giovedì 5 marzo 2015

Una bicicletta controcorrente


Andrea, il figlio di Gino Bartali, a Maratea  per la “Giornata della Memoria”.


Si  tratta  della  bicicletta  di  Gino  Bartali, il grande campione di ciclismo dichiarato  “Giusto  tra le Nazioni” nel 2013  dallo Yad Vashem, il memoriale ufficiale israeliano delle vittime dell’olocausto  fondato nel 1953, con riconoscimento per i non ebrei che hanno rischiato la vita per salvare quella anche di un solo ebreo durante le persecuzioni nazifasciste.

Gino Bartali  era nato  a Ponte a Ema, piccolo centro toscano, il 18 luglio 1914 e la sua luminosa carriera sportiva non poté che essere fortemente condizionata dalla seconda guerra mondiale. Egli rischiò la vita per salvare quella dei perseguitati e destinati ai campi di concentramento e lo fece usando la sua bicicletta per nascondere carte e documenti falsi per aiutare gli ebrei ad avere una nuova identità. Con  la scusa del suo allenamento percorreva  tantissimi  chilometri  da una  città all’altra con particolare dedizione soprattutto tra il settembre 1943 ed il giugno del 1944.
 Per il suo coraggio e la sua umanità il grande Bartali  ha  ricevuto  la medaglia d’oro al Merito civile  dal  Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.
Per “la Giornata della Memoria” sabato 24 gennaio è stato  possibile ricordare a Maratea il campione  delle due ruote ed, in particolare, il campione di umanità con una Relazione storica del Prof. Mario Avagliano in un incontro con il figlio Andrea  presso la sala  “Maracongress”  dell’I.S.I.S.  sul tema “La Shoah italiana e Gino Bartali “Giusto tra le Nazioni”.
 L’iniziativa  del Centro culturale “Josè Mario Cernicchiaro”, che ha coinvolto la Proloco, il Comune, la Parrocchia e l’Istituto statale di Istruzione superiore “Giovanni Paolo II”,   per  non  dimenticare, ha  consentito di rivivere momenti del  percorso di vita di un uomo, grande ciclista, capace di andare, in un tempo di atrocità e barbarie, con  la sua  bicicletta  controcorrente, facendo il bene in silenzio, anche a rischio della sua vita.  Tra i  tanti  ricordi  di Andrea,  autore  del libro “Gino  Bartali, mio papà” ci  sono  anche le parole che il padre amava ripetere “Il bene si fa  ma non si  dice”.   Forse  anche  per  questo il   suo  nome è stato   associato   più  al mondo dei campioni  dello   sport  che a quello dei campioni di umanità.
 

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