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Di Redazione il
E’ DI QUESTI GIORNI L’AVVIO OPERATIVO DI UN COMITATO REGIONALE PER LA DIFESA DELL’ACQUA PUBBLICA, ALLA LUCE DELLE MANOVRE CHE SI STANNO FACENDO INTORNO ALLA NUOVA S.P.A “ACQUE DEL SUD ” CHE PREVEDE L’ACCESSO DEI PRIVATI NELLA SOCIETA’ CON UNA QUOTA NON SUPERIORE AL 30 PER CENTO. QUESTO INGRESSO NON SI LIMITA ALLA PARTECIPAZIONE FINANZIARIA MA E’ LEGATO ALLA VOLONTà DI ALCUNE AZIENDE ( TRA CUI ACQUEDOTTO PUGLIESE E ACEA ,MESSISI INSIEME) DI PUNTARE ALLA GESTIONE DELLA DISTRIBUZIONE DELLA RISORSA NEL POTABILE. NON E’ CHI NON VEDA COME MENTRE LA TITOLARITA’ DELLA RISORSA PASSA DALLE REGIONI ALLO STATO ATTRAVERSO UNA SOCIETA’ PUBBLICO-PRIVATA, LA GESTIONE OPERATIVA DELLA STESSA RITORNA ALL’ACQUEDOTTO PUGLIESE CHE SARA’ ARBITRO DI DEFINIRE PRIORITA’ NEL SODDISFACIMENTO DEI BISOGNI E PRIORITA’ NELLE OPERE DI MANUTENZIONE O DI REALIZZAZIONE DI TRATTI DELLE RETE DISTRIBUTIVA. NON SOLO SIAMO STATI ESPROPRIATI, MA CI STANNO FACENDO RITORNARE SOTTO IL TALLONE DI ACQUEDOTTO PUGLIESE. PER CONTRASTARE QUESTO DISEGNO E’ NECESSARIO NON SOLO RECLAMARE LA PARTECIPAZIONE DELLA BASILICATA AL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DI ACQUE DEL SUD SPA, MA ANCHE RIPENSARE AL RUOLO DI ACQUEDOTTO LUCANO CHE E’ PUBBLICO MA CHE DEVE ACQUISIRE LA CAPACITA’ OPERATIVA CHE LE PERMETTA DI STARE SUL MERCATO. NON E’ CERTO UN CASO CHE LE BUSTE DI PLASTICA CONTENENTE ACQUA PER L’EMERGENZA IDRICA DEI 29 COMUNI DEL POTENTINO ARRIVANO …DA BARI E DA ACQUEDOTTO PUGLIESE . UN REGALO CHE E’ ANCHE UN AVVERTIMENTO SU DOVE PUO’ PORTARCI QUESTA BEFFA COLOSSALE, FRUTTO DI UN IMBROGLIO E UN TRADIMENTO DA PARTE DI CHI DOVEVA DIFENDERE L’INTERESSE DELLA BASILICATA E NON L’HA FATTO. CIO’ DETTO PRESENTIAMO IL DOCUMENTO CHE ILLUSTRA LE MOTIVAZIONI DI QUESTA INIZIATIVA, PORTATA AVANTI CON DETERMINAZIONE DA AVS, CINQUESTELLE, RIFONDAZIONE E POI SINDACATI, ASSOCIAZIONI ECC. ( ROCCO ROSA)
“Catastrofica” è stata definita dai tecnici di Acquedotto Lucano l’inedita e paradossale situazione in cui si trovano 140.000 abitanti di una regione ricchissima di acqua che fra qualche giorno potrebbero vedersi interrompere la fornitura perché il Camastra, diga da 32 milioni di metri cubi, è quasi vuoto. Acquedotto lucano spa è la struttura pubblica che deve portare l’acqua fino alle nostre case, ma chi si occupa delle dighe?
Fino all’anno scorso c’era EIPLI, Ente pubblico operante in Puglia, Lucania ed Irpinia, ma dal 1 gennaio di quest’anno è entrata in funzione la nuova società “Acque del Sud” spa istituita dal governo Meloni (D.L. n.44/2023 – L. n. 74/2023) con vari compiti fra cui quello di gestire le grandi opere idrauliche a servizio di queste regioni e dell’intero Mezzogiorno.
Oggi la necessità di mantenere l’acqua in mano pubblica è diventata ancora più inderogabile per la crisi climatica, che ha ridotto le precipitazioni e prosciugato fonti e falde idriche rendendo questo bene ancora più scarso e, quindi, più prezioso per i viventi. Il mezzogiorno d’Italia è fra i territori più interessati da fenomeni di desertificazione ed anche i dati della sede lucana dell’Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale ci dicono che le precipitazioni sul Camastra sono passate dai 383 mm. del periodo aprile/ottobre del 2023 ai 167 ai mm. dello stesso periodo del 2024.
da altre cause; -la necessità di avviare ampi programmi di bonifica di falde e corsi d’acqua inquinati; – l’assoluta necessità di prevedere ed attuare misure sia di adattamento e di mitigazione che, soprattutto, di contrasto all’incremento delle temperature; -la necessità di tener conto non solo dell’uso potabile ma anche di quello irriguo allo scopo di assicurare la continuità produttiva di agricoltori ed allevatori ed impedire l’abbandono delle terre e la soppressione degli allevamenti; -l’inderogabilità di importanti investimenti per il miglioramento e l’adeguamento tecnologico di reti e grandi infrastrutture necessarie a garantire a tutti i cittadini lucani il diritto fondamentale di accedere all’acqua pulita (Dichiarazione ONU A/64/L.63) nelle quantità previste dall’OMS (50/100 l./giorno a persona)
Il governo Meloni si è schierato invece con i grandi capitali offrendo loro l’occasione, bloccata dal referendum, di inserirsi nel business dell’acqua anche nelle due sole regioni che la gestivano ancora in forma pubblica: Puglia e Basilicata. Sicché ACEA, che fra le quattro grandi multiutilities che monopolizzano sul piano nazionale la gestione dei servizi pubblici a rete (ACEA, IREN, HERA, A2A) è quella che ha il controllo del Sud, non ha perso tempo ed il 7 giugno 2024 ha costituito una partnership con Acquedotto Pugliese s.p.a. per partecipare alla gara per diventare socio industriale di Acque del Sud. Ci torna però in mente un evento che si verificò nel 2017 nel lago di Bracciano, che serve l’abitato di Roma ed è gestito anch’esso da ACEA. In un breve periodo il lago si prosciugò, inspiegabilmente, quasi del tutto e la colpa venne interamente attribuita alla crisi climatica; poi, invece, le inchieste della magistratura evidenziarono che ACEA aveva effettuato prelievi impropri commettendo un reato di disastro ambientale aggravato ed otto componenti del c.d.a. vennero rinviati a giudizio. E’ una buona premessa questa?
Va inoltre precisato che la sede principale di AdS è stata localizzata a Bari e di Bari è anche il Presidente del suo Consiglio di Amministrazione. Quella di Potenza è solo una delle tante possibili sedi secondarie, eliminabili nel tempo: la Basilicata, insomma, dove sono localizzate la maggior parte sia delle risorse idriche che delle grandi opere idrauliche, è stata relegata ad un ruolo del tutto marginale. Il tutto senza una sola parola di protesta da parte dell’Amministrazione Regionale. Ora, dopo qualche mese di gestione da parte della nuova spa privatizzata, ci troviamo alle prese con questa catastrofe. Le domande sorgono spontanee: come mai AdS non ha subito provveduto a fare una ricognizione tecnica per verificare lo stato delle dighe? Come è possibile che, pur sapendo che la crisi climatica avrebbe potuto creare problemi rilevanti, non abbia assunto provvedimenti per scongiurare l’attuale catastrofe? Sono state annunciate opere di miglioramento della diga di Monte Cotugno e questo è meritorio, ma per il Camastra, che serve quasi un terzo dei lucani, è stato previsto qualche intervento o ci si limita a sperare che piova?
Oltretutto
dai dati forniti dall’Autorità di Bacino sembrerebbe che i prelievi
quotidiani medi dal Camastra, nel 2024 siano aumentati rispetto a quelli
del 2023 e che nel 2024 si riscontri un loro aumento proprio in
corrispondenza delle restrizioni idriche Come mai? In conclusione, noi
firmatari chiediamo che tutte le amministrazioni preposte si attivino
nell’immediato per fornire risposte adeguate e soprattutto per definire
strategie credibili, non emergenziali e che tengano conto del trend
peggiorativo causato dalla crisi climatica. Stigmatizziamo inoltre
l’apertura al privato del gestore
delle grandi opere idrauliche e
comunichiamo il nostro intento di attivarci per ottenerne la
ripubblicizzazione e per opporci a qualunque eventuale tentativo di
privatizzazione anche di Acquedotto Lucano spa, considerato anche che il
D.L. n.153 del 17.10.2024 nella sua versione finale non prevede più
l’obbligo delle spa a totale capitale pubblico di aprirsi al privato.
L’acqua deve essere pubblica, perché “Si scrive acqua, si legge
democrazia”.
Coordinamento Regionale Acqua Pubblica Basilicata, Padre Alex Zanotelli, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, Alleanza Verdi Sinistra AVS , Rifondazione Comunista di Basilicata , M5S Basilicata , Potere al Popolo Basilicata , La Basilicata Possibile , Gruppo Consiliare “Brienza Bene Comune” , CGIL Potenza, USB Basilicata, Coordinamento No Triv Basilicata , Rivista Valori, WWF Potenza e Aree Interne, EHPA, Liberiamo la Basilicata, Pax Christi – Punto Pace di Potenza, ARCI Basilicata, Associazione Carta di Venosa, Laboratorio di Educazione alla Pace Potenza, Opposizione Studentesca d’Alternativa (OSA) Basilicata, Cambiare Rotta Basilicata, Ambiente e Legalità Matera, Macondo Officine Culturali Potenza, LucaniaWorld OdV, Naturempatia APS, Difendiamo le Terre Joniche, Con.Pro.Bio, Ce.St.Ri.M. Centro di Studi e Ricerche sulle Realtà Meridionali
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