giovedì 5 marzo 2015

Con Raffaele Ginnari tra storia e romanzo


Grazie  a  Mimmo  Esposito
 

A  Maratea è  più famoso  il nipote di Raffaele Ginnari, di nome Casimiro, divenuto  Cardinale,  il cui padre, Nicola, fu ritenuto dalla polizia borbonica capo della Carboneria di Maratea e già  il nonno del Cardinale era stato  uno dei promotori della rivoluzione repubblicana del 1799.
Poco  rimane invece, pur essendo stato un patriota italiano,  di  RAFFAELE  GINNARI, nato a Maratea da Casimiro e Vincenza Marotta il 20 maggio  1799  e  morto a Lagonegro il 3 febbraio 1865, di idee mazziniane. 
Fece parte delle società carbonare e nel 1828 partecipò alle rivolte cilentane per essere poi fautore dei moti calabresi del 1848. Si arruolò nei “Cavalieri della Morte”, comandati da  COSTABILE  CARDUCCI. Insieme a questi ed ai suoi compagni fu protagonista dello sbarco ad Acquafredda del 4 luglio 1848 e, diversamente dal Carducci, riuscì a sfuggire alla cattura e a scappare sino a Cersuta.  Costabile Carducci, catturato, fu  poi  ucciso.  Raffaele, arrestato nel 1849 in Calabria, fu condannato a 24 anni di lavori forzati, ridotti poi a 12. Nel 1859 fu trasferito dal carcere di Procida a domicilio forzato in Scalea e nel 1860 aderì  al movimento insurrezionale lucano. Rientrato a Maratea, vi promosse la costituzione di una Giunta insurrezionale.  Morì a Lagonegro all’età di  66 anni.
Raffaele era, dunque, zio del Cardinale Casimiro Gennari, e la sua famiglia paterna  era composta da noti carbonari e  patrioti  risorgimentali, che hanno  scritto pagine di storia “locale e minore”, assolutamente degna di essere  ricordata e trasmessa alle generazioni future.
In questa direzione va il libro  di Mimmo  Esposito, napoletano di nascita ma marateota di adozione,
 “UNO  DEI  TANTI  -  Raffaele  Ginnari, patriota di Maratea -  Guida editori", recentemente presentato presso il Centro culturale “Josè Mario Cernicchiaro”, dove l’autore, persona semplice, schiva e determinata, visibilmente emozionato,  ha reso palpabile il suo grande amore per la sua terra, per Napoli  e Maratea con la sua prima prova letteraria, dedicata alle  peripezie di Don  Raffaele,  uno dei tanti patrioti ignoti del Risorgimento, nato proprio a Maratea, allora piccolo borgo  del Regno delle Due Sicilie.
Poca è la documentazione storica rintracciata e consultata da Mimmo, e non poteva essere diversamente, ma grandi sono la sua passione e la sua sensibilità, con le quali, tra storia e fantasia, riesce a far rivivere Raffaelle  Ginnari, tanto  che a me, durante la lettura, è successo ad un certo momento e più volte di sentirmi e vedermi  al  fianco del patriota in quegli anni così lontani,  proprio come un cittadino qualunque, specialmente  nel leggere la libera ricostruzione dei tragici fatti di Acquafredda e della morte di Costabile Carducci.
Si tratta di una libera ricostruzione di fatti  realmente accaduti e, tuttavia, relegati in una pagina minore  e poco conosciuta  della nascita dell’Unità d’Italia.
 Mimmo  Esposito ha aperto questa pagina, appena leggibile, ed ampliandola magistralmente, ne ha estratto vicende umane,  dalle quali trarre esempio ed insegnamento e valori cui  ispirarsi.
 

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