martedì 29 agosto 2023

UN UOMO DI NOME...LIBERO

 

-  Da  https://www.rainews.it  -

 
Era il 29 agosto del 1991

Palermo ricorda Libero Grassi, ucciso dalla mafia per aver detto no al racket.

L'imprenditore aveva denunciato il pizzo con una lettera al Giornale di Sicilia. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi: "È ancora fonte di ispirazione per le nuove generazioni"

Palermo ricorda Libero Grassi, ucciso dalla mafia per aver detto no al racket
Rai
Libero Grassi
"Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l'acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia". Era il 10 gennaio del 1991. L'imprenditore Libero Grassi, attraverso una lettera inviata al Giornale di Sicilia alzava la testa contro la mafia, ribellandosi apertamente alla violenza di Cosa nostra. Un atto rivoluzionario in una Sicilia in cui pochi imprenditori avevano il coraggio di denunciare il racket. Un coraggio che Grassi pagherà con la propria vita qualche mese dopo: il 29 agosto infatti, alle sette e mezza del mattino, a Palermo, mentre stava andando al lavoro a piedi un killer gli scarica 4 colpi di pistola uccidendolo. Cosa nostra in questo modo punirà chi, apertamente e pubblicamente, aveva avuto l'ardire di ribellarsi, di tentare di liberarsi dal cappio stretto attorno alle aziende siciliane.
 
 

Libero Grassi da uomo probo e dalla schiena diritta lottava per i suoi ideali, sempre, senza mai abbassare la testa. Fu un martire laico nella lotta civile e imprenditoriale alle mafie. Nato a Catania nel 1924 in una famiglia antifascista (il suo nome è esso stesso un tributo a Giacomo Matteotti), a 8 anni si trasferisce a Palermo. Studierà tra Palermo e Roma, sognerà di diventare diplomatico ma asseconderà il volere del padre commerciante. Si forma a Gallarate, nel profondo nord industriale; formazione che gli permetterà di tornare in Sicilia e aprire uno stabilimento tessile.

Libero Grassi non era un semplice imprenditore tutto "fabbrica e lavoro", è stato un grande attivista civile, impegnato nella politica dapprima avvicinandosi ai Radicali poi al Partito Repubblicano. Ma il suo più grande impegno è stato nella lotta alla mafia da imprenditore, attraverso un gesto che a quel tempo appariva rivoluzionario: rifiutarsi di pagare il pizzo, obiettando con un secco no alle telefonate del fantomatico "geometra Anzalone". "Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere. Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al 'Geometra Anzalone' e diremo no a tutti quelli come lui", scriverà nella missiva indirizzata al Giornale di Sicilia. Preziosa la sua collaborazione per individuare gli estorsori, i fratelli Avitabile, temibili esattori della famiglia Madonia di Resuttana. Grassi denunciò il suo isolamento; dopo la lettera si sentì solo, avvertì la mancata vicinanza di Sicindustria. Oramai vulnerabile fu bersaglio facile per la mafia. 

Autori e mandanti furono poi individuati: a premere il grilletto fu Salvino Madonia, figlio del boss di Resuttana, ma il via libera al suo omicidio fu deliberato dall'intera Cupola. La sua morte, come accaduto altre volte in Sicilia con il sacrificio di altri eroi civili, contribuì a dotare l'Italia di uno strumento a favore degli imprenditori coraggiosi; nello specifico al varo del decreto che porta alla legge anti-racket 172, con l'istituzione di un fondo di solidarietà per le vittime di estorsione. Un sacrificio che non è risultato vano, una morte che ha scosso le coscienze e convinto molti imprenditori allora come oggi, a distanza di 32 anni esatti, a denunciare il pizzo.

Il ministro Piantedosi: "Libero Grassi ha lasciato un'impronta indelebile"

"Nella storia di ogni Paese ci sono persone destinate a lasciare un'impronta profonda, indelebile, nella vita di singoli cittadini e di intere comunità. Libero Grassi è uno di loro. Uomo di straordinario coraggio e integrità, sfidò la mafia pagando con la vita il suo rifiuto di piegarsi al ricatto del pizzo". La sua ferma opposizione alla criminalità organizzata lo ha reso simbolo di resistenza e di eroismo civile". Lo ha ricordato il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, in occasione del 32esimo anniversario dell'assassinio di Libero Grassi, sottolineando fra le molte azioni di contrasto alle mafie, anche "il fondamentale" ruolo svolto dall'ufficio del Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura, diretto dal Prefetto Nicolò, e dalla rete di associazioni che ne sostiene l'impegno sui territori.

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