Pietro Simonetti


Negli ultimi anni con la prevalenza dell’industria delle sagre, dei convegni come rito della reclame, i borghi di facciata, la paesologia del ricordo triste, è iniziato il declino della gestione e della fruizione di alcuni  principali giacimenti culturali della Basilicata.

Ieri è stato ripresentato a Roma il documentario su Villa Nitti di Maratea,uno dei contenitori europei piu` importanti, da tempo inutilizzato dopo una travagliata ristrutturazione durata 40 anni, a seguito dell’acquisizione della Regione Basilicata negli anni settanta per scelta di Paolo Nitti.
La Villa realizzata negli anni 20 dello scorso secolo, rimessa in sesto dopo un recente incendio vive ora in attesa di conoscere il suo destino. Per il momento solo controllo a distanza  e attività di vigilanza.
Dopo le decisioni di chiudere il presidio Asia e non attuare i progetti finanziati dalla UE relativi al Centro nazionale di formazione degli operatori dell’accoglienza e del Centro delle Culture migranti, temi cari alla cultura di Nitti, il sito fa da location a sporadiche iniziative, poca cosa rispetto all’attività a suo tempo messa in atto dalla  Fondazione Nitti e da Fabrizio Barca all’inizio degli anni 2000, con investimenti in attrezzature, informatiche e tecniche, attività’ di ricerca, e dibattiti di interesse nazionale ed europeo.
 
 
 
 
L’attuale amministrazione regionale, la disattenta  amministrazione comunale  ne hanno determinato il fermo.
 
Anche il Convento di Santa Maria dell’ Orsoleo  a Santarcangelo gode della stessa sorte. Un grande patrimonio che doveva ospitare iniziative di alto livello culturale resta nell’oblio.
 
Analogamente, il Castello di Lagopesole, chiuso da circa 4 anni, resta interdetto ai visitatori, compresi il connesso  Museo dell’Emigrazione Lucana intestato al compianto Nino Calice.
Tutto questo nonostante la fine dei lavori di manutenzione straordinaria siano terminati da tempo ed i collaudi effettuali.
La mancata riapertura del Castello comporta una perdita secca di circa 20.000 visitatori all’anno che non pare provocare reazioni nazionali e locali delle Autorità ministeriali e regionali.
Disinteresse culturale e mancata cura della memoria storica, ed anche dei flussi turistici di  natura  economica, sono il segno distintivo e di comportamento di quanti sono preposti al governo di questi siti.
 
Di particolare evidenza sono i segni di declino a Maratea, anche dal punto di vista culturale e turistico.
L’inerzia, accompagnata dal pressappochismo, aggravata da alluvioni e frane e dalla chiusura di importanti strutture ricettive sta determinando un vistoso passo indietro nella crescita della località balneare, una crescita che avrebbe potuto godere della valorizzazione del notevole patrimonio delle ex Pamafi se solo in questi venti anni si fosse effettuata la bonifica di quel sito che ormai è un deposito di rifiuti, ben 28 mila mc, anche speciali e pericolosi, la più grande discarica del Basso Tirreno.
 
Invece di valorizzare le risorse, gestire il territorio, le risorse naturali, produttive si rincorrono riconoscimenti, premi e medaglie.
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Una specie di gara con fuga dalla realtà   e dalle responsabilità di governo. Intanto monta la protesta dei cittadini, la crisi economica, la disaffezione alla partecipazione, come ha dimostrato la tappa a Moliterno del Premio letterario Basilicata: più relatori che. spettatori per una iniziativa sulla improbabile transizione energetica. Petrolio e Letteratura.