-Articolo pubblicato su "La Nuova del sud" del 21/10/2020-
Per il Covid-19 No alla borbonica ammuina
Valerio Mignone*
In attesa di vaccini e nuovi farmaci, quale alternativa? Naufragio, in una borbonica ammuina, con morti e lacerazioni ulteriori di ciò che resta del tessuto socioeconomico? O salvataggio, con distanziamento, mascherine e pulizia delle mani? Ad ognuno l’ardua risposta!
Intanto, comincino infettivologi, immunologi, epidemiologi, statistici a non fare ammuina radiotelevisiva in veste di scienziati, con discutibili opinioni sull’andamento della pandemia da Covid-19 ed asprezza di dialogo tra essi, su proposte di terapie non sperimentate con vecchi farmaci. Lungi dal voler reprimere i dibattiti, occorre lasciare più spazio ai comunicati ufficiali di Istituti competenti, sbarrando la strada ai “negazionisti” amanti di spettacolo, più che di scienza. Purtroppo, preoccupano, nelle ultime riunioni, le spaccature tra rigoristi e “tolleranti” in seno al Comitato Tecnico Scientifico. Non di meno è la notizia della Organizzazione Mondiale della Sanità secondo cui il Remdesivir, sperimentato su 11 mila persone in 30 paesi “sembra avere poco o nessun effetto sui pazienti ospedalizzati per Covid-19 in base ai tassi di mortalità, all’inizio della ventilazione o alla durata del ricovero”.
Sugli aspetti medicosociali della pandemia, particolare attenzione in questi giorni, va rivolta all’età scolare. E’ stato necessario riaprire le scuole nel convincimento che giovani e bambini, a contatto con il virus, si infettano meno degli anziani. Negli Stati Uniti é stata studiata la conseguenza della chiusura di scuole, Università, e Colleges. Ne è risultato un minor numero di infetti e decessi, ma anche danni associati, nonostante lezioni on line. Per la chiusura delle scuole si prevede che molti studenti abbiano una perdita di apprendimento, da cui deriva scarsità di reddito e di aspettativa di vita nell’età adulta. D’altronde è noto che le scuole offrono, oltre a istruzione e alimentazione, anche interazione sociale, attività fisica, supporti psicofisici per disabili per uno sviluppo sano. La chiusura ha comportato maggiori danni per famiglie disagiate quanto a collegamenti con internet; e perciò si è sollecitata maggiore disponibilità di risorse finanziarie per superare queste differenze sociali. I pediatri americani sostengono la riapertura delle scuole, pur con i rischi da pandemia. In tale ottica, è utile la riapertura delle scuole in Italia, vigilando di giorno in giorno sull’andamento dei contagi e della morbilità per eventuali temporanee chiusure.
Tra i dati scientifici negativi, c’è la morte, a 55 anni, del medico di Ischia che sembrava guarito dopo la somministrazione del plasma iperimmune, donato da paziente sopravvissuto alla infezione virale.
L’unica speranza per la fine della pandemia è il vaccino, disponibile agli inizi del prossimo anno. Ma il New England Journal of Medicine, in un editoriale di Barry Bloom, afferma che circa il 90 per cento della popolazione della Terra è esposta al Covid-19. E per poter raggiungere la immunità di gregge occorre che il 60-70 per cento di questa popolazione sviluppi anticorpi per infezione naturale o per vaccinazione; e sono oltre cinque miliardi di persone! Tra l’altro, tale immunità durerebbe pochi mesi, e il contagio si potrebbe reiterare.
Comunque, solo dopo la vaccinazione antiCovid-19 i Governi potranno revocare distanziamento sociale ed uso di mascherine. La pandemia è ancora in corso; le curve dei contagi sono in ascesa in tutta Europa, e le diagnosi si fanno con test antigenici rapidi, e più attendibili. Dato confortante, il virus, per adesso, non sviluppa malattia con la stessa incidenza e gravità del passato. Contagia più giovani perché si aggregano più facilmente; e c’è ansia, e paura, che non è opportuno mutare in panico.
I cittadini, pur di incontrarsi e limitare la desocializzazione, hanno accettato il nuovo galateo, rinunciando a strette di mani, abbracci e baci. Ma non si possono chiudere le proprie case, le scuole, le RSA.
Ora tocca alle Istituzioni non alimentare sfiducia su regole, per conflitti di competenza tra Stato, Regioni, Comuni, e TAR.
Infine, un cenno alla Basilicata in cui si registra un picco epidemico rispetto al marzo scorso. Questa Regione, pur in presenza di ottimi operatori, ha necessità di rifondare il Servizio sanitario per la vecchia, ben nota inefficienza organizzativa. Si rivolge l’invito a chi di competenza ad attivare la Medicina digitale. A sollecitare la sua diffusione in Italia è stata la Società Italiana di Chirurgia che, per ottemperare alle norme sul distanziamento a causa del Covid-19, ha svolto il suo congresso nazionale, tra il 15 e il 16 ottobre 2020 on line, anziché a Roma, come inizialmente previsto. Altrettanto è avvenuto per il 16° “World Congress on Pubblic Health 2020”, svoltosi on line, e non a Roma.
La Medicina digitale è in attività in Germania, Francia, India e Australia con notevoli vantaggi per operatori e popolazioni. La sua introduzione in Italia, con il “Fascicolo sanitario” elettronico contenente i “Dati sensibili”, sarebbe al sicuro grazie ad una diffusa vigilanza a vari livelli. Basti dire che il NAS in Italia, negli ultimi tempi, ha rimosso siti Web insicuri per la vendita illegale di farmaci fasulli. Alla digitalizzazione in Italia dovrebbero essere interessati più Ministeri, coordinati da un Ministero ad hoc, ad esso preposto. La Basilicata faccia da apripista e attivi la Medicina digitale. E se ad essa aggiungerà la digitalizzazione della scuola primaria, farà un balzo in alto per il miglioramento delle condizioni di vita della sua popolazione.
L’ultimo appello ai giovani: per tutelare la salute di genitori e nonni “Non fate ammuina” in assembramenti. Con ciò non aumenterà il numero dei contagi, e si potrà modificare anche il non gradito Decreto del Consiglio dei Ministri per le norme restrittive sulle vostre “movide”.
*Già primario medico
Maratea 20 ottobre 2020
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