- Da www.talentilucani.it -
Vorrei incominciare l’anno con una esortazione alla buona politica, se ne è rimasta traccia, a guardare in alto, a dare contenuti e obiettivi ad una competizione elettorale da cui dipende il futuro vero della Basilicata. Perché queste elezioni non debbono solo decidere chi deve fare che cosa in Basilicata , ma soprattutto interrompere e bloccare quello che si sta facendo a Roma contro la Basilicata e contro il Sud. Dice De Luca, presidente della Regione Campania, che mancano i guerrieri del Sud nella lotta contro Roma. Ed ha ragione, perché la cattiva politica ha permeato anche la rappresentanza democratica dei territori e molti Governatori, pur eletti dalla gente del Meridione, opera come se fossero funzionari romani, neo proconsoli di una gestione che non solo è accentratrice ma che è chiaramente orientata verso gli interessi del Nord.
Per chi non se ne fosse accorto, in quest’anno e passa di governo centrale e centrista di destra si sono verificati importanti fatti che spostano la lancetta del Sud verso un passato che si riteneva superato, fatto di spoliazione di importanti risorse, di norme che penalizzano le regioni meno popolose, di criteri di ripartizione della ricchezza nazionale sperequativi e di ritorno della gestione accentrata di importanti settori dell’economia. E tutto questo nel silenzio complice di Regioni che, anziché difendere l’interesse delle comunità che rappresentano, portano avanti con spirito servile e fazioso le decisioni del padrone che vive a Roma. Gli esempi ci sono e sono eclatanti. La privazione alle regioni della titolarità della risorsa acqua che derubrica in particolare la potestà programmatoria della Basilicata facendone un bene in parte privatistico, è un delitto consumato con il tacito assenso del Governo regionale che ha fatto come le tre scimmie: non vedo, non sento, non parlo . Le eliminazioni delle Zes territoriali, in nome di una Zes unica, ha impedito che di fatto le risorse fossero gestite dai poteri regionali, mortificandone il protagonismo e dando vita ad un meccanismo centralistico che non ha mai storicamente privilegiato i territori più deboli, trattati sempre in maniera marginale e residuale. Terzo fronte di isteria antimeridionalistica, il blocco da oltre un anno e mezzo dei fondi di coesione , diretti principalmente ai comuni per progetti che vanno dal consolidamento idrogeologico alle opere di civiltà, a quelle scolastiche. Un blocco dietro il quale si sta intravedendo il tentativo di depredare il Sud anche di queste risorse e di indirizzarle verso opere che non hanno mai costituito la priorità per l’economia meridionale in termini infrastrutturali, come il ponte sullo Stretto, un’opera faraoinca e che, non accompagnata da una vera alta velocità tra Palermo e Napoli, rappresenterà un’oasi nel deserto. Quarto attacco: l’autonomia differenziata che va avanti nonostante siano ben note le conseguenze negative per il Sud a causa della mancata preliminare attuazione dei LEP ( livelli essenziali delle prestazioni), con il risultato che le regioni ricche del nord si terranno il residuo fiscale ( compresi i gettiti dell’Eni che estrae petrolio e gas in Basilicata e porta i guadagni a Milano) mentre quelli del Sud dovranno provvedere con risorse proprie a far fronte ai contratti integrativi della sanità, col risultato che il servizio sanitario del Sud degraderà in tempi brevissimi, aumentando a dismisura l’emigrazione sanitaria verso una offerta nordista e privatistica, diretta ad anticipare la fine della sanita’ pubblica in Italia. Rimane un ultimo assalto alla diligenza, che è quello di abolire quella clausola europea di riserva del 40 per cento degli investimenti al Sud. Assalto che è già cominciato in sordina togliendo ad alcune regioni i fondi di coesione o coprendo settori che lo Stato doveva finanziare con risorse proprie e non con quelle aggiuntive. Si vuole proprio far sparire quella percentuale, riportandola al 23, 24 per cento di cinque anni fa, prima che il Governo Gentiloni proponesse questa importante e corretta percentuale di perequazione territoriale. Tutto questo per dire che di fronte al cinico, smodato e spietato attacco al Sud prodotto dalla destra di Governo, e assecondato dalla destra territoriale, ci sarebbe da fare una resistenza civile, spiegando alla gente quello che sta accadendo, mobilitando le forze attive, portando il dibattito negli angoli più sperduti di questa regione. Invece l’egoismo individuale, il carrierismo, la politica come potere, l’usura morale delle persone, ancora hanno premio sulla responsabilità, sul dovere civico, sul coraggio, sulla necessità di una reazione politica e di popolo. Si parla di persone, si inseguono tattiche, si mette in campo la furbizia, si minacciano alleanze innaturali e di convenienza. Uno scenario di mediocrità nel quale si ignorano i fatti che dovrebbero motivare una discesa in campo. Divisioni e contrapposizioni che richiamano le faide di paese , mentre c’è bisogno di unità, di generosità, di visione lunga, di senso dello Stato. Altro che protagonismo! Attori mediocri che interpretano il vero dramma in scena : il crepuscolo della Regione. Rocco Rosa
Lettura perfetta di quanto avviene con evidenziazione impietosa delle capacità politiche di quanti hanno responsabilità di Governo Nazionale e Regionale.
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