Nota di LIBERA BASILICATA pubblicata lo scorso anno e sempre attuale
I NOSTRI PAESI E IL
FAMILISMO AMORALE!
Sta
succedendo di tutto nelle nostre comunità e nessuno fa alcunché. I Sindaci,
senza pudore, occupano i figli nella pubblica amministrazione. Ci piace
osservare e criticare gli altri, ci piace dire che non c’è niente da fare, che
tutto deve andare così perché è inevitabile, è destino. Nessuno fa niente e chi fa è criticato a
prescindere. Intanto il “sottosviluppo” dei nostri paesi è sempre più evidente.
Manca il lavoro, manca la democrazia, manca il rispetto per la vita, manca il
rispetto per gli altri. Per ottenere qualche cosa ci rivolgiamo ai “nuovi
padroni”, politici vuoti e arroganti. Temiamo il potere e chi lo esercita.
Alimentiamo il familismo amorale. Ma che cos’è il familismo amorale?
A
metà degli anni Cinquanta, il comune di Chiaromonte fu studiato da Edward C.
Banfield, un ricercatore, politologo
destinato a diventare un importante accademico statunitense. Le tesi sviluppate
nel libro, “Le basi morali di una società arretrata”, pubblicato prima negli
Stati Uniti e poco dopo in Italia, lo hanno reso famoso. Anche Chiaromonte, che
all'epoca della ricerca contava 3400 abitanti, è diventato famoso ma con il
nome di Montegrano, perché è costume dei ricercatori che studiano una comunità
scegliere un altro nome, per discrezione e per dare alla ricerca un valore più
generale. La domanda che si pose Banfield è “perché non si fa nulla?”, ovvero
perché gli abitanti di Chiaromonte/Montegrano sono incapaci di reagire alle
durissime condizioni economiche? Perché non nascono forme di cooperazione tra i
chiaromontesi? Perché l’atteggiamento dominante è la passività? Banfield passò
in rassegna alcune risposte più tradizionali che ritenne insufficienti e
concluse che la ragione più importante fosse il “familismo amorale”. Tale tesi
è stata duramente criticata da vari punti di vista, tuttavia ha conservato,
anche a distanza di diversi decenni, una utilità che si continua ad apprezzare.
Il "familismo amorale" è spesso chiamato in causa
per spiegare l'arretratezza sociale ed economica del meridione d'Italia.
L'assenza di fermento associativo nei nostri paesi ed il conseguente
sottosviluppo economico sono da attribuirsi ad un ethos tipico delle popolazioni meridionali,
che porta a perseguire l'interesse
immediato della propria famiglia nucleare, senza riguardo alcuno per
l'interesse della collettività intera.
Lo studio di Banfield
costituisce certamente uno dei più interessanti e originali contributi alla
questione meridionale, almeno pari, se non superiore, ai contributi di
Giustino Fortunato, Gaetano Salvemini, Antonio Gramsci e Carlo Levi, autori che
Banfield conosceva bene. La tesi centrale dello studio è che, accanto alle
problematiche precedentemente individuate, ne esista una socio-culturale, non
individuata in precedenza, che è proprio il familismo amorale: “… i montegranesi si comportano come se
seguissero la seguente regola: massimizza il guadagno materiale, a breve
termine, della tua famiglia ristretta; assumi che tutti gli altri facciano lo
stesso”
Le regole del familismo
amorale, come si vede, sono in effetti due: la prima indica
all’individuo cosa fare; la seconda gli offre un facile modo per interpretare
il comportamento altrui e relazionarsi con la società. Sebbene
entrambe siano deleterie per il progresso socio-economico a medio o lungo
termine, la seconda è particolarmente dannosa, perché inquina i rapporti
sociali ed impedisce che si formi un rapporto di collaborazione e fiducia con
il governo e le istituzioni locali o nazionali: “… la dichiarazione di una
persona o di una istituzione, di essere ispirata dall’interesse per la cosa
pubblica, anziché per il proprio, è vista come una frode”. “In una società di
familisti amorali sarà opinione comune che chi esercita il potere sia egoista e
corrotto… il votante userà il voto … per punire”. Non è in discussione,
evidentemente, l’esistenza di funzionari pubblici corrotti e di servizi
inefficienti ma si sostiene l’idea che tutti i funzionari siano
necessariamente corrotti e tutti i servizi necessariamente inefficienti e meritevoli
di punizione; e non di rado i paesani intervistati da Banfield esprimevano
ammirazione per il regime fascista, al potere fino a dieci anni prima dello
studio, ritenuto capace di controllare e punire i suoi funzionari.
In effetti, la
collaborazione tra gli operatori e gli utenti del servizio è essenziale ai fini
della qualità del risultato e nessun servizio può funzionare correttamente se è
disprezzato dagli utenti.
Banfield riteneva che
due fattori causali fossero specialmente importanti nel determinare questo
atteggiamento: la povertà e l’elevato tasso di mortalità, che
cooperano nel produrre una condizione psicologica di perenne apprensione e
inducono l’individuo a privilegiare scelte a breve termine. Poiché oggi le
condizioni economiche sono migliorate e l’aspettativa di vita è aumentata, la
forma culturale del familismo amorale dovrebbe pian piano scomparire. Ma la
cultura popolare cambia lentamente e non è difficile riconoscere i modi di
pensare descritti nel libro di Banfield nella società contemporanea. Non si può
non notare tuttora il desiderio di punizione nei confronti dei dipendenti
pubblici che anima tanti cittadini o la diffusa opinione che, se esistono
realtà di eccellenza in questo paese, esse siano tutte concentrate in
pochissime istituzioni tutte rigorosamente localizzate a nord del Po.
Che fare quindi? Ciò che
dobbiamo fare e pretendere di vivere la politica con passione, lottare per
accrescere i diritti, chiedere giustizia e fare battaglie di civiltà. Solo così
miglioreremo la società in cui viviamo e lasceremo in eredità un Paese
migliore.
Il Referente di LIBERA BASILICATA
Gerardo Melchionda
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