Sarà proiettato filmato in ricordo dell'IMI Alberto GIUSSANI |
La storia dimenticata degli internati militari
nei lager il 23 e 24 gennaio
2022 a Maratea.
Cultura, storia ed emozioni. Domenica 23 gennaio, alle 16.45, e lunedì 24 gennaio, alle ore 10.30, in occasione della Giornata della Memoria, sarà presentato al Centro Culturale Maratea il libro "I militari italiani nei lager nazisti. Una Resistenza senz’armi 1943-1945" (Il Mulino), scritto da Mario Avagliano e Marco Palmieri. Il libro, che sta riscuotendo grande successo, è giunto già alla sua quinta edizione. Interverranno tra gli altri, oltre all’autore Mario Avagliano, il sindaco Daniele Stoppelli, Tina Polisciano, presidente del Centro culturale “José Mario Cernicchiaro”, don Donato Partepilo, parroco coordinatore delle parrocchie di Maratea, Pierfranco De Marco, presidente Proloco “La Perla” e parteciperanno i dirigenti scolastici e gli alunni delle scuole superiori e medie cittadine.
Tanti gli internati meridionali citati nel saggio che, come ha scritto Luca Bottura su Repubblica, «è un libro bellissimo, necessario. Di molti saggi, per nobilitarli, si dice che sembrano romanzi. Non è quasi mai vero. Questo è uno dei rari casi».
Il viaggio verso i lager è terribile, stipati in vagoni bestiame. «Alle sofferenze dello stomaco – scrive il sottotenente calabrese Antonio Zupo – si aggiungono quelle per dolori dovuti alla posizione sempre eguale degli arti inferiori. Si dorme seduti quando si può e si respira affannosamente per l’acido carbonico della stufa».
La scelta di non aderire alla Repubblica sociale di Mussolini costa agli internati la deportazione nei lager, la fame, il lavoro coatto, le violenze dei carcerieri. Il campano Remigio Cardone racconta che un suo commilitone, Agostino, di Benevento, per aver rubato un salamino in una fabbrica alimentare, viene ucciso dalle guardie: «Chella sera, poi, mentre uscivamo, al cancello, ci hanno perquisito e a chisto c’anne truate u salamino; i soldati l’erano fucila ma comunque, anziché fucilarlo, ci hanno dato venticinque legnate a carni nude, finché nun l’hanno ammazzato».
Giovanni Rotolo, internato militare originario di Cava de’ Tirreni, catturato in Grecia, ricorda che a Belo Polje in Serbia,
«appena dopo la sveglia, venivamo riuniti a gruppi numerici di fronte all’ingresso del fabbricato», ma prima «che fossero definite le diverse dislocazioni, gli ufficiali [tedeschi] si dilettavano a tirare a segno con la pistola sulla massa inquadrata di noi prigionieri; e quando le grida, le invocazioni e i lamenti dei prigionieri colpiti riempivano l’aria di strazianti risuoni, i tiratori si gloriavano di aver fatto centro con beffarde risate. Chiunque si fosse mosso a prestare soccorso ai malcapitati, sarebbe stato ugualmente passato per le armi. Nei circa 4 mesi di permanenza sul luogo, i caduti per il quotidiano dileggio dei tedeschi raggiunsero il numero di circa 200, sepolti in un campicello poco distante, senza alcun segno distintivo».
Uno degli aspetti più interessanti del libro è la discriminazione ulteriore che subivano durante la prigionia gli internati meridionali che, poiché le loro famiglie si trovavano nell’Italia liberata, non potevano ricevere da casa pacchi alimentari e solo raramente corrispondenza. «A qualche prigioniero, per lo più settentrionale – scrive il salernitano Angelino Petraglia – arriva di tanto in tanto qualche pacco, mentre è assai difficile per noi meridionali riceverne». «Mio caro figlio
– scrive la madre di Mario Amore, un marinaio napoletano, il 30 agosto 1944 – tu non puoi credere quando io soffro quando tu non ricevi mie notizie […] ti tenco sempre avanti ai miei occhi, ma la Madonna tutte le mie preghiere me le esaudirà per te che sei mio figlio, che ai fatto sempre il tuo dovere».
L’ultimo capitolo del libro è dedicato alla liberazione degli internati. Libertà che innanzitutto vuol dire essere «ritornato – si legge al 5 aprile nel diario del capitano Tommaso Melisurgo, di Avigliano (Potenza) – alla vita, son ritornato un uomo libero, un capitano dell’Esercito Italiano che ha fatto il suo dovere sul campo di battaglia».
Il libro
I militari italiani nei lager nazisti
Una resistenza senz’armi (1943-1945)
IL MULINO
di Mario Avagliano e Marco Palmieri
La vicenda dei circa 650.000 militari che dopo l’armistizio dell’8 settembre rifiutarono di continuare la guerra al fianco dei nazisti e di aderire alla neonata Repubblica Sociale Italiana è ancora largamente sconosciuta agli italiani.
Il valore di questo rifiuto in massa come autentico atto della Resistenza, italiana ed europea, emerge con forza dal nuovo saggio di Mario Avagliano e Marco Palmieri, intitolato I militari italiani nei lager nazisti. Una resistenza senz’armi (1943-1945), edito da Il Mulino.
In linea con i precedenti lavori di Avagliano e Palmieri (sui deportati politici, la persecuzione degli ebrei, gli italiani al fronte e la Repubblica di Salò), questo libro ha la caratteristica di raccontare la storia della resistenza senz’armi degli internati non tanto e non solo sulla base dei documenti burocratici già noti alle ricerche esistenti, ma dal basso, cioè attraverso fonti dirette e coeve rintracciate in numerosi archivi pubblici e privati, nazionali e locali, e collezioni private e di famiglia.
“Avagliano e Palmieri – come ha scritto Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera -, con il consueto rigore storico che li contraddistingue e un sapiente uso della diaristica e della corrispondenza coeva, per lo più inedita o scarsamente conosciuta, ci conducono per mano in un appassionante viaggio nel mondo degli Imi, che ci fa scoprire aspetti nuovi o poco noti, dal loro bagaglio di umanità alla capacità e al coraggio di resistere a tutte le avversità, raccontando attraverso le storie individuali la storia collettiva dei 650mila internati militari italiani”.
Un percorso che si snoda in quindici tappe, quanti sono i capitoli, accompagnate dalle parole vive dei protagonisti dell’epoca (non solo gli internati ma anche i loro familiari e i loro oppressori), dalla tragedia dell’8 settembre alla scelta se aderire o meno, dalla prigionia nei lager al lavoro coatto, fino al ritorno in Italia e al lungo silenzio dei reduci, approfondendo anche le motivazioni degli optanti che, come rilevano giustamente i due autori, costituirono una minoranza
«non trascurabile». E soprattutto sviscerando e riempiendo di senso il sacrificio di quei militari italiani, e furono la grande maggioranza, che invece fino alla fine decisero di dire «no», come Giovannino Guareschi indica nella dedica di questo volume: «Ingannato, Malmenato, Impacchettato / Internato, Malnutrito, Infamato / Invano Mi Incantarono / Inutilmente Mussolini Insistette».
Le fonti dirette e coeve consentono di ripercorrere giorno per giorno, passo dopo passo, questo lungo viaggio attraverso il fascismo morente di Salò. “Finalmente l’Italia ha un libro completo su tutta la storia degli Imi”, ha commentato la storica Elena Aga Rossi”.
G L I A U T O R I
Mario Avagliano, campano di Cava de’ Tirreni, giornalista e storico, collabora alle pagine culturali di vari giornali ed è stato più volte premiato per i suoi libri e per la sua attività di scrittore e comunicatore. Tra i suoi saggi più recenti: Generazione ribelle. Diari e lettere dal 1943 al 1945 (Einaudi, 2006) e Il partigiano Montezemolo (Baldini & Castoldi, 2012). Marco Palmieri, giornalista e storico, ha pubblicato L’ora solenne. Gli italiani e la guerra d’Etiopia (Baldini & Castoldi, 2015).
Avagliano e Palmieri insieme hanno pubblicato numerosi volumi, tra cui, con il Mulino, Vincere e vinceremo! Gli italiani al fronte (2014), L’Italia di Salò (2016), 1948. Gli italiani nell’anno della svolta (2018, Premio Fiuggi Storia), Dopoguerra. Gli italiani fra speranze e disillusioni 1945-1947 (2019), I militari italiani nei lager nazisti. Una Resistenza senz’armi 1943-1945 (2020).
Nessun commento:
Posta un commento