- Da www.ilfattoquotidiano.it - del 23/01/2024
AUTONOMIA DIFFERENZIATA, una bomba: finora in pochi si sono resi conto delle conseguenze.
Di Anna Maria Bianchi
Una bomba a orologeria, innescata più di
vent’anni fa con la riforma del titolo V della Costituzione, sta per
esplodere, facendo a pezzi la Repubblica come l’abbiamo conosciuta
finora. L’Autonomia regionale differenziata è arrivata al voto del
Parlamento, ma finora pochi cittadini si sono resi conto di quelle che
saranno le sue conseguenze, anche perché i media ne hanno parlato ben
poco, e anche quelli che le hanno dedicato qualche articolo non l’hanno
affrontata con la rilevanza che sarebbe stata necessaria.
Perché da tempo – da anni – sarebbe stato
fondamentale portare avanti una capillare campagna di informazione sulle
ripercussioni dell’autonomia differenziata sull’unità del Paese e sui
diritti dei cittadini, e, a monte, sui principi fondamentali della
Costituzione, che rischiano di essere irreversibilmente stravolti.
Ciò che affrontiamo oggi è molto peggio dei
passati tentativi di modifica della Carta, ma questa volta, come nel
film Dont’ look up, gli anticorpi che avrebbero dovuto reagire non sono
stati finora adeguati al pericolo.
I motivi sono molti: un generalizzato senso di
rassegnazione e di impotenza della società civile – per la pandemia, le
guerre, il trionfo arrogante delle destre –, l’ambiguità di molti
partiti oggi di opposizione che, con poche eccezioni, per anni hanno
portato avanti proposte di legge non molto dissimili da quella del
ministro leghista Calderoli. Partiti che solo ultimamente, in seguito al
cambio di leadership o di linea politica, hanno preso una netta
posizione contraria. Ma non va neanche sottovalutata la difficoltà di
spiegare in modo semplice e comprensibile che cos’è, l’autonomia
differenziata, un titolo che evoca respingenti questioni
burocratico-amministrative, o che può addirittura apparire positiva,
grazie alla rassicurante parola “autonomia”. Quelli che avrebbero dovuto
farsene carico, compresi quei giornali e quelle televisioni da sempre
impegnati nel sollevare il dibattito su temi importanti,
inspiegabilmente, oggi sembrano più interessati alle telenovelas di
influencer e panettoni che a informare i cittadini su scelte che
cambieranno drasticamente la loro vita e quella delle generazioni
future.
Eppure basta scorrere l’elenco delle 20 materie
oggi concorrenti Stato/Regioni e delle 3 materie di esclusiva potestà
statale che potranno diventare di esclusiva potestà regionale con il
passaggio delle relative competenze legislative e gestionali, per
rendersi conto della rivoluzione silenziosa che si sta apparecchiando.
Tra le 20 materie che fino a oggi attribuivano
alle Regioni la potestà legislativa, ma alla legislazione dello Stato la
determinazione dei princìpi fondamentali, e che ora potrebbero passare
in blocco alle Regioni che ne fanno richiesta, troviamo: rapporti
internazionali e con l’Unione europea delle Regioni; tutela e sicurezza
del lavoro; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione
per i settori produttivi; protezione civile; governo del territorio;
porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione;
ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione
nazionale dell’energia; previdenza complementare e integrativa e altre
ancora. Le 3 materie che fino a oggi sono state di competenza esclusiva
dello Stato sono quelle relative a: organizzazione della giustizia di
pace, norme generali sull’istruzione e tutela dell’ambiente,
dell’ecosistema e dei beni culturali.
Materie di peso, che riguardano il patrimonio di tutta l’Italia, che sarebbero affidate alle maggioranze politiche del momento.
Di fatto l’Autonomia differenziata produrrebbe
una divisione del territorio nazionale in tante repubblichette, ciascuna
con una propria legislazione per alcune o tutte le materie richieste,
con il passaggio delle risorse, del personale, delle strutture collegate
alla loro gestione.
E a chi invoca i LEP – Livelli Essenziali delle
Prestazioni – come garanzia di un riequilibrio tra le Regioni più ricche
e più povere riguardo i diritti civili e sociali che devono essere
determinati e garantiti su tutto il territorio nazionale, – le risorse
per finanziare l’autonomia sarebbero ricavate dalle entrate fiscali
delle singole Regioni – va ricordato che non esiste a oggi nessuna
sicurezza che lo Stato possa poi fare fronte alle compensazioni
economiche necessarie per i territori più svantaggiati. E va anche
ricordato che “Livelli essenziali” non vuol dire “Livelli omogenei”.
L’Italia una e indivisibile, nata dal
Risorgimento e dalla Resistenza, con una Costituzione che affida alla
Repubblica il “compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei
cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e
l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione
politica, economica e sociale del Paese” si avvia a diventare il Paese
delle disuguaglianze, con distanze sempre più marcate tra Nord e Sud,
tra aree interne e aree urbanizzate, tra poveri e ricchi.
Siamo ancora in tempo: uniamo le nostre voci e
il nostro impegno per consegnare a chi verrà dopo di noi un’Italia degna
del sacrificio di chi ce l’ha consegnata unita e, almeno nella
speranza, uguale e solidale.
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