Grazie a Mimmo Esposito
A Maratea è più famoso
il nipote di Raffaele Ginnari, di nome Casimiro, divenuto Cardinale,
il cui padre, Nicola, fu ritenuto dalla polizia borbonica capo della
Carboneria di Maratea e già il nonno del
Cardinale era stato uno dei promotori
della rivoluzione repubblicana del 1799.
Poco rimane invece,
pur essendo stato un patriota italiano,
di RAFFAELE GINNARI, nato a Maratea da Casimiro e
Vincenza Marotta il 20 maggio 1799 e
morto a Lagonegro il 3 febbraio 1865, di idee mazziniane.
Fece parte delle società carbonare e nel 1828 partecipò alle rivolte cilentane per essere poi fautore dei moti calabresi del 1848. Si arruolò nei “Cavalieri della Morte”, comandati da COSTABILE CARDUCCI. Insieme a questi ed ai suoi compagni fu protagonista dello sbarco ad Acquafredda del 4 luglio 1848 e, diversamente dal Carducci, riuscì a sfuggire alla cattura e a scappare sino a Cersuta. Costabile Carducci, catturato, fu poi ucciso. Raffaele, arrestato nel 1849 in Calabria, fu condannato a 24 anni di lavori forzati, ridotti poi a 12. Nel 1859 fu trasferito dal carcere di Procida a domicilio forzato in Scalea e nel 1860 aderì al movimento insurrezionale lucano. Rientrato a Maratea, vi promosse la costituzione di una Giunta insurrezionale. Morì a Lagonegro all’età di 66 anni.
Fece parte delle società carbonare e nel 1828 partecipò alle rivolte cilentane per essere poi fautore dei moti calabresi del 1848. Si arruolò nei “Cavalieri della Morte”, comandati da COSTABILE CARDUCCI. Insieme a questi ed ai suoi compagni fu protagonista dello sbarco ad Acquafredda del 4 luglio 1848 e, diversamente dal Carducci, riuscì a sfuggire alla cattura e a scappare sino a Cersuta. Costabile Carducci, catturato, fu poi ucciso. Raffaele, arrestato nel 1849 in Calabria, fu condannato a 24 anni di lavori forzati, ridotti poi a 12. Nel 1859 fu trasferito dal carcere di Procida a domicilio forzato in Scalea e nel 1860 aderì al movimento insurrezionale lucano. Rientrato a Maratea, vi promosse la costituzione di una Giunta insurrezionale. Morì a Lagonegro all’età di 66 anni.
Raffaele era, dunque, zio del Cardinale Casimiro Gennari, e
la sua famiglia paterna era composta da
noti carbonari e patrioti risorgimentali, che hanno scritto pagine di storia “locale e minore”,
assolutamente degna di essere ricordata
e trasmessa alle generazioni future.
In questa direzione va il libro di Mimmo
Esposito, napoletano di nascita ma marateota di adozione,
“UNO DEI
TANTI - Raffaele
Ginnari, patriota di Maratea -
Guida editori", recentemente presentato presso il Centro culturale “Josè
Mario Cernicchiaro”, dove l’autore, persona semplice, schiva e determinata,
visibilmente emozionato, ha reso
palpabile il suo grande amore per la sua terra, per Napoli e Maratea con la sua prima prova letteraria,
dedicata alle peripezie di Don Raffaele,
uno dei tanti patrioti ignoti del Risorgimento, nato proprio a Maratea,
allora piccolo borgo del Regno delle Due
Sicilie.
Poca è la documentazione storica rintracciata e consultata da
Mimmo, e non poteva essere diversamente, ma grandi sono la sua passione e la
sua sensibilità, con le quali, tra storia e fantasia, riesce a far rivivere
Raffaelle Ginnari, tanto che a me, durante la lettura, è successo ad
un certo momento e più volte di sentirmi e vedermi al
fianco del patriota in quegli anni così lontani, proprio come un cittadino qualunque,
specialmente nel leggere la libera
ricostruzione dei tragici fatti di Acquafredda e della morte di Costabile
Carducci.
Si tratta di una libera ricostruzione di fatti realmente accaduti e, tuttavia, relegati in
una pagina minore e poco conosciuta della nascita dell’Unità d’Italia.
Mimmo Esposito ha aperto questa pagina, appena
leggibile, ed ampliandola magistralmente, ne ha estratto vicende umane, dalle quali trarre esempio ed insegnamento e
valori cui ispirarsi.
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