martedì 30 gennaio 2024

LA BASILICATA, REGIONE SENZA CITTA'

 

                                               

                                                              Nicola  SAVINO*          

                                                               

E se riconoscessimo la Basilicata come un insieme organico di piccole città da circa 30.000 abitanti cadauna, con le “intelaiature poggiate” sui Capoluoghi e sulle aree industriali?

L’interrogativo nasce il 5 gennaio da N. D’Agostino su questo settimanale: “Mezzogiorno del Mezzogiorno.. la Basilicata è una regione senza città, circostanza che limita fortemente ..le funzioni civili (servizi pubblici e aggregazioni sociali), un nodo strutturale che determina emigrazione e denatalità (il 6,6 rispetto al 7,6 dello stesso  Sud). La Storia ha le sue “colpe”!

La “modernità” italiana ed europea (che cerchiamo d’imitare !) nacque nella Padania (intesa in senso lato), con la “regola” che <L’aria della città rende liberi>. Si confluì perciò dalle campagne presso le Torri gentilizie dove, artigianato e commercio, addirittura l’invenzione del sistema bancario, creavano Borghesia.  La Classe che resse poi le Signorie (i Medici, i Visconti ecc), le quali poi entrarono nel gioco politico europeo (e persino nelle sue case regnanti ).

Intanto, qui s’irrobustiva il sistema feudale ..addirittura dopo l’esperienza statuale imposta da Federico II contro l’“autonomizzarsi” di qualche città (es. Troia in Puglia). Costiere a parte, frutto di relazioni commerciali sempre dinamiche nel Mare nostrum, le aree interne del Sud riebbero l’economia “curtense”(scambi in natura nel cortile) o curtis -del castello o masseria fortificata (con i Longobardi, “sala”, che nel Vallo di Diano fu accoppiata a “Consilina”, via romana di transito). 

 

Insomma, da questi frettolosi ed approssimativi cenni, la Città non è mai stata l’anima delle aree interne appenniniche; ma piuttosto aspirazione verso il Nord ..europeo, ormai privata anche della “mediterraneità” a vantaggio del Mar del Nord (Gioia T marginalizzata,.. Svimez!). Scelte che l’ altra Italia fece per “amicizia commerciale” con quelle sponde, piuttosto che dar accesso, con il vantaggio di 6 gg prima, direttamente dal Sud al centro Europa! Sacrificata la nostra tradizione marinara, il Sud non poteva che restare l’area del Borgo feudale, dove le case si aggrappano fra loro per sopravvivere: con “ quel diritto” fino a Napoleone e molto più a lungo nei fatti.

Il Meridionale delle Aree interne, se trasferitosi a Nord per o dopo gli studi, ha privato del suo apporto le Istituzioni rappresentative; se rimasto a Sud, ha inalberato la coccarda comunale per qualche briciola di finanziamento al Borgo.  Quando era contadino, sul calar dell’800, subì la politica protezionistica a favore della nascente industria del Nord (De Viti De Marco), con ricadute disastrose sui prodotti agricoli. E poiché progresso e ricchezza erano portati dalla Città, assunse come modello la “concentrazione degli abitanti anche per sè. Nonostante Storia e Geografia ed il gap finanziario fin dall’Unità (col trasferimento della Scuola dai Comuni allo Stato sorgeva la “finanza storica”), abbiamo creduto poter “copiare” il Nord e “non pensato” un tipo di Città più “nostro”.

Abbiamo inseguito culturalmente il Nord, ricercato (“localizzazione, dimensionamento e funzionalità”) come copia della “sua modernità”. Non abbiamo “visto” le “Città –Zona” o le “Valli di Borghi “, né disegnato le comunicazioni quali servizio dei vari quartieri. Insomma, per il tipo di “Città- zona” (o di Valle), che la Storia e la Geografia ci hanno trasmesso: con servizi da “localizzare, dimensionare e far funzionare” per Borghi-quartieri di un’unica aggregazione : non fitto di “abitanti”, ma di verde prevalente sul cemento, “meglio vivibile” perché “ben dotato” di servizi, ubicati e collegati razionalmente (non clientelarmente e quindi con le solite rivalità fra antichi castelli!)

 Dov’ infatti il nostro Piano territoriale? Siamo in circa 20 “Città-zona”, ciascuna di circa 30.000 abitanti: potrebbero persino attrarre chi volesse beneficiare di un ambiente sano e gradevole! Sol che percepissimo i Borghi non a confronto con la Realtà centro-settentrionale (che peraltro “respira” soltanto nei quartieri più simili ai paesetti!), in linea con il nostro passato: da non stravolgere  ma da aggiornare. E cominciando da Storia ed Architettura nelle nostre Università a Sud! Anche perché, frustrati dalla secessione leghista (ora “autonomia differenziata”) dovremmo finalmente aver imparato la lezione!    ns

                                                              *Già Parlamentare e Sottosegretario di Stato

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