martedì 26 maggio 2020

SUCCEDE DI TUTTO NELLE NOSTRE COMUNITA'


Nota  di  LIBERA  BASILICATA  pubblicata lo scorso anno e sempre attuale

I NOSTRI PAESI E IL FAMILISMO AMORALE!

Sta succedendo di tutto nelle nostre comunità e nessuno fa alcunché. I Sindaci, senza pudore, occupano i figli nella pubblica amministrazione. Ci piace osservare e criticare gli altri, ci piace dire che non c’è niente da fare, che tutto deve andare così perché è inevitabile, è destino.  Nessuno fa niente e chi fa è criticato a prescindere. Intanto il “sottosviluppo” dei nostri paesi è sempre più evidente. Manca il lavoro, manca la democrazia, manca il rispetto per la vita, manca il rispetto per gli altri. Per ottenere qualche cosa ci rivolgiamo ai “nuovi padroni”, politici vuoti e arroganti. Temiamo il potere e chi lo esercita. Alimentiamo il familismo amorale. Ma che cos’è il familismo amorale?
A metà degli anni Cinquanta, il comune di Chiaromonte fu studiato da Edward C. Banfield,  un ricercatore, politologo destinato a diventare un importante accademico statunitense. Le tesi sviluppate nel  libro, “Le basi morali di una società arretrata”, pubblicato prima negli Stati Uniti e poco dopo in Italia, lo hanno reso famoso. Anche Chiaromonte, che all'epoca della ricerca contava 3400 abitanti, è diventato famoso ma con il nome di Montegrano, perché è costume dei ricercatori che studiano una comunità scegliere un altro nome, per discrezione e per dare alla ricerca un valore più generale. La domanda che si pose Banfield è “perché non si fa nulla?”, ovvero perché gli abitanti di Chiaromonte/Montegrano sono incapaci di reagire alle durissime condizioni economiche? Perché non nascono forme di cooperazione tra i chiaromontesi? Perché l’atteggiamento dominante è la passività? Banfield passò in rassegna alcune risposte più tradizionali che ritenne insufficienti e concluse che la ragione più importante fosse il “familismo amorale”. Tale tesi è stata duramente criticata da vari punti di vista, tuttavia ha conservato, anche a distanza di diversi decenni, una utilità che si continua ad apprezzare.
Il "familismo amorale" è spesso chiamato in causa per spiegare l'arretratezza sociale ed economica del meridione d'Italia. L'assenza di fermento associativo nei nostri paesi ed il conseguente sottosviluppo economico sono da attribuirsi ad un ethos tipico delle popolazioni meridionali, che  porta a perseguire l'interesse immediato della propria famiglia nucleare, senza riguardo alcuno per l'interesse della collettività intera.
Lo studio di Banfield costituisce certamente uno dei più interessanti e originali contributi alla questione meridionale, almeno pari, se non superiore, ai contributi di Giustino Fortunato, Gaetano Salvemini, Antonio Gramsci e Carlo Levi, autori che Banfield conosceva bene. La tesi centrale dello studio è che, accanto alle problematiche precedentemente individuate, ne esista una socio-culturale, non individuata in precedenza, che è proprio il familismo amorale: “… i montegranesi si comportano come se seguissero la seguente regola: massimizza il guadagno materiale, a breve termine, della tua famiglia ristretta; assumi che tutti gli altri facciano lo stesso”
Le regole del familismo amorale, come si vede, sono in effetti due: la prima indica all’individuo cosa fare; la seconda gli offre un facile modo per interpretare il comportamento altrui e relazionarsi con la società. Sebbene entrambe siano deleterie per il progresso socio-economico a medio o lungo termine, la seconda è particolarmente dannosa, perché inquina i rapporti sociali ed impedisce che si formi un rapporto di collaborazione e fiducia con il governo e le istituzioni locali o nazionali: “… la dichiarazione di una persona o di una istituzione, di essere ispirata dall’interesse per la cosa pubblica, anziché per il proprio, è vista come una frode”. “In una società di familisti amorali sarà opinione comune che chi esercita il potere sia egoista e corrotto… il votante userà il voto … per punire”. Non è in discussione, evidentemente, l’esistenza di funzionari pubblici corrotti e di servizi inefficienti ma si sostiene l’idea che tutti i funzionari siano necessariamente corrotti e tutti i servizi necessariamente inefficienti e meritevoli di punizione; e non di rado i paesani intervistati da Banfield esprimevano ammirazione per il regime fascista, al potere fino a dieci anni prima dello studio, ritenuto capace di controllare e punire i suoi funzionari.
In effetti, la collaborazione tra gli operatori e gli utenti del servizio è essenziale ai fini della qualità del risultato e nessun servizio può funzionare correttamente se è disprezzato dagli utenti.
Banfield riteneva che due fattori causali fossero specialmente importanti nel determinare questo atteggiamento: la povertà e l’elevato tasso di mortalità, che cooperano nel produrre una condizione psicologica di perenne apprensione e inducono l’individuo a privilegiare scelte a breve termine. Poiché oggi le condizioni economiche sono migliorate e l’aspettativa di vita è aumentata, la forma culturale del familismo amorale dovrebbe pian piano scomparire. Ma la cultura popolare cambia lentamente e non è difficile riconoscere i modi di pensare descritti nel libro di Banfield nella società contemporanea. Non si può non notare tuttora il desiderio di punizione nei confronti dei dipendenti pubblici che anima tanti cittadini o la diffusa opinione che, se esistono realtà di eccellenza in questo paese, esse siano tutte concentrate in pochissime istituzioni tutte rigorosamente localizzate a nord del Po.
Che fare quindi? Ciò che dobbiamo fare e pretendere di vivere la politica con passione, lottare per accrescere i diritti, chiedere giustizia e fare battaglie di civiltà. Solo così miglioreremo la società in cui viviamo e lasceremo in eredità un Paese migliore. 
                                                                             Il  Referente di  LIBERA  BASILICATA 
                                                                                          Gerardo Melchionda

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