Andrea, il figlio di Gino Bartali, a Maratea per la “Giornata della Memoria”.
Si tratta della
bicicletta di Gino
Bartali, il grande campione di ciclismo dichiarato “Giusto
tra le Nazioni” nel 2013 dallo
Yad Vashem, il memoriale ufficiale israeliano delle vittime dell’olocausto fondato nel 1953, con riconoscimento per i
non ebrei che hanno rischiato la vita per salvare quella anche di un solo ebreo
durante le persecuzioni nazifasciste.
Gino Bartali era
nato a Ponte a Ema, piccolo centro
toscano, il 18 luglio 1914 e la sua luminosa carriera sportiva non poté che
essere fortemente condizionata dalla seconda guerra mondiale. Egli rischiò la
vita per salvare quella dei perseguitati e destinati ai campi di concentramento
e lo fece usando la sua bicicletta per nascondere carte e documenti falsi per
aiutare gli ebrei ad avere una nuova identità. Con la scusa del suo allenamento percorreva tantissimi
chilometri da una città all’altra con particolare dedizione
soprattutto tra il settembre 1943 ed il giugno del 1944.
Per il suo coraggio e
la sua umanità il grande Bartali ha ricevuto
la medaglia d’oro al Merito civile
dal Presidente della Repubblica,
Carlo Azeglio Ciampi.
Per “la Giornata della Memoria” sabato 24 gennaio è stato possibile ricordare a Maratea il
campione delle due ruote ed, in
particolare, il campione di umanità con una Relazione storica del Prof. Mario
Avagliano in un incontro con il figlio Andrea
presso la sala
“Maracongress” dell’I.S.I.S. sul tema “La Shoah italiana e Gino Bartali
“Giusto tra le Nazioni”.
L’iniziativa del Centro culturale “Josè Mario
Cernicchiaro”, che ha coinvolto la Proloco, il Comune, la Parrocchia e
l’Istituto statale di Istruzione superiore “Giovanni Paolo II”, per
non dimenticare, ha consentito di rivivere momenti del percorso di vita di un uomo, grande ciclista,
capace di andare, in un tempo di atrocità e barbarie, con la sua
bicicletta controcorrente,
facendo il bene in silenzio, anche a rischio della sua vita. Tra i
tanti ricordi di Andrea,
autore del libro “Gino Bartali, mio papà” ci sono
anche le parole che il padre amava ripetere “Il bene si fa ma non si
dice”. Forse anche
per questo il suo
nome è stato associato più
al mondo dei campioni dello sport
che a quello dei campioni di umanità.
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