-Articolo di Valerio Mignone pubblicato da "Il Quotidiano del sud- Edizione Basilicata" del 7 maggio 2020-
Il 24 aprile scorso,
all’età di 97 anni, si è spento Aldo Masullo, docente emerito di Filosofia
morale presso l’Università di Napoli Federico II, e uno dei protagonisti del
dibattito filosofico italiano nel secondo dopoguerra. L’ho conosciuto al Senato,
nel 1996. Anch’egli indipendente di Sinistra-L’Ulivo, era stato eletto nel
Collegio di Boscotrecase-Nola. Mi disse che era stato allievo del filosofo
Cleto Carbonara, nato a Potenza, e che era amico di Gerardo Marotta, cultore
dell’Illuminismo napoletano, di famiglia originaria di Brienza, da cui
proveniva Mario Pagano.
Le radici lucane della
sua formazione furono alla base della mia attenzione verso di Lui. Ma da
Masullo mi sentii attratto ancora di più per i suoi studi sulla filosofia di
Giordano Bruno, frate in quel convento di San Domenico Maggiore in Napoli, che,
studente, costeggiavo ogni giorno per andare al vecchio Policlinico. Io mi
sentivo legato al frate di Nola, arso vivo a Roma, a Campo dei Fiori, per
condanna del Tribunale dell’Inquisizione.
Masullo parlava di Carbonara
come di un lucano laico, generoso, e corretto. Prima di lui, gli era stato
maestro Antonio Aliotta. Con l’uno e con l’altro, i collaboratori avevano
libertà di pensiero, e facoltà di posizioni ideologiche diverse; non chiusure
culturali preconcette, che possono spingere a deplorevoli settarismi. L’autonomia intellettuale di Aliotta e
Carbonara consentì agli allievi di agire anch’essi al di fuori del circuito
storicistico dominante di Croce e della dialettica di Giovanni Gentile.
Dopo Carbonara, giunse all’Università
di Napoli Paolo Filiasi Carcano, un pugliese, docente di Filosofia teoretica, interessato
alla psicoanalisi e alla fenomenologia. Coinvolto in queste discipline, Masullo,
nel 1962 andò a Friburgo per approfondirle, ed elaborò un suo pensiero su
Morale ed Etica, scrivendo che “assolutismo e fondamentalismo sono nemici
dell’uomo”, che ci “si può condividere e confrontare anche nelle rispettive
diversità”, che “Il relativo è la salvezza”.
Interessato all’antropologia
medica, e, ispirandosi al pensiero di Freud, Masullo definì il concetto di “Paticità”, intesa come coscienza, pur nella
difficoltà di conoscere se stessi e gli altri. E aggiungeva che l’ascolto
dell’altro, “lo stare accanto” può essere il metodo per capire, e che per trovare
l’accordo tra “paticità” diverse occorre essere “intersoggettivi”. Sul piano
sociale, poi, di tanto in tanto, a parer suo, occorre “smontare” la società e
ricostruirla, così come non si lascia l’acqua immobile nello stagno, per
evitare che imputridisca.
Al Senato, negli
intervalli dei lavori d’Assemblea, ci si chiamava per nome, indipendentemente
dall’età e dallo schieramento politico di appartenenza, e ci si parlava con il
Tu. Di questa confidenza con Masullo, io non abusavo, perché al suo cospetto avvertivo
il carisma naturale del Maestro, e la soggezione per la sua maggiore età. Però,
ben presto questa barriera cadde; e si conversava, confidenzialmente, su temi
vari. Così di Masullo scoprii la sua partecipazione, nell’estate 1960, alla sommossa
di popolo contro il governo Tambroni, a Piazza Cavour, in cui la polizia, a
bordo di camionette, disperdeva la folla con manganelli e lacrimogeni. E, al
contrario di altri docenti universitari, non aveva ostacolato il Movimento
studentesco del ’68, ma colse quel clima per innovare la didattica con il coinvolgimento
degli stessi giovani.
Masullo, oltre che
all’Università, contemperava, e tesseva “Pensiero ed azione civile” all’interno
dell’Accademia Pontaniana, della Società Nazionale di Scienze, Lettere ed Arti
di Napoli, e dell’Accademia Pugliese delle Scienze.
La vita parlamentare
per Masullo iniziò nel 1972, con il PCI, che, in forte crisi politica, era alla
ricerca di personalità di prestigio da coinvolgere e candidare nelle sue liste,
per recuperare consenso e voti. Toccò proprio a Masullo, in terza posizione,
dopo Giorgio Amendola e Giorgio Napolitano; egli accettò, perché sentì l’impegno
politico come un dovere verso l’altro. E così, durante le varie campagne
elettorali, che lo portarono anche al Senato, divenne filosofo “di strada”,
perché, a suo parere, la filosofia, come vincolo tra pensiero e vita, andava
diffusa anche tra il popolo, per poter organizzare “il bene comune”. Di spirito
libero e indipendente, ebbe qualche travaglio nel PCI, come altri indipendenti!
Ma con il suo naturale comportamento era eticamente inattaccabile.
Al Senato, nella prima
fila degli scranni dell’emiciclo di sinistra eravamo suoi interlocutori Raffaele
Bertoni, già presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, e compagno di
battaglie di Masullo, Antonella Bruno Ganeri, letterata, preside a Paola, ed io;
alle nostre spalle, l’antropologo Luigi Lombardi Satriani. Quando prendeva la
parola Aldo, sui banchi più in alto, appena alla nostra sinistra, ci si girava
all’unisono verso di Lui, richiamati dalla ben nota concordanza di idee. Trattava
argomenti difficili con parole semplici o neologismi; e, affascinante parlatore, inchiodava gli ascoltatori sulle panche,
con una musicalità della voce, che veniva dalla mente e dal cuore. Sostenitore
della libertà di voto, di buon grado appose la sua firma ad un mio disegno di
legge su ineleggibilità alla carica di consigliere regionale.
Figlio di ferroviere, e
diventato Uomo di scienza, Masullo ha conservato sempre la sua
“intersoggettività” emotiva. Alcuni anni fa ero nella famosa Saletta rossa
della libreria Guida a Port’Alba, con don Mario, il suo mitico proprietario, e giunse
una telefonata; era Aldo Masullo, feci segno a don Mario di passarmelo, senza
fare il mio nome; riconobbe la mia voce, ed espresse “paticità”, il suo
sentimento amichevole nei miei riguardi. Gli ricordai la promessa fattami di
venire a Maratea per una conversazione all’Università, non accademica, ma Popolare
dell’Età Libera, allungando, di poco, il suo viaggio da Ascea, ove collaborava
con il Festival della Filosofia in Magna Grecia, già Scuola eleatica di
Parmenide. Si sentì in “colpa” per quella promessa non mantenuta, e giustificandosi
con la sua età, ripromise che, prima o poi, sarebbe venuto! Con la sua
scomparsa, quel viaggio rimane “sospeso”, nel significato della “lingua napoletana”,
che egli amava!
Caro Aldo, Te ne sei
andato in pochi giorni, non per il
Covid-19, che non ha trovato ospitalità nella Tua “senectus”, pur debilitata nella
forza fisica. Ben saldo nel pensiero fino all’ultimo, ci mancheranno i tuoi
intriganti editoriali sui quotidiani, con i quali esplicitavi problematiche
socioculturali, con perizia e stile. Si potrà rimediare leggendo qualcuno dei tuoi
saggi, che fanno parte della Storia della filosofia, con cui continuerai a
vivere su questa terra!
Ci conforta sapere che
Tu ti troverai bene nell’al di là! Starai tra Giordano Bruno e San Tommaso
d’Aquino che, grazie ai tuoi scritti, ed alla “Paticità” intersoggettiva, anch’essi
hanno fatto pace per l’eternità!
Ciao, Aldo! Anche da
parte della Università Popolare dell’Età Libera di MarateaTrecchina!
Maratea 4 maggio 2020
Valerio Mignone
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