UN LUCANO TRA QUEI SEICENTOMILA SOLDATI I.M.I.
“La patria guarda altrove”. Un libro da leggere contro l’erosione della memoria.
“Vedi quelle sentinelle dietro i reticolati? Sono loro i
prigionieri di Hitler, non noi. Noi a Hitler e Mussolini diciamo no,
anche quando ci vogliono prendere per fame.”
(Sergente Cecco Baroni, internato in Germania).
Dopo l’armistizio i soldati italiani fedeli alla Patria non vollero
tradire e rimasero fedeli al Regno d’Italia agli ordine del Re. Non
seguirono Mussolini, nella sua fuga e nella sua alleanza con i nazisti
contro l’Italia.
Oltre 600mila soldati vennero fatti prigionieri e trasportati nei lager
tedeschi e classificati come civili lavoratori così da eludere i
protocolli della Convenzione di Ginevra sui diritti dei prigionieri di
guerra.
Con lo status di civili vennero usati come manodopera nella industrie belliche tedesche lavorando in condizioni disumane di fame, freddo e fatica.
Mussolini non si impose con Hitler né trattò la liberazione di queste migliaia italiani. Questi uomini erano considerati un pericolo per la propaganda poiché al ritorno alle loro famiglie potevano essere testimoni della vera faccia del fascismo.
Chi tradì la patria e gli italiani?
Chi sono i traditori della Patria?
Queste domande non nascono per caso ma dalla lettura di un libro del bravo Antonio Petrocelli famoso come attore ma altrettanto bravo come scrittore e ricercatore storico.
Il libro “ La Patria guarda altrove” racconta, con documenti e fonti calibrati con una scrittura coinvolgente , tra le pieghe della storia poco conosciuta, ciò che accadde a uno di questi 600mila soldati italiani che mai tradirono la Patria e invece vennero traditi da Mussolini e usati da Hitler.
Armando Miele, sottotenente, originario di Montalbano Jonico (Basilicata), morì di stenti e fatica in uno di questi lager.
“Armando è costretto a spogliarsi all’aperto, a lasciare la sua uniforme
per terra e ad entrare nudo, insieme a tutti gli altri, in un freddo
locale dove deve sottoporsi ad una doccia di acqua caldissima che
all’improvviso diventa freddissima. Poi gli ufficiali vengono spinti a
forza ad uscire di nuovo nel cortile, e ad attendere, bagnati, nella
fredda giornata di fine ottobre, che i vestiti ritornino dalla stanza
della disinfestazione. Armando aspetta, raccogliendosi con le braccia
intorno al corpo nudo e stringendosi nel gruppo, nel vano tentativo di
difendersi dalle folate di freddo, fino a quando una guardia non
rovescia nel cortile i vestiti fumanti, che hanno subito la
disinfestazione. È una pena andare a ricercare nel mucchio la propria
roba e rivestirsi, senza la possibilità di asciugarsi”.
Antonio Petrocelli segue le tracce dell’uomo, uno tra i molti anti-eroi che hanno attraversato la drammaticità del fascismo e nazismo, e parallelamente opera anche contro “l’erosione della memoria”, come lui stesso afferma.
Nessun commento:
Posta un commento