 ingressi di migranti e il ritorno dei discendenti
lucani all’estero a partire da America latina ed Europa, una parte anche
per studi, con borse di studio, per salvare Unibas e ricostruire il
sistema formativo distrutto negli ultimi anni. Occorre
un piano pluriennale per il lavoro e la formazione, previsto per
legge, ma dimenticato da un decennio a causa dell’allergia alla
programmazione delle risorse. A partire dagli attuali livelli produttivi
e occupazionali, esiste l’esigenza
del ripopolamento anche per utilizzare le 80 mila case sfitte (solo a
Potenza ce ne sono 6000), a partire dai centri storici dei Comuni. E’ tempo di campagna elettorale e di programmi. E quindi adesso occorre
proporre. Anche le parti sociali e culturali devono svegliarsi dal
torpore dell’attesa di improbabili tavoli e concertazioni vista la
confusione e la ritrosia del direttore e dei suonatori stonati. Da ricerche e studi bisogna passare a piani e progetti.
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