Se il confronto tra quel che si scrive o si dichiara e le Istituzioni non prende quota, può ben darsi che le soluzioni pur abbozzate e comunque possibili restino senza sviluppo!
Si è infatti più volte scritto di Formazione professionale e ricordato che essa rientra nella totale competenza delle Regioni, ma senza che ne derivasse alcun seguito.
E però, dopo l’intervista del Segretario regionale Cna di lunedì 3/1, non si può non ribadire come tocchi alla Regione quel che si chiede all’Its, perché Essa è il livello di governo vicino alle esigenze, alla loro mutevolezza ed alle tradizioni locali. La Scuola ha invece il compito di educare ciascun cittadino a ragionare con la propria testa, a comportarsi responsabilmente nell’interesse della Comunità, a partecipare alla vita della società per renderla democratica.
Nel passato, la Basilicata provvide anche per l’Industria, organizzò interventi per la Fiat-Sata e per l’Officina Meccanica di Melfi; quando quest’ultima, sebbene destinata alla chiusura, concordò (politicamente) di assumere non pochi Lucani da destinare poi al servizio ferroviario.
Sempre stando ai grandi numeri, s’inserirono-nell’ “apparato” regionale e in quello dei suoi Enti locali- circa 2.300 giovani provenienti dalla legge 285/ 77; si varò la legge n.32/85 per sviluppare la “cultura d’impresa” e rinvigorire l’artigianato (art 8).
Queste ultime norme sembrano cadute in disuso, ma potrebbero essere rifinanziate (credo col FSE) per evitare che vadano disperse importanti tradizioni, sia preziose per l’occupazione e la lotta allo spopolamento sia per il loro “contenuto” culturale. L’artigianato richiede infatti abilità che si collocano sul piano della creatività e della ricerca-innovazione, e dunque arricchisce la comunità in cui opera: motivo non secondario per cui queste tradizioni non vadano disperse! Non a caso la Cna lucana lamenta che sul nostro Territorio ci sia “un solo” Its (Istituto tecnico statale), problema già sollevato- nel Convegno della Confindustria svoltosi a Potenza- dal Presidente nazionale Bonomo.
E’ però opportuno ricordare che gli Its sono una sopravvivenza statale determinata anzitutto dall’ inadempienza delle Regioni rispetto all’art. 117 della Costituzione, lì dove <nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato> fu ad Esse assegnata la cura dell’<istruzione artigiana a professionale>. Gli Its stanno dunque svolgendo una funzione di supplenza, sebbene le Regioni dispongano dei maggiori mezzi offerti dal Fondo Sociale Europeo (FSE) e della snellezza organizzativa necessaria per aderire alla varietà e mutevolezza del mercato. Insomma, se c’è un settore nel quale potremmo far tutto, è proprio questo; al contrario, si lascia addirittura inutilizzato il Fondo europeo.
E’ legittimo chiedere se è così e se questo avviene per assenza o di volontà o di competenza? In altri termini, è opportuno sapere che quel che viene richiesto agli Its, cioè allo Stato, dovrebbe essere fornito dalla Regione; e che questa può provvedere o in forma diretta (cioè, con propri Centri) o (per non appesantirsi gli “organici” con insegnanti che (poiché una Regione dai numeri piccoli deve cambiarli più spesso secondo le “materie” , attraverso agenzie convenzionate e controllate.
Furono così affidati sia i corsi per le O.M. delle FSS e la Fiat-Sata, sia quelli di Orologiai ed Orefici di Rivello. Un settore, questo, di eccellenza e forse unico nel paesaggio non solo nazionale, molto avido di operatori. Si consideri che molti degli orologi di Potenza sono riparati a Rivello, dall’ultimo erede di una tradizione che ha generato negozi a Roma, nel Sud America ed altrove.
Perché dunque non considerare l’opportunità di rilanciare un’iniziativa che consentirebbe a tanti giovani un “mestiere che rende non solo occupati ma spesso ricchi”? E così per il rame?
Montemurro dichiara che: <i provvedimenti legati al bonus hanno rimesso in moto un settore ..che riguarda ..istallatori di impianti elettrici, termoidrici,...falegnami.. Il paradosso è che c’è il lavoro ma manca la manodopera qualificata!> (ivi –il quotidiano). Cosa vuole di più la Regione per giustificare- almeno in parte- la sua esistenza? Quasi sempre, nel passato, si era costretti ad inventare anche lo sbocco occupazionale (con il Ministero dei Trasporti- per ovviare alla transitorietà delle Officine Meccaniche; con quelli del Lavoro- per riassumere il primo scaglione della 265/77-e dei Beni Cult., perché ne ”dirottasse” in Basilicata in numero sufficiente per aprire la Biblioteca Nazionale e altre sue presenze (tra le quali Musei periferici che si stanno silenziosamente spegnendo senza che nessuno se ne accorga!)
Se non si vuol fallire con il Pnnr, ora che gl’imprenditore ricercano “competenze” ed offrono finalmente “sbocchi”, ci si nasconde invece dietro gli Its per non provvedere a ciò che spetta a noi? E non si rifinanziano leggi già esistenti forse per non consumare gli specifici Fondi europei?
Sarebbe d’obbligo che, magari sulla Stampa locale, ci si confrontasse su questi temi, invece che sentire di rimpasti congelati o di dimissioni tanto reiterate quanto inattuate! Come dire, che godiamo di un primato (“il tutto fermo”) e che invece lo potremmo acquisire nella difesa di gloriose tradizioni artigianali! ns
*Già Parlamentare e Sottosegretario di Stato
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