Si chiamava Guidalberto, detto Guido, nome di battaglia "Ermes".
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Belluno, 4/10/1925 - Cividale del Friuli, 12/02/1945 |
- Da www.gruppolaico.it - Il dovere della Memoria - 12 febbraio: La passione di un Partigiano
Il 7 febbraio 1945, mentre si trovava presso le malghe di Porzus (UD) con la sua brigata, venne catturato con i suoi compagni da un gruppo di partigiani comunisti dei GAP del Friuli che volevano indurre i partigiani della Osoppo a combattere per Tito e per le esigenze politico-territoriali della Jugoslavia. La loro opposizione e la loro ferma decisione di voler continuare la lotta resistenziale a servizio unicamente dell’Italia porterà alla morte Guido e 13 dei suoi compagni nei giorni successivi , in località diverse vicino a Porzus: i loro corpi furono gettati in una foiba.
Con Guido furono giustiziati: FRANCESCO DE GREGORI ( il comandante del Gruppo Brigate Osoppo dell’Est), ANGELO AUGELLO, ANTONIO CAMMARATA, FRANCO CELLEDONI, GIOVANNI COMIN, ENZO D’ORLANDI, PASQUALE MAZZEO, GUALTIERO MICHIELON, ANTONIO PREVITI, SALVATORE SABA, GIUSEPPE SFREGOLA, PRIMO TARGATO, GIUSEPPE URSO, GASTONE VALENTE.
I resti di Guido furono ritrovati, dopo la guerra, nel giugno del 1945, assieme a quelli delle altre vittime dell’eccidio e vennero sepolti nel cimitero di Casarsa in una tomba riservata ai Caduti per la Libertà locali. A qualche metro di distanza si trova anche la tomba di Pier Paolo Pasolini.
Il 27 novembre 1944 Guido scrisse una lettera al fratello Pier Paolo in cui descrisse i primi drammatici attriti con le formazioni comuniste della zona di Pordenone e in cui chiese al fratello di scrivere alcuni articoli per sostenere la lotta dei Partigiani ed infine aggiunge:
“Ti mando una copia del programma del Partito d’Azione al quale ho aderito con entusiasmo (quanti ho conosciuto del P.A. Sono persone onestissime, miti e leali: veri italiani…)“.
Pier Paolo Pasolini, il 15 luglio 1961, così rispose ad un lettore sulla rivista Vie Nuove:
“… Mio fratello, pur iscritto al Partito d’Azione, pur intimamente socialista (è certo che oggi sarebbe stato al mio fianco), non poteva accettare che un territorio italiano com’è il Friuli potesse esser mira del nazionalismo jugoslavo. Si oppose e lottò…
Egli morì in un modo che non mi regge il cuore di raccontare: avrebbe potuto anche salvarsi quel giorno: è morto per correre in aiuto del suo comandante e dei suoi compagni. Credo che non ci sia nessun comunista che possa disapprovare l’operato del partigiano Guido Pasolini.
Io sono orgoglioso di lui ed è il ricordo di lui, della sua generosità, della sua passione che mi obbliga a seguire la strada che seguo. Che la sua morte sia avvenuta così in una situazione complessa e apparentemente difficile da giudicare non mi dà nessuna esitazione.
Mi conferma soltanto nella convinzione che nulla è semplice, nulla avviene senza complicazioni e sofferenze: e che quello che conta soprattutto è la lucidità critica che distrugge le parole e le convenzioni e va a fondo nelle cose dentro la loro segreta e inalienabile verità”.
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