Vincenzo Cicalese storiografo della condizione femminile
Valerio Mignone *
Presso il Centro culturale “Josè Cernicchiaro” di Maratea è stato presentato l’ultimo Saggio che Vincenzo Cicalese, già Dirigente scolastico, ha pubblicato presso Edizioni “Grafiche Zaccara”: “Storie di ISABELLA Marcangione; Trastàmara; Morra; D’Avalos; Caballinas”. La veste tipografica del saggio è quella di un libretto di opera lirica di vecchio stile; e le stesse storie riportate ne riecheggiano, sinteticamente, qualcuna.
Dopo le preliminari considerazioni di Cicalese, Agnese Belardi - Presidente dell’Associazione Salotto Letterario “Donata Doni” di Lagonegro - ha discusso del libro, coinvolgendo il Pubblico, rimasto attento e curioso.
Emozionante è stata l’imprevista recitazione del “pianto funebre” di Tina Pica, che, avvolta in una lunga tunica nera, in segno di lutto, abbracciava una sciarpa rosa, diventata, con una chiara e coinvolgente gestualità, la sua neonata creatura.
Il libro comprende la storia di cinque donne, accomunate dal nome “Isabella”, e, soprattutto, dall’essere vittime di abusi, e di ciniche violenze, in periodi diversi della Storia.
Il Saggio merita la lettura. Esso è anche la cronistoria della evoluzione delle condizioni della donna nel tempo. Infatti, in passato, si programmavano matrimoni, per fini dinastici, persino al momento del parto, a seconda del sesso del neonato. E matrimoni si combinavano per interessi vari, più che per amore!
Isabella Maria D’Avalos sposò il suo cugino, di quattro anni più giovane, Carlo Gesualdo da Venosa, bravo musicista e compositore di madrigali, figlio di Geronima Borromeo, sorella di Carlo Borromeo, cardinale di Milano. Il matrimonio tra Isabella D’Avalos e Gesualdo fu celebrato nella basilica di San Domenico Maggiore, a Napoli, il 28 febbraio 1586, e i festeggiamenti si svolsero nel vicino Palazzo di Sangro, ove Gesualdo abitava. Purtroppo, nella notte tra il 16 ed il 17 ottobre 1590, Isabella fu sorpresa a letto con il suo amante Fabrizio Carafa, ed entrambi furono ammazzati.
Altrettanto macabro è il contesto dell’uccisione di Isabella Morra, nata, presumibilmente, nel 1520 a Favale, la odierna Valsinni. I suoi tre fratelli La massacrarono perché non accettavano la presunta sua relazione amorosa con il barone Diego Sandoval de Castro, un giovane spagnolo, sposato, con tre figli, che viveva nel castello di Bollita, l’attuale Nova Siri, anch’Egli amante della poesia. Intermediario di questo idillio platonico era il precettore Torquato, che fu ucciso per questo suo ruolo, immediatamente prima di Isabella. Anche Diego Sandoval de Castro, un anno dopo, fu ucciso in un bosco del Pollino. L’uccisione di Isabella non ebbe seguito giudiziario, perché considerata un “delitto d’onore”; il suo corpo non è stato mai ritrovato. Isabella Morra, era di spirito che oggi si direbbe “femminista”, e scriveva versi d’amore. La sua Poesia fu riscoperta da Benedetto Croce, che, il 24 novembre 1928, si recò a Valsinni, per conoscere gli angoli del borgo, “muti testimoni assai poco cangiati nell’aspetto”. E grazie a Benedetto Croce, Isabella Morra è considerata, da allora, una pioniera del Romanticismo. Dacia Maraini, sulla scia di Benedetto Croce, scrisse l’opera teatrale “Storia di Isabella Morra raccontata da Benedetto Croce”.
Cicalese conclude le sue “Storie” con il racconto su Isabella Caballinas, che costruiva, e decorava, vasi. Aveva aderito al Movimento per la Liberazione della Donna, e ne era diventata una convinta attivista. Scomparsa il 17 gennaio 2020, fu ritrovata, morta, il 18 gennaio, “crivellata di colpi al volto”, nella città messicana di Ciudad Juarez.
Ancora oggi, nel mondo islamico, le aspirazioni di libertà della donna sono represse; non diversamente da quanto accadeva, in un passato, più o meno recente, nel mondo cattolico. Infatti, nella Santa Romana Chiesa, nonostante le sacre scritture, non esisteva la “Laicità”; il suo Clero sosteneva il “maschilismo”, e ignorava le potenzialità della “Donna”.
Nel 1965, Franca Viola, ancora non diciottenne, fu violentata dal nipote di un boss mafioso; e, secondo le tradizioni locali del “matrimonio riparatore”, avrebbe dovuto sposarlo, ma Lei si rifiutò; il reato non venne estinto, e lo stupratore fu arrestato. Il commento di Franca Viola fu: “L’onore lo perde chi fa certe cose, non chi le subisce”; e con queste parole avviò una riforma del “Diritto”. Quando si sposò con un uomo che amava, e veniva ricambiata, il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat inviò un dono di nozze. Il Papa Paolo VI ricevette la coppia in Vaticano.
Oggi, la stessa legge sulla parità di genere, condivisibile, è di difficile applicazione, per vari motivi, tra i quali il doppio lavoro della donna: la gestione della famiglia, ed il lavoro propriamente detto. In alcuni casi, la introduzione della pillola anticoncezionale ha contribuito a modificare le condizioni di vita della donna.
E non è di conforto leggere che il Global Gender Cap ha elaborato uno studio da cui risulta che occorreranno 135 anni perché si raggiunga la parità di genere.
Intanto, la mattanza delle donne continua! E, a macchiarsi di questo crudele reato, prevalentemente, sono uomini privi di progettualità della propria vita. Le donne, dotate di spirito materno, sono in minor numero a commettere questo reato di efferata crudeltà.
Gli omicidi, in genere, vengono compiuti per motivi vari, tra i quali: “regolamenti di conti” per vendette di mafia, per questioni ereditarie, liti condominiali, tamponamenti stradali, e per gelosie. Comunque, ogni omicidio è, quasi sempre, espressone di una psicopatia, di aggressività, di una disperazione, intesa come assenza di speranza nel risolvere qualche problema, o affrontare avversità. In questi casi, è utile, e insostituibile, l’intervento dello psicologo, di cui non bisogna vergognarsi! E, a tal proposito, è opportuno inserire tale figura professionale nei piani di studio della Scuola dell’obbligo, per vigilare sull’iter formativo nell’infanzia, e prevenire l’auto-stigmatizzazione negli adolescenti.
In Italia, fortunatamente, il numero di donne uccise, in rapporto al numero degli abitanti, è inferiore a quello che si riscontra in Europa. E, tuttavia, la recente notizia della uccisione di Giulia Cecchettin, da parte del suo “ragazzo”, fa gocciolare di sangue vivo, cuore, e mente di ogni lettore! Lo stesso ringraziamento del padre di Giulia Cecchettin ai numerosi partecipanti al rito funebre in Chiesa, ampiamente riportato dalla stampa, è una meditazione di “Etica”.
Maratea 10 dicembre 2023 *Presidente dell’Università Popolare dell’Età Libera di Maratea Trecchina
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