-Da "PILLOLE" di Gian Carlo Marchesini in www.calderano.it-
"Ho letto con attenzione e interesse il nuovo libro su San Biagio di Luca
Luongo, autore che personalmente non conosco ma stimo.
E' lo stesso Luongo a precisare che il suo libro su San Biagio si aggiunge ad
altri dieci sulle vicende del Santo. Ora, io che vengo dal profondo Veneto
cattolicissimo, e fin dall'infanzia ho sperimentato quanto può essere presente
in una realtà sociale la Chiesa Cattolica con qualcuno dei suoi mille Santi,
forse proprio per questo mi sento autorizzato a chiedere: ma come mai Maratea
ha costruito in così larga misura la sua identità
storica, sociale e pubblica sulla figura di un Santo il cui petto è
avventurosamente arrivato sulle sue coste dall'Armenia secoli fa? Cosa ha a che fare Maratea con San Biagio, perché la
cittadina lucana si è così intensamente identificata e votata al culto di una
persona sia pure di vita, storia e valore sicuramente elevati? Mi spingo a
porre una domanda che non mi sembra né irriverente né gratuita: potrebbe
esistere una Maratea senza un culto di San Biagio così intenso e pervasivo? Ma
perché si ritiene di maggior senso e significato per il benessere pubblico
cittadino tributare tutto questo omaggio collettivo a
un personaggio sicuramente di rilievo ma arrivato dall'Armenia già defunto,
mentre la villa di Acquafredda, fatta erigere da Francesco Saverio Nitti, dove
l'intellettuale, l'economista, il politico meridionalista, lo statista
democratico e antifascista lucano ha composto le sue migliori opere, è oggi
praticamente vuota e abbandonata, usata un paio di volte l'anno per delle
sfilate istituzionali di pura facciata? Ma cosa e chi
decide la natura, la storia, l'identità di una comunità"?
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