mercoledì 16 ottobre 2024

FIUMICELLO E IL PORTO DI MARATEA

 FONTI  DI  RISORSE  PER  L'ECONOMIA  LOCALE

 

Il Mare di Maratea contribuisce a limitare lo spopolamento della Basilicata

Valerio Mignone

 

La costa di Maratea, lunga ben trentaquattro chilometri, tra spiagge, insenature, e grotte - con, o senza stalattiti - è l’unico sbocco della Basilicata sul mar Tirreno, mentre sulla costa del mare Jonio, nota come “Metapontino”, si affacciano vari Comuni della Provincia di Matera.

La spiaggia di “Fiumicello” per la sua balneabilità, ed il “Porto” di Maratea, per l’attracco delle sue imbarcazioni, sono buone fonti di risorse per la economia locale.

La spiaggia di “Fiumicello” è la spiaggia più vicina al Centro storico; ed è agevolmente accessibile. Il suo toponimo deriva dalla presenza su quella spiaggia della foce di un fiumicello che nasce sulle pendici dei vari colli di Maratea.

Ai bordi della strada rotabile che vi dà accesso sono parapetti e muretti che costituiscono comode panche, su cui, anche fuori della stagione balneare seggono membri di un “circolo autoctono”, senza statuto e programma. C’è il fuochista di caldaie per riscaldamento, fumatore ossessivo di sigarette; c’è un giardiniere; c’è un poliziotto; c’è lo chef pensionato del Grand Hotel “Cinque stelle” Santa Venere; c’è il padrone di un ristorante del “Porto”. Si tollerano reciprocamente nella diversità di opinioni e pareri sulla politica locale e nazionale. Comunque, per prudenza, non insistono nel parlare di politica nazionale, e locale, per non suscitare contrapposizioni. C’è il laico, e c’è il “Cristiano” che, talvolta, non omette di bestemmiare santi, e beati, per rimproverarli del loro mancato intervento alla richiesta di risolvere situazioni critiche.

La maggior parte di questi interlocutori non legge carta stampata; trae le sue informazioni dalle trasmissioni radiotelevisive. 

    

Il toponimo del “Porto” deriva dall’essere stato l’approdo sicuro per le piccole barche, a remi, dei pescatori locali, veri e propri contadini del mare, a caccia di pesce da vendere nel Lagonegrese e dintorni.

E’ di questi giorni la notizia secondo cui la Società nazionale di salvamento, in collaborazione con il Gruppo di Idraulica marittima dell’Università della Basilicata, ha condotto uno studio sull’indice di sicurezza della balneazione del litorale tirrenico lucano tra Fiumicello e Castrocucco, caratterizzato da costoni rocciosi inframmezzati da cale e spiagge, con 19 aree di balneazione.

Oggi, il “Porto”, delimitato tra la Macchia Mediterranea del Monte San Biagio e la diga foranea, è diventato sede di ormeggio di piccole e medie imbarcazioni, i cui proprietari provengono da diverse regioni d’Italia, ed anche da Tortora Marina e Praia a Mare, prive di insenature adeguate. E con ciò, il Porto è diventato un buon motore dell’economia di Maratea.

Tra le piante della Macchia Mediterranea del Monte San Biagio, le laboriose donne di Maratea, le “libanare”, raccoglievano i libani, fibre vegetali da intrecciare per le corde da legare tra barche ed ancore. Oggi le poche “libanare” confezionano, con l’aggiunta di filo di cotone, non corde per attracchi, ma cappelli, borse, “Centrini” per mobili.   

Al “Porto”, sono nati ristoranti “Grand Gourmet”, pizzerie, bar, gelaterie, boutiques di alta moda, posti di vigilanza per le imbarcazioni, che danno lavoro a decine di persone.

La via di accesso al Porto è una “bretella” che discende dalla strada provinciale Sapri Maratea, lungo la quale sopravvivono ulivi secolari, querce, e pini.

La banchina del Porto è sede di parcheggio per automobili e motocicli, e parte di essa, corredata da comode panche, è luogo di passeggiate, seppur brevi, per viandanti occasionali, e per habituè. 

Al “Porto” c’è l’unico negozio di articoli per imbarcazioni, di piccolo e grosso cabotaggio, alla fonda, il cui proprietario offre comode sedie ad amici, ed occasionali clienti, che si incontrano, discutono su temi vari, e, seppure, con opinioni diverse, si rispettano reciprocamente, tanto da essere denominata, goliardicamente, “Accademia della Caniglia”, parafrasando la prestigiosa “Accademia della Crusca”. Tra l’altro, in un angolo della battigia del “Porto”, dopo le ore 17, si riunisce un gruppo di giocatori di carte, definibile “l’Accademia del tressette”.

Purtroppo, di questi tempi, anche al Porto, chiudono storici ristoranti a picco sul mare, per anzianità di servizio dei gestori, non sostituiti.

Risalendo dal Porto lungo la succitata bretella, c’è una vecchia dimora, che si affaccia sul mare, nata come sede di elioterapia per ammalati di bronchi, polmoni, rachitismo. Ed ancora più in alto, è il Grand Hotel Cinque stelle “Santa Venere”, sede di vacanza per ospiti illustri dell’Arte, del giornalismo, della letteratura.

A Maratea, infatti, veniva, per una lunga vacanza, abitando alla “Pendinata”, Giorgio Bassani, ed amava giocare a tennis nel campo del “Santa Venere”. Lo stesso Bruno Innocenti, archistar della statua del Cristo Redentore, abitava al Porto. 

In conclusione, non è fuori luogo dire “Grazie” ai laboriosi artigiani, contadini, pescatori, operai; e all’ingegnere Berardino Polcaro, consigliere della Cassa per il Mezzogiorno, a Stefano Rivetti per gli stabilimenti tessili che vollero a Maratea. Oggi, Maratea contribuisce a limitare lo spopolamento che affligge la Basilicata ed il Sud Italia.  

Maratea 15 ottobre 2024              

Nessun commento:

Posta un commento