Anna Maria Scarnato

Nei cortei, sugli striscioni dei manifestanti, nelle Scuole, nella Chiesa, nei discorsi comuni, nelle aule dei Tribunali, del Parlamento, la Giustizia è una parola sempre presente a rappresentare la richiesta di un diritto per un gruppo o solamente per una persona. Le famiglie chiedono agli insegnanti una “giusta” valutazione per i propri figli soprattutto in rapporto con gli altri alunni, il giusto merito, secondo loro. Gli operai nelle fabbriche chiedono un salario commisurato al lavoro e all’inflazione; le mogli e i figli dei lavoratori morti sul lavoro chiedono giustizia; giustizia nei tribunali dove si fronteggiano difesa e accusa. La chiedono le famiglie dei bambini deportati in altre terre durante la guerra tra invasori e aggrediti, i capi di Stato Europei al Tribunale dell’AIA denunciando uccisioni e torture durante i conflitti, una pace “giusta” tanti che vedono in pericolo il mondo per l’ondata bellica sempre più in espansione. Giustizia per i ragazzi bullizzati nelle scuole, per le strade, sui social, uccisi per noia da amici o sconosciuti, per i carcerati che vivono in celle strette e invivibili e con ore d’aria ridotte in spazi angusti. Giustizia per Regeni, per Mahsa Amini, uccisa in Iran per una ciocca di capelli fuori posto. La giustizia si configura Sicurezza, Inclusione, riconoscimento delle Diversità, è Uguaglianza, è Lavoro, è Diritto umano, è Dignità, è giusto Salario, ma in ogni contesto è richiesta di Vita. 

 

Una vita che non è giusta e non risponde ai diritti essenziali e sacrosanti non è assimilabile al principio di giustizia. Se la giustizia non si ispira ai valori della Costituzione che include la dignità di ogni uomo, non è giusta e assume carattere di un giudizio di parte, di interesse e tutela di pochi, è tendenza al favoritismo, all’interpretazione delle leggi scritte secondo il proprio “buon senso” (buono per sé e gli amici) e a “sentimento”. Diviene ingiustizia quando il denaro pubblico lo si distribuisce alle categorie protette, quando si parla di spreco da eliminare per le leggi fatte da partiti contrapposti solo per sminuirli di fronte all’opinione pubblica, quando, di fronte alle evidenze che provano l’infrazione di principi costituzionali circa la cura e l’accoglienza di ogni uomo che arriva nei territori, viene disatteso il rispetto per i diritti umani dal respingimento in mare aperto per abuso di potere. Quale rispetto per la parola Giustizia si può testimoniare se la generazione attuale ha di fronte falsi modelli educativi in cui c’è il rischio di identificarsi? Personaggi politici che ritengono “giusto” aver difeso i confini della Patria, dando ordine di non far sbarcare immigrati in mare da giorni e stremati, avocando a sé il diritto di farlo in nome del popolo e affermando che tornando indietro lo rifarebbe, quale insegnamento dalla ministra Santanchè, da Del Mastro, da Lollobrigida, difesi dalla Presidente del Consiglio perché parte della maggioranza, da Toti che si potrebbe rivedere nel testo della canzone di Cochi e Renato “E la vita e la vita”, nei versi che così dicono: ”Uno tira  soltanto di destro, l’altro invece ha avuto un sinistro…e la vita e la vita e la vita l’è bella, l’è bella basta avere l’ombrella, l’ombrella ti ripara la testa….. e la vita la vita e la vita l’è strana , l’è strana, basta una persona che si monta la testa, è finita la festa”. Eppure tutti gli “amici” che ogni giorno usano la parola giustizia, hanno indirizzato l’opinione pubblica verso una strumentalizzazione politica del caso ed un accanimento dei giudici. Eh sì la Giustizia non deve esercitarsi contro i potenti, hanno “l’ombrello”! E fanno le leggi affinchè certe operazioni che prima erano reato, ora entrano nella legittimità amministrativa dei sindaci che vedono ridotta la loro responsabilità a rispondere a condanne al risarcimento di somme richieste, con l’approvazione da parte della Commissione Giustizia della Camera di una modifica sul comma 2 all’art.2407 c.c. Dove può trovare casa la Giustizia nella programmazione di un bilancio che non dà priorità e sostanza alla Sanità morente ma vuole investire sulla costruzione di un ponte dei sogni di un ministro? Ma non dichiara la Meloni che il tempo degli sprechi è finito? Ma lo doveva dire al suo parlamentino lucano che invece, appena nominato, ha approvato un’indennità di 2000 euro agli stipendi dei consiglieri regionali. Dov’è “il giusto”, il risparmio in un periodo di crisi e debito sanitario? Si sono sprecati fondi per sovvenzionare il centro di accoglienza migranti di Palazzo S. G. senza vigilare che dentro regnasse rispetto e giustizia, aspettando per meravigliarsi che lì gli uomini in attesa di conoscere il loro destino, erano già stati condannati dall’ ingiustizia cieca ad un trattamento da “bestie”. Di questo passo chi governa mostra di avere un concetto padronale della giustizia. Eppure questo vento di governo tende ad incolpare uno dei poteri dello Stato mettendo in dubbio la correttezza di comportamento nell’esercizio del suo ruolo: la Magistratura tutta. C’è un tentativo di intimorire e condizionarla, dimenticando la sua indipendenza dagli altri poteri. Ma la Bilancia che è nei tribunali deve testimoniare agli uomini che la Giustizia non distingue figli e figliastri. Che “l’ombrella” non sempre riesce a riparare la testa di chi si monta la testa. Prima o poi la festa finisce.