E’ vero, l’Italia è Paese di Santi, tanti Santi, forse
troppi, sia di ieri che di oggi, ed il loro culto è largamente diffuso e
profondamente radicato in ogni parte del suo territorio!
Particolarmente significative in merito sono le
considerazioni seguenti:
Don Gigino – dice l’anziana parrocchiana al prete che tentava
discretamente di ridurre il numero di statue di santi presenti in chiesa – se
lei crede che noi veniamo in chiesa solo per Gesù Cristo, si sbaglia di grosso!
Ci ridia i nostri santi! Classico esempio
di una religiosità popolare cattolica che ha smarrito la centralità di Gesù
Cristo nella fede cristiana e rasenta la superstizione? Forse. Ma, più
probabilmente, il segno che le persone semplici percepiscono i santi - anche e
soprattutto quelli locali e meno famosi –
come uomini e donne alla loro portata, esempi che possono essere imitati,
o chiamati in soccorso nelle traversie della vita, proprio in virtù del fatto
che anche loro le hanno affrontate.
-Enzo Bianchi (Comunità di Bose), da Il popolo degli amici
invisibili (La Repubblica del 17 gennaio 2016)-
Eccoli gli amici invisibili: sono proprio i Santi che il
popolo vede e sente più vicini di Dio, più facilmente raggiungibili quasi in un
rapporto familiare, e capaci di recepire la sofferenza individuale e collettiva
sino a miracolosamente alleviarla, sopirla o farla cessare. E non possono che
essere patrimonio di tutti, credenti e non, appartenendo alla nostra storia.
Tanto vale anche per Maratea, piccolo Comune del Mezzogiorno
d’Italia, con tanti Santi e con il suo protettore San Biagio, privato
quest’anno dei solenni, lunghi festeggiamenti annuali secondo tradizione causa
emergenza sanitaria da Covid-19 (coronavirus) ma non certo di un più intenso,
silenzioso rapporto spirituale da parte della nostra comunità. Sono state
possibili, comunque, solenni celebrazioni liturgiche- senza la partecipazione
dei fedeli, presso la Basilica pontificia.
La tradizionale festa è rinviata per la giusta e prioritaria
tutela della salute pubblica e non si deve escludere che il pericolo e lo
stravolgimento della vita quotidiana, per fortuna senza alcun contagiato,
causati dall’epidemia-pandemia anche a Maratea possano portare, con minore,
superstiziosa e bigotta esteriorità, ad un diverso e più spirituale approccio al
culto del Santo protettore come degli altri Santi.
Maggio 2019 |
Con recente sua “Pillola” in www.calderano.it, Gian Carlo Marchesini, nel
riferirsi ad un nuovo libro su San Biagio di Luca Luongo, ha posto alcune
domande rimaste sin qui senza risposta, anche da parte del giovane ricercatore
marateota, ben consapevole dell’essersi dedicato a qualcosa che gli ha
consentito di dare alla stampa l’ennesimo libro sulle vicende del Santo di
origini armene.
Eppure sarebbe auspicabile un tentativo di risposta da parte
del Luongo e, perché no, anche da parte dello stesso Marchesini, che ben
conosce la nostra realtà così vicina, per certi aspetti, a quella del suo Veneto cattolicissimo.
Penso che San Biagio faccia ora parte e da tanto tempo della
storia della nostra comunità, di credenti e non, nel bene e nel male in cammino
attraverso i secoli e con legame profondo tra le diverse generazioni. Insomma,
è un importante amico invisibile…, il cui culto potrà essere, proprio perché dato storico,
anche meno appariscente, meno “intenso e pervasivo” senza nulla togliere alla
sua storica sacralità.
E sarà, tuttavia, preferibile tener sempre distinte vicende
di uomini e donne riconosciuti poi, per il loro esempio di vita, come Santi dalla
Chiesa cattolica da quelle di tanti altri uomini e donne indubbiamente nel
tempo divenuti famosi, illustri e meritevoli di rispetto e ricordo nella nostra
società come, ad esempio, Francesco
Saverio Nitti.
Che la bella villa sulla
splendida costa di Acquafredda, ora di proprietà regionale, cessi di essere
vuota ed abbandonata in ricordo dello statista e per essere finalmente presente
ed attiva nel contesto socio-culturale di Maratea e della Basilicata!
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