Nicola SAVINO*
Alle soglie della parentesi estiva è forse più facile perdonare a chi scrive una divagazione storica e chiederci se davvero in Basilicata, nel Sud in genere, ci siamo liberati dell’antico modo di percepire il Potere: quesito impegnativo che si può sfiorare appunto confidando nella benevolenza verso le semplificazioni!
E’ ben vero che l’Età napoleonica (1806-1815) “rappresentò la diffusione dei principi dell’89, la spinta all’abbattimento delle strutture portanti dell’antico regime, l’avvio alla divisione dei poteri” (A. Musi- Mezzogiorno moderno ):in parole povere, che avemmo la “modernizzazione civica del Mezzogiorno” e l’eversione del feudalismo con l’introduzione del codice napoleonico, un decennio molto studiato dalla Cattedra di Storia della nostra Università. Ma temo non sia bastato quel miracolo a cancellare dalla nostra mentalità le incrostazioni del sistema introdotto dagli Angioini e sostanzialmente conservato dalle dominazioni successive!
Mentre il Nord si articolava in Comuni (poi Signorie regionali, forse radice della spinta “autonomista” dei leghisti), almeno dalla metà del 1200, il Sud ( Continentale, Sicilia e Sardegna) si ritrovò in un “sistema” incentrato sulla “fiducia personale”, collante tra i vari Signori della scala feudale, dai locali ai superiori, l’“istituto base” del giuramento con cui il vassallo si dichiarava fedele in cambio del “feudo in beneficio”.
Toccò al decennio napoleonico introdurre il “Diritto”, cioè un rapporto “civico”: ma la sua imposizione non bastò a scardinare il costume di secoli: che peraltro, dopo il Congresso di Vienna, con i Borbone, ritrovò un non lieve appoggio nei fatti. La stessa Unificazione nazionale, essendo stata sostenuta dalla classe egemone (latifondisti spesso divenuti “professionisti!) di prevalente orientamento monarchico, non implicò quella vasta e profonda revisione del costume che-altrove- appunto la borghesia delle arti e dei commerci- aveva man mano adottata.
Un’effettiva differenziazione della mentalità che spesso si pone a giustificazione di un antimeridionalismo giunto persino al Leghismo! Orbene, se la benevolenza degli storici resta verso questa schematizzazione approssimativa, possiamo ora tentare di rispondere alla domanda iniziale; ma ponendo purtroppo un altro interrogativo: è vero o no che, quando un cittadino lucano ha bisogno di un Ufficio per affrontare un qualsiasi problema, deve mettersi alla ricerca di chi-in Esso- possa <contare su di un amico>?
Facciamo il caso della linea telefonica mal sistemata tra le fronde di un filare di alberi: che cresce e la soffoca ogni mese di più. A chi rivolgersi, chi è titolare della <competenza>? Per un puro caso (un colpo di fortuna!) apprende della sigla di una Società: forse- costituita dalla Proprietaria della Linea, che, interpellata sul Pc, offre solo quesiti “chiusi”: tra i quali complicato orientarsi ed a risposta (eventuale) non adattabile al caso!
Si ricorre perciò al Comune dove- fortuna delle fortune- s’incontra il Tecnico “amico”, che conferma l’esattezza della sigla e intravede la possibilità di un contatto: dal momento che la medesima é tenuta ad operare per casi simili su quel territorio. Ma proprio quando il cerchio sembra potersi chiudere (cioè aprirsi ..con la proposizione del problema!) si apprende che l’ ”emissario operativo non corrisponde alla sigla, ma ad uno degli ultimi gradini (un misero “valvassino”) della scala gerarchica tra le subappaltanti”.
Dunque, nemmeno il primo gradino per la segnalazione del problema?! <Meno male che il Tecnico è un amico, dunque persona verso la quale poter nutrire la fiducia>, perché tenterà sicuramente di attivare l’iter! E però, questo rimarrà nella potestà della Sigla che sembra esser destinato alla cura della Linea?
Dunque, un servizio pubblico, sprofondato in un sistema di scatole cinesi che non consente al cittadino nemmeno di porre la questione!? E’ lo stesso Tecnico a commentare che <siamo ancora al feudalismo, perché già per il primo gradino occorre un impegno fiduciario .., già per riuscire a porre il problema!>
E se poi –tanto per farla breve- ti arriva dal Comune- nel quale nacque tuo padre e in cui tuo nonno aveva dei beni già venduti da tuo fratello- la richiesta di versare le tasse omesse per diversi anni…. circa-forse-una proprietà che nemmeno sai si aver posseduto- come ti chiarisci se non hai un amico in quel Comune o al Catasto?
E’ vero che questo è un caso eccezionale. Ma chi può sinceramente dirsi convinto che possa sperare di risolvere un qualsiasi problema in un Ufficio, pubblico o privato, con una qualsiasi burocrazia o potere, se non trova un “amico” che prenda a cuore il “suo problema”?
Dobbiamo avventurarci nelle lunghe file dell’Acquedotto da cui restò libero soltanto il Comune di Rotonda, al grido di Giovanni che <l’acqua è mezzo pane”>? E’ nella saggezza popolare che <le matasse non si sbrogliano senza tenerle bene>, cioè, vicine..in fiduciosa amicizia!
Sicché, andando in vacanza e per capirci meglio, è doveroso ammettere che oltre due secoli non ci sono bastati per costruirci un <sistema> percepibile come autenticamente <civico>: meritevole sì della nostra fiducia, ma nel suo <insieme>! ns
*già Parlamentare e Sottosegretario di Stato
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