EX PAMAFI COMPRESA
- Da www.talentilucani.it -
Di Pietro Simonetti il

Pietro Simonetti
Iniziamo un viaggio nell’industria redditizia della gestione di curatele fallimentari e liquidazioni in Basilicata.
Nei giorni scorsi la cronaca giudiziaria si e’arricchita di un caso di mala gestione di una curatela fallimentare nell’area del melfese con perizie false ed altro.
Ieri il Tgr ha raccontato della vicenda della discarica di rifiuti speciali e pericolosi della ex Pamafi di Maratea
In realtà la regione e’ricca di curatele, liquidazioni in corso da decenni con danno per lavoratori,creditori,territorio.
Siamo a settembre del 2023 e da 22 mesi e stata scoperta , dai Carabinieri della Compagnia di Potenza, un deposito di 5000 tonnellate di rifiuti speciali in uno dei 100 capannoni vuoti o non utilizzati censiti in Basilicata.
Cento immobili e tantissime attrezzature , asportare o vendute a prezzi stracciati, del valore di oltre 250 milioni che ,sommati ai trecento del patrimonio della Regione Basilicata ,ai 150 del consorzio di Bonifica ed altri 200 milioni di beni di Comuni,Provincie ed altri Enti territoriali come le Comunita’ Montane corrispondono al valore dei fondi Pnrr spettanti alla Regione.
Una risorsa non utilizzata,dispersa,messa a disposizione dei predatori di rame, dei saccheggiatori di impianti sanitari ed altro,della gestione ,in moltissimi casi di curatori e liquidatori in sonno o protesi ad allungare sine die curatele e liquidazioni.
Leggi ,norme,finanziamenti regionali ignorati per il riutilizzo dei siti produttivi,pubblici e riuso privato come accade in altri territori del Paese.
Si tratta della Nuova Ari , una delle 15 aziende finanziate alla legge 219 nel sito di Baragiano,ma di competenza del Municipio di Balvano, fallita e abbandonata. Dopo mesi una nuova scoperta ad Atella:La Mim, una delle aziende dei post sisma finanziate dall'”angelo del terremoto” di Como,il geometra Pirovano,arrestato dal Giudice Lancuba di Melfi per diverse truffe, che atterrava con l’elicottero in Irpinia per gestire con la collaborazione dei “pali” locali i finanziamenti di 20 fabbriche quasi tutte chiuse o revocate . Nella Mim gli inquirenti hanno trovato un deposito di ecoballe per migliaia di tonnellate, nessuno dell’allora consorzio ASI si i è accorto di nulla per molto tempo.Altre scoperte recenti in Val Basento.
Siti inutilizzati trasformati in discariche di rifiuti speciali e pericolosi e gestiti da curatori e liquidatori come scoperto recentemente anche a Tito alla ex Daramic.
La piu’ grande discarica si trova a Maratea,zona Castrocucco,pochi metri dalla spiaggia,circa quaranta ettari di impianti dismessi della ex Pamafi, (poi Flomar),l’azienda florovivaistica fondata dal Conte Rivetti e affondata negli anni novanta da una azienda privata del Monte Amiata a cui la regione,inopinatamente, aveva ceduto l’azienda.
La ex Pamafi ,in liquidazione perpetua da parte di tre commercialisti nominati dal Ministero dello Sviluppo, doveva essere restituita alla Regione da tempo. L’ azienda toscana non ha pagato il mutuo contratto a suo tempo con la Cassa Contadina.
La Regione ,tra contenzioni legali e trattative concluse con intese, non ha ancora rimesso piede nel sito e non ha utilizzato il finanziamento per la bonifica della UE pe il riuso e l’attuazione del progetto “la Cittadella dell’Ambiente”.
Ogni tanto e con regolare scadenza a Castrocucco scoppia un incendio. Poi, spento il fuoco e diradato il fumo torna il” sonno” del Comune e della Regione.
La Regione ha deliberato che il sito contiene centinaia di tonnellate di “rifiuti speciali e pericolosi”, ma non interviene ed il Comune neanche.
Intanto la situazione si aggrava nei luoghi dove i rifiuti continuano a produrre effetti ,nel caso di Maratea in piena area turistica ora interessata da una frana.
A poche settimane dai 43 anni dal sisma ,a circa 19 dalla liquidazione dell’azienda di Castrocucco,sarebbe opportuno fare qualcosa di concreto per bonificare le aziende citate e riutilizzare una parte dei cento capannoni e dei patrimoni pubblici
Sarebbe il caso,tenuto conto che la Regione ha i fondi,procedere con le bonifiche, per l’Api -Bas recuperare i capannoni per nuovi investenti evitando di tornare a cementificare aree industriali e artigianali.
Lavoro sinora evidentemente giudicato troppo impegnativo per il Dipartimento Sviluppo impegnato a utilizzare i fondi europei per bandi fotocopia anche nelle aree Sin non bonificate da trenta anni come quella di Tito e della Valle del Basento.
Meglio assistere alla dissipazione di ingenti risorse pubbliche , private e contare su nuove pratiche. Il Passato,anche recente,e’ accantonato e lasciato oggi alla criminalità’.
Vanno bene i convegni, gli annunci.Prima le promesse i fatti…. forse.
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