Covid, c’è luce in fondo al “tunnel”
Valerio Mignone*
Un anno fa si era tappati in casa, le vie erano deserte e silenziose per assenza di traffico automobilistico. Oggi, vie e piazze sono frequentate, e, seppure bendati con mascherine, si è liberi di conversare e discutere. Riaperti teatri e cinematografi, ricominciano incontri culturali in sale con posti prudentemente distanziati. Ormai, la pandemia ha modificato stili di vita sociale, e familiare.
Quanto alla speciosa e sterile polemica se il Covid-19 sia sfuggito da un pipistrello infetto di un laboratorio a Wuhan, occorre ricordare che virus e batteri convivono sia nell’uomo, sia in insetti e in altre specie animali, con possibili, reciproche trasmissioni.
Meriti vanno riconosciuti alla Scienza, e alla tecnica farmacologica ad essa correlata, per la progettazione, e l’allestimento, dei vari vaccini in una quantità, e in un tempo inimmaginabili, che hanno favorito una vaccinazione diffusa, e la consapevolezza, a livello individuale, di aver acquisito una difesa contro l’eventuale contagio da Covid-19. Ciò ha consentito di evitare la clausura domestica, e di poter svolgere parte della propria vita all’aperto, per lavoro, o per tempo libero.
Per correttezza comportamentale, gli Italiani sono stati di esempio. E si può affermare che l’Italia è un grande Paese, la cui popolazione dimostra cultura, saggezza e prudenza, pur con una disparità regionale di indice di diffusione del Covid-19, che continua la sua attività epidemica con un andamento ondulante di basso livello.
E tuttavia, occorre essere realisti, limitando sia ottimismi, sia pessimismi. Purtroppo, si é ancora nel tunnel della epidemia da Covid-19, di cui si intravede solo il fondo con qualche raggio di luce, grazie alle vaccinazioni diffuse. Ci sono meno contagi, il numero dei tamponi positivi decresce costantemente in rapporto al passato, e cresce il numero dei guariti. In tale contesto la Basilicata è tra le Regioni fortunate.
Intanto, con il monitoraggio della settimana 20-26 ottobre 2021, la Fondazione di diritto privato Gimbe (Gruppo italiano per la Medicina basata sulle Evidenze) ed il Ministero della Salute hanno rilevato, dopo due mesi di discesa costante, un incremento di contagi quotidiani. Tale incremento è documentato sia dal maggior numero di tamponi, sia, in alcune regioni, dal maggior numero di ricoveri ospedalieri. La Campania è la regione con il maggior numero di contagi, seguita, per rischio moderato, da Lazio ed Emilia Romagna.
In Paesi europei ed extraeuropei si evidenzia una lentezza nella decrescita della epidemia per avere allentato i nodi della circolazione, e abbandonato l’uso delle mascherine. In realtà, l’uso delle mascherine, oltre a contrastare la diffusione del Covid-19, è un monito a non abusare della libertà nei contatti interpersonali. E in Gran Bretagna, in cui la diffusione della malattia è elevata, si é vittime della “Ragion di Stato”, perché il premier, Boris Johnson, ignora il consiglio di esperti e scienziati, che esortano a ripristinare provvedimenti restrittivi, pur con la somministrazione della terza dose del vaccino inglese, l’AstraZeneca, meno efficace, peraltro, nel produrre anticorpi. Gl’inglesi si sono rassegnati, e considerano endemica la malattia da Covid-19. D’altronde, ben per loro, l’economia va, e il sistema sanitario regge. Il maggior rischio pandemico é nell’Europa dell’Est, ove bassi sono gl’indici socioeconomici, carente è il sistema sanitario, ed appannata è la comunicazione politica.
Ma in Italia, cosa si intravede in fondo al tunnel Covid-19? E quali prospettive?
L’Italia ha una popolazione di vaccinati pari all’85 per cento, nettamente al di sopra della media europea, grazie alla fiducia degli Italiani nei vaccini, percepiti come strumenti preposti alla tutela della salute individuale e pubblica, e non come strumenti di violazione della propria libertà. I vaccini, infatti, contrastano il contagio della malattia, che può diventare mortale, come evidenziano le immagini delle prime fasi della pandemia, quando essi non erano ancora disponibili. La medicina pubblica, che in Italia gestisce l’uso dei vaccini, mira, in prospettiva, a salvaguardare il buon funzionamento delle varie branche delle Istituzioni: dalla Scuola ai Servizi militari, dalle Vie di comunicazione alla Giustizia, e così via.
A tal fine, in previsione di una terza ondata epidemica, è utile vaccinare il 90 per cento della popolazione, e con tre dosi, per far fronte al progressivo calo della efficacia dei vaccini sulla infezione, noto come waning. La ricercatrice Sara Y. Tartof su The Lancet ha pubblicato, infatti, che l’efficacia del vaccino Pfizer scende dall’88% del primo mese, al 47%, dopo cinque mesi. Ma dopo sei mesi rimane, comunque, alta, al 93%, la tutela, che evita l’ospedalizzazione. Se così è, la validità burocratica di 12 mesi per il Green pass è eccessiva! Garantisce una immunizzazione di troppo, che non c’è, di cinque, sei mesi! Quanto ai bambini al di là dei cinque anni, non c’è unanimità tra scienziati sulla necessità della loro vaccinazione.
Scarso è il numero dei “No vax”, le cui manifestazioni, stando agli articoli della stampa nazionale, sono rese chiassose da infiltrazioni di neofascisti, intenzionati a creare disordini. Gli stessi “No green pass” sono una minoranza; anch’essi strumentalizzati da agitatori sociali estremisti.
I vaccini servono a contrastare il contagio di una malattia che può diventare mortale. Chi non è vaccinato si contagia molto più facilmente di chi é vaccinato. Tra i non vaccinati, alcuni si sono sottratti per timori su effetti indesiderati dei vaccini. “No vax” e “No green pass” si devono sottoporre a frequenti tamponi per escludere infezione in atto, ed evitare la prescritta quarantena.
L’obbligo del “Green pass”, reso operativo dal 15 ottobre appena decorso, deplorato da alcuni come violazione del diritto al lavoro, è, al contrario, una tutela della salute pubblica. Draghi ha ringraziato gli Italiani” per aver scelto di vaccinarsi: “L’obbligo di vaccino non è violazione della propria libertà, come da alcuni viene percepito, ma è tutela della salute individuale e pubblica”.
L’immagine internazionale dell’Italia sulla stampa internazionale risulterebbe lesa per un presunto autoritarismo, ma in Gran Bretagna, e in altri Paesi europei si stanno proponendo soluzioni simili all’italico Green pass, utile a tutelare prevenzione di malattia, ed economia. Infatti, l’Italia è al primo posto in Europa per prevenzione contagi, ricoveri e decessi, rispetto allo scorso anno; e vi si registra una indebolita morbosità del Covid-19, tanto da diffondere voglia di tornare a vecchie abitudini, come sport all’aperto, “movida”, accessi a supermercati e a tavoli di bar, spettacoli teatrali, incontri culturali.
Ma per poter neutralizzare la pandemia a diffusione mondiale, occorre agire nei Paesi poveri, ove potrebbe rimanere Covid-19 in incubazione, con il rischio di mutazioni. Per limitare ciò, i 56 Paesi membri della Organizzazione Mondiale della Sanità vi hanno previsto per il 2021 il 40% di vaccinati, e il 70 per cento nel primo semestre del 2022. Occorre inviare in questi Paesi sia i vaccini necessari, sia i nuovi farmaci antiCovid-19 in pillole, che interferiscono sul processo di replicazione genetica del virus, modificandone le modalità infettive. A tal fine, le case produttrici di vaccini e farmaci, che già hanno lucrato a sufficienza, dovrebbero sospendere i diritti legati ai relativi brevetti, per utilizzarli nei paesi sottosviluppati.
Maratea 10 novembre 2021 *Già primario di Medicina
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