sabato 25 novembre 2023

IL CALVARIO DI UNA FAMIGLIA

 


Graziano Scagni e Antonella Zarri, genitori di Alberto e Alice.

Oggi è la "Giornata internazionale contro la violenza sulle donne" e il mio pensiero, con un commosso abbaccio, va a questi genitori e ai loro due figli, Alice ed Alberto, componenti di una famiglia, un tempo serena e felice, progressivamente devastata dal dolore. Ora sono soli Graziano ed Antonella, dopo che Alberto, con gravi problemi psichici, ha ucciso la sorella Alice.  Riconosciuto seminfermo di mente, trascorre i suoi giorni da recluso in una cella con altri e, lì è stato aggredito,  prima a Genova e da ultimo a Sanremo con violenza inaudita da due compagni, che lo hanno ridotto in fin di vita.

Non hanno più lacrime i genitori, ai quali rimane solo la forza per dedicarsi, con tutto l'amore possibile, al loro unico nipotino, il bimbo di Alice.

Sono stati genitori premurosi mamma Antonella e papà Graziano e, con crescente preoccupazione, si sono dedicati amorevolmente al figlio Alberto, ormai adulto, nel vano tentativo di proteggerlo e aiutarlo a  superare la malattia mentale, nonostante la manifesta sua aggressività all'interno della famiglia, poi sfociata nell'uccisione della sorella Alice.

Alice ed Alberto

 

Hanno chiesto ripetutamente aiuto perchè le competenti Autorità preposte potessero per tempo intervenire per evitare il peggio a fronte dell'evidente pericolo legato alla situazione mentale del figlio e alle sue continue minacce.  Tutto invano ed Alice è morta... mentre Alberto, dopo l'ultima aggressione in carcere è da qualche giorno in coma farmacologico ed in pericolo di vita.

Hanno tutte le ragioni Graziano ed Antonella, affranti dal dolore, a denunciare quanto loro accaduto in assenza di quel preventivo, necessario aiuto, pur  fortemente e più volte richiesto, perchè qualcuno intervenisse per l'opportuno ricovero e cure in favore di Alberto, che dava segnali di crescente aggressività verbale e fisica.

Ed hanno tutte le ragioni per denunciare ora quanto subito in breve tempo da quest'ultimo, con acclarata malattia di mente, in un luogo (cella di un carcere con altri detenuti violenti) da ritenere di per sè non idoneo all'accertato, precario stato di salute del figlio, in condizione e situazione  tali da poter determinare, di fatto,  una sua condanna...a morte. 

Quale sarà il destino di Alberto, se sopravviverà alla grave violenza subita, nonostante il monito di origine divina "Nessuno tocchi Caino"...?

 

 


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