giovedì 7 maggio 2020

IN RICORDO DI ALDO MASULLO FILOSOFO DI STRADA


-Articolo di Valerio Mignone pubblicato da "Il Quotidiano del sud- Edizione Basilicata"  del 7 maggio 2020-



Il 24 aprile scorso, all’età di 97 anni, si è spento Aldo Masullo, docente emerito di Filosofia morale presso l’Università di Napoli Federico II, e uno dei protagonisti del dibattito filosofico italiano nel secondo dopoguerra. L’ho conosciuto al Senato, nel 1996. Anch’egli indipendente di Sinistra-L’Ulivo, era stato eletto nel Collegio di Boscotrecase-Nola. Mi disse che era stato allievo del filosofo Cleto Carbonara, nato a Potenza, e che era amico di Gerardo Marotta, cultore dell’Illuminismo napoletano, di famiglia originaria di Brienza, da cui proveniva Mario Pagano.

Le radici lucane della sua formazione furono alla base della mia attenzione verso di Lui. Ma da Masullo mi sentii attratto ancora di più per i suoi studi sulla filosofia di Giordano Bruno, frate in quel convento di San Domenico Maggiore in Napoli, che, studente, costeggiavo ogni giorno per andare al vecchio Policlinico. Io mi sentivo legato al frate di Nola, arso vivo a Roma, a Campo dei Fiori, per condanna del Tribunale dell’Inquisizione.

Masullo parlava di Carbonara come di un lucano laico, generoso, e corretto. Prima di lui, gli era stato maestro Antonio Aliotta. Con l’uno e con l’altro, i collaboratori avevano libertà di pensiero, e facoltà di posizioni ideologiche diverse; non chiusure culturali preconcette, che possono spingere a deplorevoli settarismi. L’autonomia intellettuale di Aliotta e Carbonara consentì agli allievi di agire anch’essi al di fuori del circuito storicistico dominante di Croce e della dialettica di Giovanni Gentile.
Dopo Carbonara, giunse all’Università di Napoli Paolo Filiasi Carcano, un pugliese, docente di Filosofia teoretica, interessato alla psicoanalisi e alla fenomenologia. Coinvolto in queste discipline, Masullo, nel 1962 andò a Friburgo per approfondirle, ed elaborò un suo pensiero su Morale ed Etica, scrivendo che “assolutismo e fondamentalismo sono nemici dell’uomo”, che ci “si può condividere e confrontare anche nelle rispettive diversità”, che “Il relativo è la salvezza”.

Interessato all’antropologia medica, e, ispirandosi al pensiero di Freud, Masullo definì il concetto di “Paticità”, intesa come coscienza, pur nella difficoltà di conoscere se stessi e gli altri. E aggiungeva che l’ascolto dell’altro, “lo stare accanto” può essere il metodo per capire, e che per trovare l’accordo tra “paticità” diverse occorre essere “intersoggettivi”. Sul piano sociale, poi, di tanto in tanto, a parer suo, occorre “smontare” la società e ricostruirla, così come non si lascia l’acqua immobile nello stagno, per evitare che imputridisca.

Al Senato, negli intervalli dei lavori d’Assemblea, ci si chiamava per nome, indipendentemente dall’età e dallo schieramento politico di appartenenza, e ci si parlava con il Tu. Di questa confidenza con Masullo, io non abusavo, perché al suo cospetto avvertivo il carisma naturale del Maestro, e la soggezione per la sua maggiore età. Però, ben presto questa barriera cadde; e si conversava, confidenzialmente, su temi vari. Così di Masullo scoprii la sua partecipazione, nell’estate 1960, alla sommossa di popolo contro il governo Tambroni, a Piazza Cavour, in cui la polizia, a bordo di camionette, disperdeva la folla con manganelli e lacrimogeni. E, al contrario di altri docenti universitari, non aveva ostacolato il Movimento studentesco del ’68, ma colse quel clima per innovare la didattica con il coinvolgimento degli stessi giovani.

Masullo, oltre che all’Università, contemperava, e tesseva “Pensiero ed azione civile” all’interno dell’Accademia Pontaniana, della Società Nazionale di Scienze, Lettere ed Arti di Napoli, e dell’Accademia Pugliese delle Scienze.

La vita parlamentare per Masullo iniziò nel 1972, con il PCI, che, in forte crisi politica, era alla ricerca di personalità di prestigio da coinvolgere e candidare nelle sue liste, per recuperare consenso e voti. Toccò proprio a Masullo, in terza posizione, dopo Giorgio Amendola e Giorgio Napolitano; egli accettò, perché sentì l’impegno politico come un dovere verso l’altro. E così, durante le varie campagne elettorali, che lo portarono anche al Senato, divenne filosofo “di strada”, perché, a suo parere, la filosofia, come vincolo tra pensiero e vita, andava diffusa anche tra il popolo, per poter organizzare “il bene comune”. Di spirito libero e indipendente, ebbe qualche travaglio nel PCI, come altri indipendenti! Ma con il suo naturale comportamento era eticamente inattaccabile.

Al Senato, nella prima fila degli scranni dell’emiciclo di sinistra eravamo suoi interlocutori Raffaele Bertoni, già presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, e compagno di battaglie di Masullo, Antonella Bruno Ganeri, letterata, preside a Paola, ed io; alle nostre spalle, l’antropologo Luigi Lombardi Satriani. Quando prendeva la parola Aldo, sui banchi più in alto, appena alla nostra sinistra, ci si girava all’unisono verso di Lui, richiamati dalla ben nota concordanza di idee. Trattava argomenti difficili con parole semplici o neologismi; e, affascinante parlatore, inchiodava gli ascoltatori sulle panche, con una musicalità della voce, che veniva dalla mente e dal cuore. Sostenitore della libertà di voto, di buon grado appose la sua firma ad un mio disegno di legge su ineleggibilità alla carica di consigliere regionale. 

Figlio di ferroviere, e diventato Uomo di scienza, Masullo ha conservato sempre la sua “intersoggettività” emotiva. Alcuni anni fa ero nella famosa Saletta rossa della libreria Guida a Port’Alba, con don Mario, il suo mitico proprietario, e giunse una telefonata; era Aldo Masullo, feci segno a don Mario di passarmelo, senza fare il mio nome; riconobbe la mia voce, ed espresse “paticità”, il suo sentimento amichevole nei miei riguardi. Gli ricordai la promessa fattami di venire a Maratea per una conversazione all’Università, non accademica, ma Popolare dell’Età Libera, allungando, di poco, il suo viaggio da Ascea, ove collaborava con il Festival della Filosofia in Magna Grecia, già Scuola eleatica di Parmenide. Si sentì in “colpa” per quella promessa non mantenuta, e giustificandosi con la sua età, ripromise che, prima o poi, sarebbe venuto! Con la sua scomparsa, quel viaggio rimane “sospeso”, nel significato della “lingua napoletana”, che egli amava!

Caro Aldo, Te ne sei andato in pochi giorni, non per il Covid-19, che non ha trovato ospitalità nella Tua “senectus”, pur debilitata nella forza fisica. Ben saldo nel pensiero fino all’ultimo, ci mancheranno i tuoi intriganti editoriali sui quotidiani, con i quali esplicitavi problematiche socioculturali, con perizia e stile. Si potrà rimediare leggendo qualcuno dei tuoi saggi, che fanno parte della Storia della filosofia, con cui continuerai a vivere su questa terra!
Ci conforta sapere che Tu ti troverai bene nell’al di là! Starai tra Giordano Bruno e San Tommaso d’Aquino che, grazie ai tuoi scritti, ed alla “Paticità” intersoggettiva, anch’essi hanno fatto pace per l’eternità!

Ciao, Aldo! Anche da parte della Università Popolare dell’Età Libera di MarateaTrecchina!

Maratea 4 maggio 2020
                                                                                                        Valerio Mignone

Nessun commento:

Posta un commento