Tra "falsi pentiti", alcuni dei quali legati alla Nuova Camorra Organizzata, e "falsi testimoni", furono quasi venti le persone che tirarono in ballo Tortora indicato quale corriere di stupefacenti per conto della NCO. Accuse che i magistrati partenopei dissero di aver vagliato e riscontrato con attenzione. Il giornalista, rinchiuso nel carcere di Regina Coeli e poi in quello di Bergamo, scrisse numerose lettere per proclamare la sua innocenza e solo dopo sette mesi di detenzione ottenne gli arresti domiciliari nella sua casa di Milano.