lunedì 18 maggio 2020

GLI AMICI INVISIBILI

E’ vero, l’Italia è Paese di Santi, tanti Santi, forse troppi, sia di ieri che di oggi, ed il loro culto è largamente diffuso e profondamente radicato in ogni parte del suo territorio!

Particolarmente significative in merito sono le considerazioni seguenti:

Don Gigino – dice l’anziana parrocchiana al prete che tentava discretamente di ridurre il numero di statue di santi presenti in chiesa – se lei crede che noi veniamo in chiesa solo per Gesù Cristo, si sbaglia di grosso! Ci ridia i nostri santi!  Classico esempio di una religiosità popolare cattolica che ha smarrito la centralità di Gesù Cristo nella fede cristiana e rasenta la superstizione? Forse. Ma, più probabilmente, il segno che le persone semplici percepiscono i santi - anche e soprattutto quelli locali e meno famosi –  come uomini e donne alla loro portata, esempi che possono essere imitati, o chiamati in soccorso nelle traversie della vita, proprio in virtù del fatto che anche loro le hanno affrontate.
-Enzo Bianchi (Comunità di Bose), da Il popolo degli amici invisibili (La Repubblica del 17 gennaio 2016)-

Eccoli gli amici invisibili: sono proprio i Santi che il popolo vede e sente più vicini di Dio, più facilmente raggiungibili quasi in un rapporto familiare, e capaci di recepire la sofferenza individuale e collettiva sino a miracolosamente alleviarla, sopirla o farla cessare. E non possono che essere patrimonio di tutti, credenti e non, appartenendo alla nostra storia.

Tanto vale anche per Maratea, piccolo Comune del Mezzogiorno d’Italia, con tanti Santi e con il suo protettore San Biagio, privato quest’anno dei solenni, lunghi festeggiamenti annuali secondo tradizione causa emergenza sanitaria da Covid-19 (coronavirus) ma non certo di un più intenso, silenzioso rapporto spirituale da parte della nostra comunità. Sono state possibili, comunque, solenni celebrazioni liturgiche- senza la partecipazione dei fedeli, presso la Basilica pontificia.

La tradizionale festa è rinviata per la giusta e prioritaria tutela della salute pubblica e non si deve escludere che il pericolo e lo stravolgimento della vita quotidiana, per fortuna senza alcun contagiato, causati dall’epidemia-pandemia anche a Maratea possano portare, con minore, superstiziosa e bigotta esteriorità, ad un diverso e più spirituale approccio al culto del Santo protettore come degli altri Santi.

Maggio 2019
Con recente sua “Pillola” in www.calderano.it, Gian Carlo Marchesini, nel riferirsi ad un nuovo libro su San Biagio di Luca Luongo, ha posto alcune domande rimaste sin qui senza risposta, anche da parte del giovane ricercatore marateota, ben consapevole dell’essersi dedicato a qualcosa che gli ha consentito di dare alla stampa l’ennesimo libro sulle vicende del Santo di origini armene.

Eppure sarebbe auspicabile un tentativo di risposta da parte del Luongo e, perché no, anche da parte dello stesso Marchesini, che ben conosce la nostra realtà così vicina, per certi aspetti, a quella del suo Veneto cattolicissimo.

Penso che San Biagio faccia ora parte e da tanto tempo della storia della nostra comunità, di credenti e non, nel bene e nel male in cammino attraverso i secoli e con legame profondo tra le diverse generazioni. Insomma, è un importante amico invisibile…, il cui culto potrà essere, proprio perché dato storico, anche meno appariscente, meno “intenso e pervasivo” senza nulla togliere alla sua storica sacralità.

E sarà, tuttavia, preferibile tener sempre distinte vicende di uomini e donne riconosciuti poi, per il loro esempio di vita, come Santi dalla Chiesa cattolica da quelle di tanti altri uomini e donne indubbiamente nel tempo divenuti famosi, illustri e meritevoli di rispetto e ricordo nella nostra società come, ad esempio,  Francesco Saverio Nitti. 
Che la bella villa sulla splendida costa di Acquafredda, ora di proprietà regionale, cessi di essere vuota ed abbandonata in ricordo dello statista e per essere finalmente presente ed attiva nel contesto socio-culturale di Maratea e della Basilicata!

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