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Jacque de Saint Victor, BESTEMMIA, (Breve storia di un “crimine immaginario”), Ariele, Milano, 2019, pagine 100, euro 14,00
Di Pierino Giovanni Marazzani | 15.10.2020
Recensione di Pierino Giovanni Marazzani
Saggio storico-filosofico centrato sulle persecuzioni contro coloro che facevano “un uso insensato o sviato del nome di Dio” come prescritto in alcuni passi biblici citati nel testo. I cristiani ripresero poi i divieti biblici applicando terribili pene corporali contro i bestemmiatori recidivi. Tra le crudeltà loro inflitte il testo cita: fustigazione, mutilazione della lingua o delle labbra, marchio in fronte, perforazione della lingua, gogna, esilio, pena di morte, rogo da vivo o post mortem con dispersione delle ceneri ecc.
Ovviamente, essendo il libro di chiara matrice illuministico-ateistica, Dio non esiste o comunque non se ne può chiarire razionalmente l'effettiva esistenza, per cui è assurdo punire chi insulta tale dubbia entità. Si può quindi parlare di “crimine immaginario”.
Infatti, l'assemblea costituente francese abolì il reato di bestemmia nel 1791, considerandolo residuo di superstizioni medievali.
Il testo ricorda l'illustre figura del filosofo libertino italiano Giulio Cesare Vanini condannato “al taglio della lingua, poi ad essere strangolato e arso per bestemmia, empietà, ateismo”.
L'altrettanto terribile supplizio, ordinato nel 1765 contro il presunto bestemmiatore cavaliere de La Barre da fanatiche autorità civili filoclericali francesi, induce l'Autore ad ipotizzare che il vero bersaglio fosse il filosofo Voltaire: “regolare i loro conti con Voltaire”, in quanto il notissimo filosofo si era messo in salvo all'estero.
Il testo dedica ampio spazio alla letteratura anticlericale francese del secolo XIX e XX, notando che dopo le leggi laiciste del 1905, “l'orgia di immagini satiriche” blasfeme si indebolì nel secolo XX: “L'anticlericalismo sembra superato”.
Infine, venendo alla tragica vicenda dello sterminio della redazione del periodico satirico Charlie Hebdo e dell'islamofobia dilagante, il testo sostiene che “Non è la bestemmia in sé che deve essere sacralizzata, è la libertà di espressione”.
In conclusione si ribadisce il principio intangibile della libertà di criticare le religioni anche con le armi della satira verbale o scritta spinta al linite della blasfemia, tenendo anche conto che “Il Consiglio dell'Europa invita ad eliminare questo delitto”.
Pierino Marazzani, ottobre 2020
Nel nostro Paese la norma di riferimento è l'art. 724 c.p.:
"Chiunque pubblicamente [266 4] bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità [o i Simboli o le Persone venerati nella religione dello Stato] è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 51 a euro 309".
C'è da precisare che fino al 1999 si trattava di un vero e proprio reato e che da quell'anno, con il Governo D'Alema, a seguito di depenalizzazione, la bestemmia contro Dio (non quella contro la Madonna, i Santi, i Profeti) è ritenuta un illecito amministrativo.
L'Italia non è il Paese più severo. Nel mondo sono molti i Paesi dove la bestemmia è punita più o meno severamente; i più duri sono i Paesi musulmani, come Iran, Egitto, Pakistan, dove nei casi più gravi è prevista anche la pena di morte.
Considerazioni personali sul tema:
Educato da piccolo alla conoscenza ed al rispetto della religione cattolica, strada facendo ho ritenuto e ritengo che vadano conosciute e rispettate tutte le religioni, che mai devono essere fonte di divisione ed ostilità tra gli uomini. Da laico, auspico che si abbandoni ovunque, da parte degli Stati, l'idea della bestemmia come reato o come illecito amministrativo con progressivo ampliamento della conoscenza e del rispetto di tutte le religioni sino a ritenere una siffatta espressione offensiva solo come un segnale di incultura e maleducazione...
Personalmente, ricordo che, nel corso della mia lunga esperienza di Docente di Discipline giuridico-economiche, una sola volta ho avuto modo di percepire in aula una bestemmia da parte di uno studente, piuttosto insofferente alla vita scolastica, subito opportunamente redarguito verbalmente, con annotazione scritta sul registro di classe e momentaneo suo allontanamento dalla classe.
Penso si sia trattato di un doveroso intervento educativo nei confronti del ragazzo e della classe intera per una riflessione in direzione buona educazione e crescita culturale.
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