Il sindaco di Tortora, Toni Iorio, pensa al ricorso al Consiglio di Stato, mentre Antonio Ponzi, ex assessore all’ambiente di Tortora fa appello alla costituzione di un nuovo comitato di difesa esteso ai cittadini dei comuni limitrofi. Ma intanto l’impianto di eliminazione rifiuti pericolosi e non, da 300 metri cubi di rifiuti giornalieri per un totale di 110mila metri cubi all’anno, della ditta Co.Gi.Fe. Ambiente, può riaprire. Dopo la chiusura del novembre 2013 disposta dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Paola su richiesta della locale Procura della Repubblica a seguito del riscontro di una serie di inadempienze relative al sistema di depurazione dei fanghi. Inadempienze che configuravano diverse ipotesi di reato tra le quali il disastro ambientale. Il giudizio di primo grado, a luglio 2021 e poi a novembre 2023 la Corte di Cassazione alla quale si era appellato il Comune di Tortora, hanno chiarito che il fatto non sussiste. Insomma il presunto disastro non si sarebbe verificato.

 

Ma rimangono alcune criticità. Incontrovertibilmente. La prossimità al corso del fiume Noce, la distanza di 200 metri dal sito d’interesse comunitario “Valle del Noce” e la vicinanza di siti inseriti nella rete Natura 2000. Senza contare, a detta dell’amministrazione di Tortora e di quella dei Comuni limitrofi, le possibili ricadute nefaste sull’economia locale, basata in gran parte sul turismo. Specificatamente quello balneare per Tortora, Bandiera blu 2023.

La discarica è lì dal 1992. Nata per ospitare rifiuti liquidi speciali non pericolosi. “Un impianto assolutamente incompatibile con la natura dei luoghi e del territorio”, scrive Italia Nostra. Spiegando come “le acque della depurazione venivano convogliare nel fiume Noce e tramite questo, dopo un breve tragitto, riversate nel mare, interessando sul lato destro la costa del comune di Maratea e a sinistra le spiagge di Tortora e di Praia a Mare, aree a forte presenza turistica, di grande pregio ambientale, interessate da rilevanti Siti di Interesse Comunitario: a poco più di un centinaio di metri dalla foce del fiume Noce in sequenza continua, infatti si estendono i SIC della regione Basilicata Marina di Castrocucco, Isola di Santoianni e costa prospiciente, Acquafredda di Maratea; nel comune di Praia a Mare Isola di Dino, Fondali Isola di Dino-Capo Scalea.

Nel 2005 ecco il parere favorevole di compatibilità ambientale con prescrizioni per trasformare la discarica in un impianto di eliminazione di rifiuti pericolosi e non. Nel 2009 l’Autorizzazione Integrata ambientale che abilita la messa in esercizio. Nel 2011 l’avvio delle indagini per disastro ambientale che porteranno al sequestro preventivo dell’area nel novembre 2013, al quale a dicembre segue la sospensione della validità e dell’efficacia dell’AIA. Ma non è tutto. Nel gennaio 2018 la Regione Calabria chiede per la ripresa delle attività, constatata la vicinanza al SIC “valle Noce”, l’ottenimento della Valutazione d’Incidenza Ambientale (Vinca). Che richiede anche la Regione Basilicata, a novembre 2020, e poi rilascia ad aprile 2021. Si arriva al 2023 e “stante la perdurante inerzia della Regione”, nella recente sentenza del Tribunale amministrativo di Catanzaro, il TAR Calabria nomina, quale commissario ad acta per la conclusione del procedimento, il capo dipartimento Sviluppo Sostenibile del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica”. Ad ottobre arriva il rinnovo, nonostante il parere negativo del Comune di Tortora.

Quel che segue è noto. Il Comune di Tortora e quelli limitrofi ricorrono al Tar che gli dà torto. Dopo oltre undici anni la discarica può riaprire. Per il Comune di Tortora non rimane che appellarsi al Consiglio di Stato e sperare nella causa inerente gli usi civici demaniali che graverebbero sui terreni sui quali si trova l’impianto per il trattamento dei rifiuti.