Giorgia Meloni può infierire come
vuole sul corpo di questa regione. E’ piccola, la Basilicata, conta solo
7 parlamentari sui 13 che ne aveva prima, ha un governo regionale che
più amico non si può, e c’è una opposizione come meglio non si potrebbe
cercare: divisa, incastrata nei residui personalismi, incapace di
scendere nelle piazze, stanca , banale nelle prese di posizione,
inaffidabile e inascoltata. Questo non toglie che il lucano ha vissuto
questa storia dell’acqua come un grande tradimento e che certe azioni
rimarranno nella memoria del cittadino elettore. Il tradimento non si è
consumato tanto sulla proprietà pubblica dell’acqua, che formalmente
resta in mano allo Stato quanto sul fatto che le Regioni fornitrici
delle risorsa sono state messe sullo stesso piano di quelle che della
risorsa sono solo fruitrici. Qui c’era il senso di una rivendicazione: e
cioè di una regione che ha tutto il diritto di pesare nella costituenda
società come soggetto direttamente interessato alla tutela della
risorsa, al suo corretto immagazzinamento, alla manutenzione degli
invasi, alla salvaguardia ambientale dei Santuari dell’acqua, alla
corretta ed equa distribuzione , e ,perché no, al diritto a
beneficiarne per prima. No, tutto questo , che pure faceva parte della
prima stesura del provvedimento già all’epoca del Governo Draghi, è
stato cancellato , semplicemente perché il peso politico di questa
regione è inesistente , flebile e insicura la sua voce, balbettanti le
sue proteste, distratti gli uomini che avrebbero dovuto avvertire per
tempo del pericolo che si stava correndo. Che tutto questo sia potuto
accadere anche per l’assenza di una opposizione , aggiunge solo l’elenco
dei colpevoli di questo tradimento.
Non si è sentita la voce del Pd
nazionale, non si è stato capaci, in Basilicata di scendere in piazza,
forse ben sapendo che la piazza sarebbe risultata vuota, le sole
reazioni a livello nazionale sono di Europa Verde e Sinistra e quelle a
livello parlamentare del pentastellato Lomuti, presentatore di una
interrogazione parlamentare alla quale per tutta risposta il Governo ha
deciso di mettere la fiducia sulla legge, come a dire, non si modifica
neanche una virgola. E , qui, in questo passaggio, si nota soprattutto
il colpevole silenzio di quei parlamentari lucani che avrebbero potuto
dire qualcosa ,premendo sui leader di riferimento dei partiti di
maggioranza e cercando quanto meno di spuntare quelle poche modifiche
apportabili relative al criterio con cui le Regioni partecipano e alla
riduzione della quota privata a favore di un aumento del peso delle
regioni fornitrici. Uscirsene con la giustificazione dei debiti
esistenti dell’Epli è stato di una banalità sconcertante, come se l’ente
fosse una società regionale e non un Ente dello Stato incapsulato in un
una liquidazione ventennale. E che la Regione non abbia toccato palla
anche in questa vicenda, non sorprende il cittadino lucano nella cui
mente incomincia a farsi strada il sospetto che dietro l’inerzia su
alcune questioni si nasconda una propensione , se non una volontà, di
assecondare l’establisment romano nella spoliazione del territorio
meridionale di quei pochi beni che gli sono rimasti, prima di
realizzare, con la riforma Calderoli, l’Italia a due velocità. Rocco Rosa
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