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L’OCCUPAZIONE PRECIPITA NEL SILENZIO GENERALE
Di Pietro Simonetti il
La
situazione occupazionale e produttiva in Basilicata sta precipitando nel
silenzio generale e tra nuovi e vecchi rituali fatti di
tavoli, incontri senza esiti, appelli inascoltati.
La
recente audizione dell’Ad di Stellantis in commissione parlamentare
indica un disimpegno che sconfina impudentemente nella richiesta di
incentivi per dare possibilità agli italiani di comprare una macchina.
I
punti di crisi in Basilicata aumentano a partire dall’indotto del
petrolio, quindi dalla Total,che, ricordiamo, non ha mantenuto neanche
l’impegno di realizzare la fabbrica di assemblaggio di droni.Una delle
tante promesse.
Dobbiamo
ricordare che nell’area di Melfi,in circa tre anni si sono persi, tra
Stellantis e fornitori, circa 3000 posti anche a seguito degli accordi
per incentivi alle dimissioni sottoscritti da alcune organizzazioni
sindacali.
Un
“autodafé” che sarà studiato a lungo nei prossimi anni per comprendere
un particolare aspetto della rappresentanza sindacale e del suo
sostaziale appoggio alla controparte padronale che praticava e pratica
la dismissione.
La
vicenda della Favorit di Tito, ex Calzaturificio Gardenia di Potenza,
con tanti contributi statali, assomiglia molto a quella della ex Firema
che ha chiuso l’azienda in Basilicata per spostare altrove le
lavorazioni .
Proprio
quest’ultima storia fatta di incontri, locali e nazionali, richiama alla
memoria l’esito della reindustrializzazione e rioccupazione dei
dipendenti rimasti alla Comes 2 di Tito con il contributo regionale di 4
milioni gestito dal Dipartimento sviluppo, il quale, contattato, non
da notizie su riassunzioni ed attività produttive promesse.
Si
stanno consultando da mesi con le strutture di avviamento al lavoro e
di controllo. Ci sono state dimissioni incentivate tipo quelle di
Stellantis? Attendiamo di conoscere cosa è accaduto veramente.
Nel
contempo nelle aree industriali gestite da Api-Bas regna il fermo: da
due anni nessuna nuova assegnazione né recupero dei capannoni
inutilizzati, nessuna bonifica e soprattutto nessun piano della gestione
dei servizi, mentre della liquidazione dell’ Asi non ci sono tracce
documentali per i creditori ed altri
Un quadro del declino sempre più vasto e geometrico che viene digerito con la perenne ritualità dell’attesa e della speranza.
Anche
a livello delle parti sociali si registrano prese di posizioni, denunce
postume, richieste di concertazione, patti sociali, varie ed
eventuali.
Non
si vede un colpo di reni, una reazione, una piattaforma comune che metta
in movimento i lavoratori, i disoccupati: tutto troppo per una società
che si è adagiata fatalisticamente. La foto dell’incontro in Regione per
la vertenza Favorit è l’immagine della subalternità raggiunta dal mondo
del lavoro, con gli operai in ascolto dietro la finestra, a significare
emblematicamente l’esclusione.
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